I dati del quarto Rapporto su «I diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia»
Il 24% dei minori italiani, quasi uno su quattro, è esposto al rischio di povertà
Esistono ancora fenomeni di sfruttamento e abusi: lavoro minorile, prostituzione e pedo-pornografia online
ROMA - Il 24% dei minori italiani, quasi uno su quattro, è esposto al rischio di povertà. È quanto emerge dal quarto Rapporto su «I diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia», presentato oggi dal Gruppo CRC. Dal dossier risulta che sono circa 900.000 i giovani che abbandonano prematuramente gli studi, e che permangono, sebbene continuino a rimanere sommersi, fenomeni di sfruttamento e abuso quali lavoro minorile, prostituzione e pedo-pornografia on line. C'è una tendenza ad utilizzare la detenzione preventiva per i minori, in particolare per quelli stranieri, e a non rispettare le misure di protezione previste per i quelli che vengono ascoltati in un processo. (Olympia)
LE CIFRE - Il rapporto sulla condizione dei minori nel nostro paese e sul grado di rispetto della Convenzione Onu sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (CRC) viene presentato alla vigilia dell'anniversario della ratifica della Convenzione da parte dall'Italia, avvenuta il 27 maggio 1991. È stato redatto dal Gruppo CRC, composto da 73 organizzazioni ed associazioni e coordinato da Save the Children Italia. I bambini e gli adolescenti residenti in Italia al primo gennaio 2007 erano 10.089.141, di cui 666.393 di origine straniera. La maggioranza è di sesso maschile ed è residente nel Nord Italia. Il dossier identifica tra le sue raccomandazioni l'adozione di un Piano Nazionale Infanzia, la non più rinviabile istituzione di un Garante nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza, politiche e risorse espressamente destinate alla tutela dei minori, soprattutto a quelli che vivono in situazioni d'indigenza, sfruttamento, sottoposti a varie forme di violenza o discriminazione, come i minori stranieri o quelli che fanno parte di minoranze.
IL RISCHIO POVERTA' - È a rischio il24% dei minori. Tale percentuale sale al 35% se si considerano i minori che vivono in famiglie numerose e raggiunge il 40% nel caso di minori che vivono in famiglie monoparentali. I minori più a rischio sembrano essere quelli che vivono in famiglie con entrambi i coniugi lavoratori ma i cui bassi livelli di reddito non riescono ad essere una garanzia di benessere. Tra le famiglie monoreddito, l'esposizione a rischio di povertà per i figli è del 30%, mentre avere due genitori che lavorano riduce il rischio al 7%, con poche differenze se uno dei due è un lavoratore part-time. La quota di famiglie povere nel Mezzogiorno, infine, è cinque volte quella del resto del Paese. Preoccupante è la correlazione forte che emerge tra il rischio di povertà minorile e l'investimento percentuale in spesa sociale: facendo riferimento al Prodotto Interno Lordo, escludendo le pensioni, la media europea di investimento sociale si attesta intorno al 14% ed ad essa corrisponde un 19% di rischio di povertà minorile; nel nostro Paese dove si investe meno del 10% il rischio di povertà minorile balza al 24%.
QUANTI SONO I BAMBINI- I bambini e gli adolescenti residenti in Italia al primo gennaio 2007 erano 10.089.141, di cui 666.393 di origine straniera . La maggioranza è di sesso maschile ed è residente nel Nord Italia. «Troppi di loro, ancora oggi, vivono privati in tutto o in parte di diritti fondamentali, come quello ad una vita dignitosa, all'istruzione, al gioco, alla salute - commenta Arianna Saulini, Coordinatrice del Gruppo Crc-. Sono inoltre preoccupanti la disuguaglianza e la disomogeneità geografica nella tutela dei diritti tra le varie aree del nostro paese».
PIANO NAZIONALE - In Italia non esiste un piano Nazionale per l'Infanzia, sottolineano i promotori del Rapporto, nonostante le sollecitazioni del Comitato Onu e contrariamente a quanto previsto dalla normativa che ne stabilisce l'adozione ogni due anni. L'ultimo risale infatti al biennio 2002-2004. «Si auspica che il nuovo Governo, approvi al più presto un nuovo Piano, prevedendo idonee risorse per la sua attuazione» aggiunge Saulini. Unici passi avanti nel corso dell'ultimo anno sono stati fatti su base locale, lamentano i promotori del Rapporto, pur persistendo la disomogeneità tra le leggi istitutive, altre due regioni, il Lazio ed il Molise, hanno formalmente nominato un Garante regionale, andando ad aggiungersi a Marche, Friuli Venezia Giulia e Veneto, mentre la Provincia Autonoma di Trento ne ha approvato la legge istitutiva. Riguardo alle risorse economiche, l'ammontare dei fondi destinati all'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e al Centro nazionale di documentazione e analisi è pari ad un milione e mezzo di euro per il 2008. «Ancora una volta, non possiamo non sottolineare -affermano dal Gruppo Crc- una sostanziale disparità rispetto all'Osservatorio nazionale sulla Famiglia, che ha avuto esattamente il doppio degli stanziamenti, sproporzione ancora più evidente se ad esso si aggiungono altri 10 milioni di euro espressamente allocati per l'elaborazione del Piano Nazionale per la Famiglia».
26 maggio 2008
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