L'Africa, innanzi tutto, è il continente dove la violenza contro donne e ragazze continua a essere un problema irrisolto di vasta portata, sebbene alcuni Paesi abbiano rafforzato il proprio quadro normativo. Succede in Kenya, come in Liberia e Sudafrica Paesi in cui donne e ragazze continuano a subire abusi, denuncia Amnesty nel suo Rapporto annuale sulle violazioni dei diritti umani.
Se Ghana e Sierra Leone hanno adottato leggi contro la violenza domestica - ma nella stessa Sierra Leone un progetto di legge a sostegno dei diritti dei minori è stato convertito in legge solo dopo l'abolizione delle clausole che avrebbero consentito di perseguire le mutilazioni genitali femminili – in Nigeria, il Parlamento non ha invece approvato una proposta di legge per l'attuazione della Convenzione Onu sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne e non è stato convertito in legge federale un progetto di legge contro la violenza domestica.
Torture, stupri, esecuzioni extragiudiziali, arresti arbitrari e attacchi contro insediamenti e infrastrutture civili proseguono in Somalia senza alcun contrasto, e sono numerose le denunce di stupri, attribuiti sia alle truppe etiopi, che ai miliziani del governo di transizione e a banditi armati. Anche donne sfollate all'interno dei campi e in fuga dalla capitale a bordo di veicoli pubblici sono rimaste vittime di abusi, soprattutto donne appartenenti a comunità di minoranza.
Casi di violenza sessuali in situazioni di conflitto armato, senza che i responsabili siano puniti, continuano a registrarsi in Darfur e nel Ciad orientale, dove si trovano gli sfollati sudanesi, così come nella zona orientale della Repubblica democratica del Congo. In Malawi, ancora, bambini e bambine, anche di appena 10 anni – denuncia Amnesty - sono obbligati a lavorare nelle piantagioni, mentre in Mauritania, il governo ha adottato una legge che ascrive a reato penale la schiavitù, abolita 26 anni fa, a dimostrazione che venga ancora praticata.
A tutte queste persone l'Europa, che continua a essere una "calamita" per quanti cercano di fuggire da violenze e povertà, offre poco o nulla, eppure, continua Amnesty sono molti gli stati europei a proclamarsi paladini dei diritti umani.
Ancora troppi paesi europei sono pronti a rispedire persone ritenute sospetti terroristi in paesi dove rischiano di subire gravi violazioni dei diritti umani. Ma sono migliaia i semplici migranti - uomini, donne e bambini – che si sono visti negare anche l'accesso alle procedure per la richiesta di asilo e spesso vengono abbandonati in stato di completa indigenza.
L'approccio repressivo di Paesi come Belgio, Francia e Svizzera, e ora anche l'Italia, limitano ulteriormente i diritti di richiedenti asilo e migranti.
Anche il vecchio continente, infine, non è immune dalla dilagante la violenza domestica verso le donne in tutta l'Europa, trasversale per età ed estrazione sociale. Donne che non denunciano anche a causa dell'impunità di cui spesso godono i carnefici.
E che dire del problema Tratta? Una piaga e un problema irrisolto, che si registrano da un capo all'altro del continente, dove donne, uomini e bambini sono sfruttati in settori dell'economia sommersa e vittime dello sfruttamento sessuale.
Anche in questo caso – è l'accusa dell'organizzazione per i diritti umani contenuta nel rapporto che documenta lo stato dei diritti umani in 150 paesi e territori - "manca la tutela per chi trova la forza di denunciare i trafficanti, così come spesso manca l'assistenza alle vittime. Ancora, sul fronte donne, sono ancora tantissime quelle che muoiono nel chiedere le cure mediche essenziali durante la maternità.
"E un mondo lacerato da disuguaglianze, sfregiato da discriminazioni e stravolto da repressioni politiche'' quello che ci fa toccare con mano Amnesty nel Rapporto edito in Italia da Ega Editore, che sottolinea come, a 60 anni dalla dichiarazione universale dei diritti umani sono tante le ''promesse mancate'', dai governi, ne citiamo alcune:
ARTICOLO 1: ''Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti''. Nel 2007: in Egitto, nei primi sei mesi, 250 donne sono state assassinate dal marito o da altro familiare; ogni ora sono stati commessi, in media, due stupri.
ARTICOLO 3: ''Ogni persona ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona''. Nel 2007: sono state eseguite almeno 1.252 condanne a morte in 24 paesi. - ARTICOLO 5: ''Nessuna persona potrà essere sottoposta a tortura o a trattamento o a pene crudeli, inumane o degradanti''. Nel 2007: Amnesty International ha documentato casi di tortura o altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti in almeno 81 paesi.
