sul mercato, anche alleandosi. Ma sempre mantenendo impostazioni opposte, che
si riflettevano sui loro utenti. Ora gli equilibri stanno per cambiare... dal
nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
Sei Google o sei Apple? Due "stili" di internauta
LONDRA - Sono i due giganti che dominano il mondo digitale. Uno fornisce
l'hardware più bello, seducente, tecnologicamente avanzato. L'altro produce il
contenuto, il software, il motore che fa viaggiare l'hardware: il motore di
ricerca, per la precisione. Ma Apple e Google non sono soltanto due modi
diversi di conquistare internet: rappresentano anche due stili e visioni
differenti, due icone in cui milioni di utenti e internauti si riconoscono.
Finora è andato tutto bene, perché collaboravano uno con l'altro, si
integravano a vicenda. Adesso, tuttavia, cominciano a essere rivali. E quindi
si profila un duello: Apple contro Google. Anzi, "Appleism contro Goggleism",
quasi fossero due filosofie, due partiti politici, come titola Intelligent
Life, il raffinato supplemento trimestrale dell'Economist, in un servizio
dedicato alla contrapposizione fra questi due simboli del web.
Non ci vuole molto a capire che sono diversi. Apple fabbrica gadget colorati,
luccicanti, alla moda: i computer Macintosh, prima, ma ora è famoso soprattutto
per l'iPhone, l'iPod, l'iPad, nuova santissima trinità della comunicazione
digitale. Google ha creato il motore di ricerca più cliccato del pianeta, senza
il quale, ormai, non potremmo più fare quasi niente: studio, lavoro, scienza,
tempo libero, andare al cinema o al ristorante o in vacanza, siamo tutti Google-
dipendenti, al punto che questo sostantivo si è evoluto perfino in verbo,
"googlare". Come nella famosa vignetta del New Yorker in cui due
donne s'incontrano in un bar: una racconta che ha conosciuto un uomo
interessante e l'altra le chiede, "gli hai dato una gogglata?", ossia hai
digitato il suo nome sul motore di ricerca per vedere chi è davvero.
La diversità di compiti si trasferisce nella diversità di concetti che
ciascuna delle due aziende evoca e pratica. Apple è un mondo chiuso,
circoscritto: o sei con la compagnia di Steve Jobs, o sei fuori, non esistono
vie di mezzo. Google è un universo aperto, anzi spalancato, tutti possono
attraversarlo, con qualunque mezzo. Apple esige assoluta fedeltà a una scelta:
magari hai cominciato con un computer Mac, poi sei passato a un iPod, ma a quel
punto è giocoforza continuare con iPhone e iPad, è un sistema integrato,
metterlo in comunicazione con gadget di altre aziende è teoricamente possibile
ma è laborioso, costoso e in sostanza scoraggiato. Google invece predica
libertà di scelta: una libertà insita nell'idea stessa di motore di ricerca,
cerca tutte le varianti di un nome, di un prodotto, di una qualsiasi cosa, e
poi decidi da solo qual è quella che fa per te. Apple si fa pagare al momento
dell'acquisto, e non è certamente economico; Google è gratis, il cliente non
paga nulla, l'azienda ci guadagna rivendendo ai pubblicitari gli indirizzi
email e i gusti dei suoi utenti. Insomma, riassume la rivista dell'Economist,
Apple rappresenta l'ordine, l'essenzialità, l'uniformità, Google rappresenta il
caos, il superfluo, il variabile.
In realtà le due aziende avevano e ancora hanno anche parecchi elementi in
comune. Sono emerse dallo stesso, prolifico territorio: Silicon Valley,
California del nord. All'inizio erano entrambe dei piccoli Davide di fronte ad
affermati Golia: Apple nei confronti di Microsoft; Google di Yahoo e Altavista,
i motori di ricerca che esistevano già. Entrambe sono cresciute fino a divorare
la concorrenza, nel caso di Google, o a sentirsi comunque più trendy e più
cool, nel caso di Apple. Entrambe hanno sviluppato una cultura aziendale
alternativa, casual nell'abbigliamento e nell'arredamento, ribelle o
addirittura rivoluzionaria nelle strategie. Entrambe premiano e predicano il
largo ai giovani, alle donne, alla cultura multietnica. Entrambe hanno dei capi
carismatici, Steve Jobs alla Apple, la coppia Larry Page-Sergey Brin a Google
(che in realtà è oggi un terzetto, con loro a guidare la parte tecnologica e
creativa, mentre il manager Eric Schmidt amministra l'azienda). E il fatto di
essere simili nello spirito ma non diretti concorrenti ha permesso che fino a
non molto fa collaborassero, con Schmidt addirittura seduto per qualche tempo
nel consiglio di amministrazione della Apple.
Senonché, a un certo punto, la collaborazione è finita. Google ha ceduto alla
tentazione di entrare nel campo della Apple, attirata dal fenomenale mercati
degli "smart phones", i telefonini intelligenti con cui fare di tutto: il suo
Android è oggi il best-seller dei sistemi per smart phone, a fine 2010 ha
superato perfino l'iPhone come volume di vendite. E potrebbe essere solo
l'inizio di uno sbarco in forze nel settore dei gadget digitali. Apple assicura
che "per ora" non è tentata dall'entrare nel campo dei motori di ricerca, ma
chi lo sa se continuerà a pensarlo fra 5 anni. Di fatto c'è che questi due
"brand", che (insieme alla Microsoft di Bill Gates) hanno praticamente
costruito da soli internet, adesso sono vicini al conflitto competitivo e anche
tutti i loro discepoli dovranno scegliere in che campo stare. Potrebbe
diventare complicato, un giorno, essere un "Appleista" e un "Googleista" allo
stesso tempo. Forse saremo costretti a scegliere, tra i profeti dell'ordine e
quelli del caos, tra la fedeltà e la libertà. Un nuovo conflitto, nell'epoca in
cui si sono spente le ideologie e si è attenuata la fede. Ma per adesso
godiamoceli tutti e due. Senza di loro, il mondo del web sarebbe molto più
grigio.
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