critiche di chi lo accusa di aver dimenticato "l'etica". ""Per il bene di
Firenze vado dove mi chiamano". Il Cavaliere? "L'ho trovato tutt'altro che
rassegnato" . Ma Bersani lo bacchetta: "Sarebbe stato meglio vedersi a Palazzo
Chigi" di MATTEO TONELLI
Renzi: "Incontrare Berlusconi? "Vado oltre le ideologie e lo rifarei" Matteo
Renzi
ROMA - Il più "berlusconiano" dei democratici incontra il Cavaliere in persona
1. Per di più nella sua villa di Arcore. Succulenta notizia quella del faccia a
faccia tra Silvio Berlusconi e il sindaco di Firenze Matteo Renzi, l'uomo della
rottamazione dei dirigenti democratici. Un incontro avvenuto ieri nella villa
del Cavaliere. "Doveva rimanere riservato, poi la notizia è filtrata. Comunque
sono pronto a rifarlo" dice Renzi che, conscio delle reazioni che la vicenda
poteva suscitare, stamattina ha scritto una lunga nota sul suo profilo di
Facebook. Un messaggio in cui spiega cosa l'ha spinto fino ad Arcore e rintuzza
le critiche di chi gli rimprovera la scelta. A partire dal segretario del Pd
Pier Luigi Bersani: "A mio gusto sarebbe stato meglio palazzo Chigi. Non è
vietato per un sindaco incontrare il presidente del consiglio ma esistono delle
sedi, sennò si può capire male".
Renzi, però, si difende e respinge il paragone tra lui e Berlusconi. "Ci
dividono il conto in banca, la concezione di famiglia, il calcio, i vestiti, la
linea, i capelli e molte altre cose" ironizza il primo cittadino. Che glissa su
quella frase che avrebbe pronunciato il Cavaliere: "Renzi, lei mi assomiglia".
Credibile, certo, se si pensa all'affondo del Cavaliere contro i "vecchi
maneggioni della politica". Troppo però anche per un democratico "eretico"
come il primo cittadino di Firenze. "Non abbiamo parlato di questo, ma solo di
Firenze. E comunque non riesco a immaginare un politico più distante da me".
Una cosa, però, filtra. E cioè che quello che si è trovato davanti Renzi non
sembra essere un premier pronto alla resa ma quasi galvanizzato dall'imminente
campagna elettorale. "D'altronde non sa governare - sintetizza il sindaco - ma
sotto elezioni è una vera forza della natura".
Sindaco Renzi, come sono andate le cose?
"Qualche tempo fa ci eravamo sentiti per la storia dei rifiuti e io gli ho
ricordato che aveva un impegno con Firenze. Sinceramente, vista la situazione
politica, non credevo che si facesse vivo. Invece mi ha chiamato. Ad Arcore gli
ho chiesto di mantenere gli impegni per Firenze che il Pdl aveva preso in
campagna elettorale, a partire dalla legge speciale. Se il governo vuole
mantenere gli impegni, l'occasione più logica è il decreto mille proroghe che
va in votazione a stretto giro: non sarà una legge speciale e non sto chiedendo
di levare soldi ad altri Comuni, ma potrebbe esserci un gesto di attenzione per
la mia città".
C'è chi la critica perché l'incontro è avvenuto a casa del premier e non in
una sede istituzionale. Sul suo profilo di Facebook qualcuno le tira le
orecchie. Come risponde?
"Per il bene di Firenze vado dove mi chiamano. Sicuramente come sindaco io
incontro a Palazzo Vecchio e non a casa mia. Ma, in questo caso, ho messo da
parte i formalismi e sono andato oltre l'ideologia".
Con quale esito?
"Lo scopriremo solo vivendo"
E l'accusa di avere messo da parte l'etica?
"Rispetto l'opinione di tutti ma io penso che il fatto che in sindaco di
Firenze incontri il premier sia un fatto normale. O almeno dovrebbe esserlo".
Come l'hanno presa i vertici del Pd?
"Non so, ma quando mi hanno chiesto di fare bene il sindaco di Firenze: ci sto
provando"
Berlusconi come l'ha trovato?
"Tutt'altro che rassegnato".
con repubblica.it
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