domenica 24 agosto 2008

Biografia del giorno: Lando Buzzanca

Giorno per giorno i profili di star, miti e personaggi famosi che si sono meritati un posto nella nostra storia oggi: 24/08/08 » S. Bartolomeo
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Lando Buzzanca 24 agosto 1935
Merlo maschio D.O.C.

Lando Buzzanca
Lando Buzzanca nasce a Palermo il 24 agosto 1935. Il suo vero nome di battesimo è Gerlando. Attore, Buzzanca è stato uno degli straordinari protagonisti della commedia all'italiana.
Studia nella sua città fino ai 16 anni, poi parte per Roma per realizzare il sogno di intraprendere la carriera di attore. All'inizio svolge lavori umili come il cameriere, il traslocatore o la comparsa.

Inizia poi una carriera che si rivelerà lunga e piena di soddisfazioni. I suoi personaggi sono identificabili con l'italiano medio nella sua versione di estrazione meridionale, rappresentante l'emigrato benestante degli anni del miracolo economico.

Nei suoi film si racconta il brio degli anni '60, '70 e anche '80, in bilico tra il crescente benessere e la stagnazione nella piena realizzazione economica, personale e professionale degli italiani. Ha interpretato il "merlo maschio", in situazioni grottesche sulla frustrazione dell'italiano medio e dell'uomo comune: il matrimonio come istituzione borghese, il voyeurismo come linfa della commedia erotica di quegli anni.

Vi sono sue interpretazioni che per alcuni lo pongono al livello dei massimi attori del genere comico, anche all'estero (come in Francia). Una delle qualità del talentuoso Buzzanca è stata anche la sua camaleontica capacità mimetica: per Fulci ha riprodotto esattamente le fattezze del politico democristiano Emilio Colombo in "All'onorevole piacciono le donne", per D'Amico è stato la copia perfetta di Concetto Lo Bello ne "L'arbitro".

Va riconosciuto come il successo ottenuto sia stato maggiore all'estero che in patria: in Francia, Grecia, Spagna, Svizzera, come in Giappone e Israele, è considerato come simpatica icona dello stereotipo internazionale dell'italiano "provincialotto", elegante, virile, furbetto ma non troppo, che non riesce a costruire nulla di concreto.

Occhi sgranati, mascella granitica, è stato anche la maschera del tipico siciliano infoiato, ma lo ha fatto con variazioni geniali: il gallo Giovanni Percolla impotente a Milano nel "Don Giovanni in Sicilia" (suo primo ruolo da protagonista), l'italiano nella libera Danimarca ne "Il vichingo venuto dal Sud" (che raccolse successi fin nelle isole Filippine), il professore sessantottino de "L'uccello migratore", l'uomo tritesticolare di "Homo eroticus", il regista che dialoga con il proprio membro di "Io e lui" (da Moravia), il servo per tutte le stagioni ne "Il domestico".

I registi che lo volevano nei loro film - da Salce, a D'Amico a Steno - l'hanno sempre trovato in forma. Ma i caratteristici tratti di focoso, ardente, siciliano un po' imbranato erano già stati cuciti addosso da Germi (in "Sedotta e abbandonata" è l'inetto fratello di Stefania Sandrelli), da Pietrangeli (ne "La parmigiana" è l'ottuso fidanzato di Catherine Spaak) e da De Sica (in "Caccia alla volpe" è un carabiniere babbeo).

Altri personaggi interpretati in modo geniale - a maggior ragione se si considera che sono decisamente insoliti per la commedia di quegli anni - sono il cavernicolo Kao di "Quando le donne avevano la coda", il sindacalista spontaneista Saverio Ravizza ne "Il sindacalista" e l'astuto Lidio de "La calandria" (dove per metà film indossa abiti muliebri). L'unico difetto è un'esuberanza talmente ridondante che ha alla fine infastidito il suo pubblico.


