Razzismo, Amnesty accusa Italia: rischia essere paese pericoloso
di Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - Sia il clima di xenofobia che i recenti provvedimenti sulla sicurezza varati dal governo, ma con un vasto consenso da parte dell'opposizione, rischiano di fare dell'Italia "un paese pericoloso" non solo per i rom e per alcuni gruppi d'immigrazione, ma "potenzialmente per ognuno di noi". Lo dice Amnesty International nel giorno del lancio del suo rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani.
"L'Italia rischia di essere oggi un paese pericoloso non solo per i rom e i romeni, ma potenzialmente per ognuno di noi", ha detto presentando il rapporto Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della sezione italiana di Amnesty.
L'associazione internazionale, che fa un vanto della sua indipendenza politica, critica sia il centrodestra che il centrosinistra e accusa i politici italiani - in testa il leader del Pd Walter Veltroni e il presidente della Camera Gianfranco Fini - di avere "una gravissima responsabilità" nel clima razzista che si respira in Italia, con l'intolleranza verso gli immigrati e una serie di aggressioni e attacchi in particolare contro campi rom. E dice che il pacchetto-sicurezza varato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana contiene norme "contrarie agli standard internazionali sui diritti umani".
"Atti normativi approvati con un approccio affrettato e propagandistico, dichiarazioni discriminatorie e attacchi xenofobi stanno minando seriamente i diritti umani fondamentali delle minoranze presenti nel nostro paese, in una preoccupante linea di continuità nel passaggio da un governo al successivo", ha detto ancora Carboni, che ha accusato i politici italiani - ma anche "una parte della stampa" - di aver sdoganato "un linguaggio razzista".
"Abbassare la soglia dei diritti per specifici gruppi di popolazione, oltre a essere di per sé inaccettabile, comporta una generale erosione dei diritti individuali di ogni persona in Italia".
Il rapporto sull'Italia cita i giudizi dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, sul rischio che la "stigmatizzazione di gruppi come rom e immigrati" aumenti la possibilità di attacchi contro di loro, e le preoccupazioni dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati per le "risposte demagogiche" della politica italiana sul tema dell'immigrazione.
Sul banco degli accusati finiscono soprattutto l'ex sindaco di Roma Veltroni, in particolare per una frase come "prima dell'ingresso della Romania nell'Unione europea, Roma era la città più sicura del mondo", all'epoca dell'omicidio di Francesca Reggiani a Roma per mano, secondo l'accusa, di un romeno di origine rom. E l'ex leader di An Fini che, parlando dei rom, disse: "Mi chiedo come sia possibile integrare chi considera pressoché lecito e non immorale il furto, il non lavorare perché devono essere le donne a farlo magari prostituendosi, e non si fa scrupolo di rapire bambini o di generare figli per destinarli all'accattonaggio".
LE ALTRE ACCUSE: RENDITION, RAPPORTI CON LIBIA, COMMERCIO DI ARMI
Quest'anno il rapporto di Amnesty non lesina critiche all'Italia, e oltre alla questione più recente del razzismo ne tocca anche altre, a partire dalla vicenda delle "rendition", i sequestri illegali di presunti terroristi da parte delle autorità statunitensi con la collaborazione, o la connivenza, anche di governi europei.
L'Italia, in base a un'indagine del Parlamento europeo, viene chiamata in causa non solo per il rapimento dell'ex imam egiziano Abu Omar, ma anche per altri due casi, che riguardano il siriano Maher Arar e il cittadino italiano Abou El Kassim Brittel, arrestato in Pakistan nel 2002 e tuttora in una prigione del Marocco, secondo l'associazione. E anche per aver concesso lo scalo in almeno 46 casi ad aerei Cia nell'ambito delle operazioni di "rendition".
"Il governo italiano non ha collaborato pienamente alle indagini degli organismi internazionali che hanno accertato precise responsabilità dell'Italia nelle rendition", dice il rapporto.
Amnesty contesta anche il cosiddetto "decreto Pisanu" che prevede l'espulsione di immigrati, regolari o meno accusati non di un reato, ma di poter eventualmente agevolare in Italia "organizzazioni o attività terroristiche", col rischio tra l'altro che finiscano in paesi che praticano la tortura.
Ma l'Italia, per Amnesty, latita anche su altri terreni. Non si è ancora dotata di una legge sulla tortura, di un istituto nazionale di monitoraggio sui diritti umani, di un organismo di controllo sull'operato della polizia e neanche di una normativa organica sul diritto di asilo, nonostante alcuni miglioramenti introdotti per decreto dal governo di centrosinistra e poi cancellati dal pacchetto sicurezza del centrodestra.
L'associazione poi critica i rapporti di collaborazione con la Libia - paese che non ha ratificato la Convenzione sullo status di rifugiato, non ha procedura di asilo e secondo le accuse pratica espulsioni di massa, anche respingendo nel deserto i clandestini - per il controllo dell'immigrazione, con un pattugliamento navale e vari finanziamenti da Roma a Tripoli. Amnesty ha chiesto al governo di "rendere pubblici gli accordi sottoscritti: che richieste ha fatto l'Italia alla Libia in tema di diritti umani?".
Ultimo capitolo, quello sull'esportazione di armi leggere, che secondo Amnesty sono dirette anche in paesi dove vengono impiegati bambini-soldato, nonostante gli impegni dell'Italia a difendere i diritti dei minori.
Il rapporto dice che l'Italia ha esportato complessivamente armi per vari milioni di euro in paesi come Afghanistan, Repubblica democratica del Congo, Filippine, Uganda e altri dove è noto l'uso di minori in attività militari. L'invito, dunque, è quello di compiere "scelte che non ammettono nessun compromesso", e di rinunciare a esportare nei paesi a rischio.
© Reuters 2008. Tutti i diritti assegna a Reuters.--
Francis*PAC
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