domenica 25 maggio 2008

Se diciamo di essere antifascisti e di essere stati partigiani ci ridono in faccia

Noi del gruppetto anziani di Cecchina ci rivolgiamo a tutti quei giovani che non conoscono o conoscono solo in parte cosa sia stata la resistenza e chi è realmente Giorgio Almirante a cui il sindaco Alemanno vuole dedicare una strada. Almirante, era uno che fucilava i partigiani. No Alemanno non è pazzo, mette in atto una provocazione, la provocazione di chi si sente vincitore e può fare quello che vuole». Noi partigiani e sostenitori della Democrazia ci opponiamo alla revisione fai-da-te della storia e che, nonostante l'aria che tira, abbiamo ancora il coraggio di difendere la Resistenza, la Costituzione repubblicana basata sull'antifascismo. Purtroppo non ci facciamo illusioni, «l'Italia e gli italiani sono così!

Grazie a tanti italiani, ci toccherà vedere pure questa: una strada intitolata ad Almirante.

Non c'è niente di strano. I fascisti sono al governo, hanno vinto e vogliono far vedere quello che sanno fare. L'altra sera, dopo il consiglio dei ministri a Napoli, sappiamo che Berlusconi è andato a far festa con Gasparri. Capito? I fascisti si sono riciclati, adesso fanno i ministri, hanno il potere, sono tornati in forze e, come hanno detto, non si sentono più figli di un dio minore.

Almirante è sempre stato un fascista: un difensore della razza, un repubblichino di Salò che partecipava ai rastrellamenti di partigiani in val Sesia. Adesso lo celebrano, andiamo bene... Siamo a un'altra svolta. L'Italia è sempre la stessa: trionfano il conformismo e il trasformismo. Oggi c'è un altro cambio di stagione».

Lo ha detto Fini, diventato presidente della Camera: "Con me finisce il dopoguerra". Voleva dire che finisce anche l'antifascismo. E quindi possono dedicare le strade a chi vogliono.

Se oggi dici che sei antifascista rischi di trovare qualcuno che ti ride in faccia, i valori sono andati a farsi benedire. Ma con chi te la prendi? I fascisti sono diventati tutti filoisraeliani, parlano pure del 25 aprile come se fosse la loro festa. E tutto fila liscio, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Allora ci sta anche la strada per un fucilatore di partigiani».

Siamo avviliti ? Molto di più. Siamo appiattiti, sotterrati, siamo quasi morti. Dal punto di vista politico noi con la nostra storia siamo finiti. Non ci riconosciamo in questo paese, nei "valori" che esprime questa classe dirigente di destra. La nostra storia è scomparsa. Noi siamo quelli che si sono battuti per il ritorno dell'Italia alla democrazia, per la sconfitta della dittatura fascista, difendiamo la memoria della stagione partigiana che riscattò questo Paese. Ma oggi siamo degli sconfitti, hanno vinto loro. Basta guardarli. Ormai si è stabilito che la democrazia è una parvenza, un'illusione. E, forse, è vero».

«Gli italiani sono trasformisti, sempre gli stessi, stanno con chi vince. Magari una volta c'era qualche speranza, qualche principio per cui battersi. Forse anche noi partigiani ci eravamo illusi di cambiare il Paese. L'altro ieri Berlusconi ha detto alla Marcegaglia che le proposte di Confindustria sono il programma del suo governo. Ma ci rendiamo conto? Come fa il capo del governo a dire una cosa del genere? Quando mai nella nostra storia abbiamo pensato che la Confindustria fosse il Paese? E la Marcegaglia, la raccomandiamo. Ha fatto un intervento per accusare tutti, senza un cenno autocritico, senza un rimorso su quanto sta accadendo. Questi capitalisti destroidi pensano di essere sempre nel giusto, di non aver nessun difetto.

Il capitalismo è sopravvissuto al comunismo, ma non è scevro di gravi difetti. È un sistema in crisi, ci sta togliendo l'acqua, l'aria per vivere. Stiamo sulla stessa barca e stiamo affondando, tutti felici in questo globalismo catastrofico. Noi italiani facciamo finta di niente, ma stiamo precipitando. E ora è comparso il segno del precipizzio.

La scelta di tornare al nucleare. Una follia. Ricadiamo nello stesso errore che avevamo evitato, per un colpo di fortuna, vent'anni fa. E il bello è che torniamo al nucleare con le stesse motivazioni di allora, "perchè ci serve". Ci siamo dimenticati tutto. A questo punto ci meritiamo le centrali nucleari e anche la strada per Almirante a Roma, e i manifesti a Milano che invitano a prendere ad esempio appunto Almirante.

Wladimiro Trombetta



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Francis*PAC

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