Filmografia di Lando Buzzanca:

- Divorzio all'italiana, regia di Pietro Germi (Premio Oscar per la sceneggiatura), (1961)
- La parmigiana, regia di Antonio Pietrangeli, (1963)
- I mostri, regia di Dino Risi - episodio "Come un padre", (1963)
- Il magnifico cornuto, regia di Antonio Pietrangeli (con Claudia Cardinale ed Ugo Tognazzi), (1964)
- Sedotta e abbandonata, regia di Pietro Germi (1964)
- James Tont Operazione U.N.O. (1965)
- James Tont Operazione D.U.E. (1966)
- Don Giovanni in Sicilia, regia di Alberto Lattuada (1967)
- Puro siccome un angelo papà mi fece monaco...di Monza (1969)
- La prima notte del dr. Danieli industriale col complesso del... giocattolo, regia di Gianni Grimaldi (1970)
- Fermate il mondo...voglio scendere (1970)
- Il merlo maschio, regia di Pasquale Festa Campanile, (con Laura Antonelli) (1971)
- Homo Eroticus (1971)
- Il vichingo venuto dal Sud (1971)
- Jus primae noctis, regia di Pasquale Festa Campanile (1972)
- La schiava io ce l'ho e tu no, regia di Giorgio Capitani (1972)
- All'onorevole piacciono le donne, di Lucio Fulci, (con Laura Antonelli) (1972)
- L'arbitro, regia di Luigi Filippo D'Amico (1973)
- Bello come un arcangelo (1974)
- Il gatto mammone (1975)
- San Pasquale Baylonne protettore delle donne (1976)
- Travolto dagli affetti familiari, regia di Mauro Severino (1978)
- Vado a vivere da solo, regia di Marco Risi (1982)
- Secondo Ponzio Pilato, regia di Luigi Magni (1988)
- Tutti gli anni una volta all'anno, di Gianfrancesco Lazotti (1988)
- Il popolo degli uccelli (1999)
- Il segreto del giaguaro (2000)
- Come inguaiammo il cinema italiano, regia di Daniele Ciprì e Franco Maresco (2004)
- Mio Figlio, regia di Luciano Odorisio - film per la Tv (2005)
- Incidenti, regia di Toni Trupia, Ramón Alós Sánchez, Miloje Popovic (2005)

«Il mestiere dell'attore è talmente bello che ti emoziona ancora prima di fare qualcosa.»
«L'inizio degli anni Settanta fu un periodo speciale per gli uomini, coincideva con l'emancipazione femminile, che non corrispondeva ad una pari emancipazione da parte dei maschi. L'uomo era ancora legato alle cosce della madre, ed io mettevo un po' alla berlina quel tipo di personalità.»
«L'arbitro è uno dei pochi film che ho voluto fare io in prima persona. Ciò che mi colpiva particolarmente degli arbitri è questa loro caratteristica di una fama che dura esattamente un'ora e mezza, in quei novanta minuti possono decidere le sorti delle squadre, le carriere dei giocatori, degli allenatori. E ciò che mi incuriosiva era invece raccontare cosa facessero questi uomini nei restanti giorni della settimana, al di fuori quindi di quell'ora e mezza di popolarità, quando passano da personaggi odiati e fischiati a uomini comuni. Questo mi piacque di quel film, e credo che lo scopo fu raggiunto.»
«Nel film "La schiava io ce l'ho e tu no", mi divertivo ad interpretare un uomo privo di personalità, apparentemente trionfatore, ma in effetti vittima delle donne: uno standard degli anni Settanta.»
«Spesso le sceneggiature partivano come sketch, ed io mi ribellavo subito, cercavo di far capire che volevo interpretare un uomo, non un pupazzo, una maschera. A trent'anni pensavo che il futuro mi avrebbe riservato temi più agguerriti, più seri, e invece questo tipo di futuro non è venuto, non al cinema perlomeno.»
«Mi sono fermato perchè non mi piaceva più il genere, veniva fuori Banfi, quelle cose orrende con Pierino, con quei guardoni, o quei film con quelle donne tanto desiderate coi culi di fuori. Io non toccavo le donne nei film come facevano gli altri, con quei tocchetti vigliacchi, io le portavo a letto, era ben diverso. Quel cinema non mi piaceva, così ho deciso di non fare più quel genere di commedia erotica, rifiutando tante proposte.»
«Dopo che mi ero sistemato avrei voluto fare un cinema più serio e mi sono messo a fare teatro, mi sono comprato la libertà: Feydeau, Shakespeare, Pirandello.»
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