Obama «si laurea» erede di Ted Kennedy
Ennio Caretto - Il Corriere della SeraWASHINGTON — In un simbolico, toccante passaggio di consegne, il senatore Ted Kennedy si è fatto sostituire da Barack Obama in uno dei compiti che gli sono più cari: quello di pronunciare il tradizionale discorso del «commencement», l'ingresso nel mondo del lavoro ai neo laureati dell'università di Wesleyan nel Connecticut, dove studiarono alcuni membri della dinastia.
E a suo nome, di fronte a oltre 15 mila persone, 10 mila assiepate sul campus, 5 mila sulle colline attorno, con la moglie e il figlio del senatore in prima fila, Obama ha esortato l'America a tornare agli ideali kennediani. Per quasi mezzo secolo «Ted Kennedy ha combattuto per ciascuno di noi senza che noi ce ne rendessimo conto», ha affermato. «Se da solo un uomo può fare tanta differenza nelle nostre vita — ha aggiunto tra gli applausi — è il segno che ciascuno di noi può, deve fare la sua parte. Mettetevi al servizio degli altri, contribuite a cambiare il mondo, scrivete il prossimo grande capitolo della storia dell'America».
Affetto da un tumore al cervello, Ted Kennedy, da qualche giorno sotto terapia, ha dovuto disertare la cerimonia. Lo scorso gennaio, il senatore aveva indicato in Obama l'erede del kennedismo, notando che «è giunta l'ora di una nuova generazione di leader ». Ieri, il candidato democratico alla Casa Bianca ne ha accettato il lascito. Ha ricordato di essere nato nell'anno in cui il presidente John Kennedy esortò gli americani a chiedersi «non che cosa potete fare per voi, ma che cosa potete fare per l'America». Ha asserito di essere stato da lui inspirato a dedicarsi al movimento dei diritti civili in casa e ai corpi della pace all'estero. E li ha invitati a partecipare alla ricostruzione di New Orleans distrutta dall'uragano Katrina, o alla tutela delle minoranze, o alla lotta contro il genocidio, soprattutto nel Darfur.
«Ted Kennedy ritornerà presto tra di noi», ha concluso con una nota di speranza, «per rammentarvi che la salvezza individuale dipende dalla salvezza collettiva».
Nel discorso, Obama ha anche ricordato Robert Kennedy, il fratello di John e Ted Kennedy assassinato a Los Angeles durante la campagna elettorale del '68. «Nei momenti di dolore e frustrazione — ha detto — tenetene presente l'insegnamento: ogni vittoria contro l'ingiustizia è un passo avanti per l'intera umanità».
Il candidato democratico non ha accennato alla gaffe di Hillary Clinton che aveva portato la morte imprevista di Robert Kennedy prima del voto come uno dei motivi per non ritirarsi, adombrando senza volerlo la possibilità di un attentato a Obama. Ma riferendosi alla tragedia del '68, Obama ha accresciuto le difficoltà della ex first lady e indotto anche l'ex presidente democratico Jimmy Carter a invitarla a farsi da parte. Un'uscita di scena inevitabile, secondo il New York Times, che in un articolo di prima pagina ha sottolineato il dramma personale della senatrice. A meno che Obama venga eletto presidente e le affidi un incarico, Hillary, ha scritto il giornale, avrà un futuro incerto al Senato.
L'ex first lad y, che ha espresso le sue scuse per la gaffe, non si dà tuttavia per sconfitta, e ha risposto a Obama con una lettera al Daily news. Per Hillary, è forse l'ultima controffensiva: neppure se vincesse le tre primarie rimanenti riuscirebbe a superare il rivale nella corsa ai delegati che decideranno le loro sorti alla convention. Le idi di giugno sembrano attenderla, il sogno kennediano sembra destinato a distruggere il sogno clintoniano.
E a suo nome, di fronte a oltre 15 mila persone, 10 mila assiepate sul campus, 5 mila sulle colline attorno, con la moglie e il figlio del senatore in prima fila, Obama ha esortato l'America a tornare agli ideali kennediani. Per quasi mezzo secolo «Ted Kennedy ha combattuto per ciascuno di noi senza che noi ce ne rendessimo conto», ha affermato. «Se da solo un uomo può fare tanta differenza nelle nostre vita — ha aggiunto tra gli applausi — è il segno che ciascuno di noi può, deve fare la sua parte. Mettetevi al servizio degli altri, contribuite a cambiare il mondo, scrivete il prossimo grande capitolo della storia dell'America».
Affetto da un tumore al cervello, Ted Kennedy, da qualche giorno sotto terapia, ha dovuto disertare la cerimonia. Lo scorso gennaio, il senatore aveva indicato in Obama l'erede del kennedismo, notando che «è giunta l'ora di una nuova generazione di leader ». Ieri, il candidato democratico alla Casa Bianca ne ha accettato il lascito. Ha ricordato di essere nato nell'anno in cui il presidente John Kennedy esortò gli americani a chiedersi «non che cosa potete fare per voi, ma che cosa potete fare per l'America». Ha asserito di essere stato da lui inspirato a dedicarsi al movimento dei diritti civili in casa e ai corpi della pace all'estero. E li ha invitati a partecipare alla ricostruzione di New Orleans distrutta dall'uragano Katrina, o alla tutela delle minoranze, o alla lotta contro il genocidio, soprattutto nel Darfur.
«Ted Kennedy ritornerà presto tra di noi», ha concluso con una nota di speranza, «per rammentarvi che la salvezza individuale dipende dalla salvezza collettiva».
Nel discorso, Obama ha anche ricordato Robert Kennedy, il fratello di John e Ted Kennedy assassinato a Los Angeles durante la campagna elettorale del '68. «Nei momenti di dolore e frustrazione — ha detto — tenetene presente l'insegnamento: ogni vittoria contro l'ingiustizia è un passo avanti per l'intera umanità».
Il candidato democratico non ha accennato alla gaffe di Hillary Clinton che aveva portato la morte imprevista di Robert Kennedy prima del voto come uno dei motivi per non ritirarsi, adombrando senza volerlo la possibilità di un attentato a Obama. Ma riferendosi alla tragedia del '68, Obama ha accresciuto le difficoltà della ex first lady e indotto anche l'ex presidente democratico Jimmy Carter a invitarla a farsi da parte. Un'uscita di scena inevitabile, secondo il New York Times, che in un articolo di prima pagina ha sottolineato il dramma personale della senatrice. A meno che Obama venga eletto presidente e le affidi un incarico, Hillary, ha scritto il giornale, avrà un futuro incerto al Senato.
L'ex first lad y, che ha espresso le sue scuse per la gaffe, non si dà tuttavia per sconfitta, e ha risposto a Obama con una lettera al Daily news. Per Hillary, è forse l'ultima controffensiva: neppure se vincesse le tre primarie rimanenti riuscirebbe a superare il rivale nella corsa ai delegati che decideranno le loro sorti alla convention. Le idi di giugno sembrano attenderla, il sogno kennediano sembra destinato a distruggere il sogno clintoniano.
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