ARTICOLO 7: ''Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, a un'eguale tutela da parte della legge''. Nel 2007: Amnesty International ha evidenziato legislazioni discriminatorie contro le donne in almeno 23 paesi, contro i migranti in almeno 15 paesi e contro le minoranze in almeno 14 paesi.
ARTICOLO 9: ''Nessuna persona potrà essere arbitrariamente arrestata, detenuta o esiliata''. Nel 2007: alla fine dell'anno, almeno 600 persone erano in carcere senza accusa, processo o revisione giudiziaria nella base aerea statunitense di Bagram, in Afghanistan, e 25.000 erano quelle detenute dalla Forza multinazionale in Iraq. –
ARTICOLO 10: ''Ogni persona ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, a un'equa e pubblica udienza davanti a un tribunale indipendente e imparziale''. Nel 2007: Amnesty International ha riscontrato procedimenti giudiziari iniqui in 54 paesi. –
ARTICOLO 11: ''Ogni persona accusata di un reato è presunta innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente''. Nel 2007: alla fine dell'anno, circa 270 delle 800 persone trasferite a Guantànamo Bay dal 2002 erano ancora detenute senza accusa né procedimento legale corretto.
ARTICOLO 19: ''Ogni persona ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, [] di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo ai confini''. Nel 2007: Amnesty International ha riscontrato leggi limitative della libertà d'espressione e di stampa in 77 paesi.
Sono otto i giornalisti uccisi nel 2007, mentre sono decine quelli detenuti. Diverse agenzie sono state chiuse per un breve periodo. Alla fine dell'anno, la violenza contro i media ha raggiunto livelli mai visti dal 1991, anno della caduta del Presidente Siad Barre, scrive Amnesty.
ARTICOLO 25: ''Ogni persona ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia. La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure e assistenza''. Nel 2007: il 14 per cento della popolazione del Malawi era affetta dal virus dell'Hiv/Aids e solo il 3 per cento di essa aveva accesso a farmaci anti-retrovirali gratuiti. Un milione di bambini era stato reso orfano per cause mortali collegate all'Hiv/Aids.
Dunque, conclude Amnesty, a 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, firmata dall'Onu nel 1948 la violazione dei diritti umani rimane una realtà in gran parte del pianeta, e perfino in Paesi cosiddetti civili. Da qui l'invito ai leader mondiali a porgere le proprie scuse per 60 anni di fallimenti e di assumere un nuovo impegno per conseguire miglioramenti concreti in tema di diritti umani.
''Le crisi dei diritti umani in Darfur, Zimbabwe, Gaza, Iraq e Myanmar – dichiara il presidente della sezione italiana di Amnesty, Paolo Pobbiati - richiedono un'azione immediata. L'ingiustizia, la disuguaglianza e l'impunita' sono i tratti significativi del mondo di oggi. I governi devono agire subito, per colmare il divario crescente tra ciò in cui s'impegnano e quello che fanno'' .
La Cina, ad esempio, cita Pobbiati, dovrà rispettare gli impegni assunti in occasione dell'assegnazione delle Olimpiadi, consentendo piena libertà d'espressione e di stampa e ponendo fine alla rieducazione attraverso il lavoro.
La Russia dovrà mostrare maggiore tolleranza verso il dissenso politico e nessuna indulgenza per le violazioni dei diritti umani in Cecenia. Non mancano inviti all'Unione europea che dovrà indagare sulla complicità dei suoi Stati membri nelle 'rendition' di sospetti terroristi e pretendere dai suoi Stati membri il medesimo rispetto dei diritti umani che chiede agli altri Stati del mondo. ''I Paesi hanno il dovere di difendere i propri cittadini dalla minaccia del terrorismo ma questo non può essere fatto a scapito dei diritti umani''.
''I leader mondiali stanno rifiutando di ammettere che il loro fallimento sta avendo costi elevati. Come mostrano i casi dell'Afghanistan e dell'Iraq, le violazioni dei diritti umani non sono tragedie isolate ma virus che possono propagarsi con estrema rapidità, mettendo tutti noi a rischio - ammonisce Pobbiati - c'e' una sempre maggiore domanda di giustizia, libertà e uguaglianza''. ''Le immagini dei monaci birmani, degli avvocati pakistani e delle donne iraniane che nel 2007 hanno riempito le strade e le piazze dei loro paesi sono state eloquenti - per Pobbiati - instancabile e indignata, la gente non rimane in silenzio e i leader mondiali non possono correre il rischio d'ignorarla.
(Delt@ Anno VI, N. 121 del 28 Maggio 2008)Delta News
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