compravendita dei parlamentari è una vergogna". "Chi ci ha fatto le pulci su
come faccio opposizione si deve ricredere". "Il mio sogno è dire all'Italia
'Vieni via con me'. Poi la proposta di un governo di responsabilità nazionale
I democratici invadono piazza San Giovanni "L'Italia si levi il berlusconismo
dalle vene"
ROMA - A tre giorni dal voto di fiducia al governo il Pd chiama a raccolta i
militanti e riempie piazza san Giovanni a Roma. Lo fa mentre Silvio Berlusconi
ostenta ottimismo per la sopravvivenza dell'esecutivo e mentre le manovre di un
ravvicinamento tra Fli e il Pdl si fanno più concrete 1. "L'Italia deve
cambiare" scandisce Pier Luigi Bersani dal palco. Perché l'idea di Paese che il
segretario democratico racconta alla piazza è l'opposto dell'italia targata
Cavaliere. Un'Italia che si deve levare "il berlusconismo dalle vene", che dica
basta "all'uomo solo al comando e al 'ghe pensi mi'''. Perché in questa piazza
'"c'è l'Italia di domani" assicura il segretario. Che urla, accompagnato dalla
piazza, il suo "vegogna, vergogna" per la compravendita parlamentare di questi
giorni.
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La giornata romana dei democratici vede i due cortei snodarsi nel centro
cittadino. C'è tanta gente e migliaia di bandiere del Pd. Ed ancora cartelli,
striscioni. Si canta "Bella ciao" e "Cambierà" di Neffa. Ma c'è anche una
sottile ansia che il traguardo apparentemente vicino, possa allontanarsi. Lo
capisci parlando con i manifestanti che ti confessano la preoccupazione per il
voto parlamentare. Il timore che il Cavaliere
ce la faccia anche stavolta. Bersani lo avverte e dal palco scandisce: "Siamo
sereni, non sarà un voto 'compravenduto' a cambiare la situazione". Il 14 non è
"l'ora X" che potrebbe anche non scoccare. Certo, però, è "un passaggio
cruciale" verso il dopo Berlusconi.
Bersani arriva sul palco e quasi si emoziona guardando la piazza. Inizia
rivendicando la bontà della strategia del Pd. A dispetto di chi "ci ha fatto
continuamente le pulci su come facciamo opposizione". "Se oggi siamo a questi
punti - alza la voce il segretario - è anche merito nostro. Abbiamo messo noi,
al tempo giusto, la mozione di sfiducia. Al tempo giusto, non tutti i giorni
come le solite tifoserie e i soliti focosi amici ci suggerivano. Fatemelo dire,
adesso. Ce l'abbiamo la patente per fare l'opposizione, non abbiamo bisogno di
maestri che ci tirino la giacca tutti i giorni. Credo che lo si sia visto".
Bersani non li cita ma la mente corre, tra i tanti, a Di Pietro.
C'è l'orgoglio del lavoro fatto, e che la convinzione che il ciclo del
Cavaliere sia agli sgoccioli. Che la partita si possa riaprire e che il Pd
possa farcela. Con Vendola? Con Di Pietro? Con l'Udc? "Con chiunque ci faccia
vincere" ti senti rispondere da molti. Ma Bersani al voto immediato non punta.
Quello che propone, invece, è un governo di "responsabilità istituzionale per
reagire al declino". Ed è un Italia in declino quella che disegna il segretario
democratico. "Robin hood, social card, piano sud, Banca del mezzogiorno: tutte
balle, tutte balle. Sono solo slogan buoni per i tg" incalza Bersani. Che
attacca Tremonti per la gestione della crisi: "Con il loro rigore abbiamo la
crescita più bassa e il debito più alto d'Europa. E con la propaganda del
rigore hanno messo a tacere tutti i problemi". Colpevole è la destra "che ha
disarmato il paese sacrificandolo alla sua propaganda". Colpevole è Berlusconi
Che "deve andare a casa" e anche la Lega "che ha votato con "i ladroni" suoi
amici mentre polemizzava con "Roma ladrona".
Compito dei democratici, continua il segretario, è rifondare il Paese dalle
fondamenta. Per questo Bersani propone una "riforma repubblicana" e una
"alleanza per la crescita e il lavoro" come orizzonte della sua proposta
politica. Una nuova fase dopo 16 anni di "disastro" berlusconiano. Una nuova
fase all'opposto del leaderismo e del populismo: "Toccasse mai a me mai
metterei il mio nome sul simbolo 5" continua il segretario.
Per farlo, però, servirà un Pd "che deve sapere quel che la gente chiede sopra
ogni altra cosa ad una forza politica: sobrietà, onestà, rigore, semplicità,
vicinanza ai problemi. Un collettivo che deve esprimere unità, responsabilità,
generosità". E nuovi volti. Ma glissando su quella "rottamazione" dei dirigenti
evocata dal sindaco fiorentino Matteo Renzi. "Ci sarà nuova generazione che
prenderà in mano il partito dei riformisti del secolo nuovo" taglia corto
Bersani.
Che, in conclusione, evoca il sogno di un partito "che possa finalmente dire
all'Italia, parafrasando una bella canzone e una grande trasmissione
televisiva: 'Vieni via, vieni via di qui, vieni via con me. Vieni via da questi
anni, da queste umiliazioni, da questa indignazione, da questa tristezza'. C'è
del nuovo davanti, c'è un futuro da afferrare assieme, l'Italia e noi". Finisce
così. Tra gli applausi e lo sventolio delle bandiere. Con Massimo D'Alema che
applaude Bersani e Walter Veltroni che gli stringe la mano. Si guarda al voto
di fiducia, ma anche allo spauracchio dell'allargamento della maggioranza e al
Berlusconi bis. E' questo, più della conta dei voti, lo spettro che preoccupa i
democratici.
con repubblica.it
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