domenica 26 settembre 2010

Formula 1: A Singapore trionfa Alonso Ora giochiamoci il Mondiale

Incidenti, safety-car, doppiaggi: esemplare corsa del ferrarista, che arriva a undici punti da Webber


SINGAPORE - Il trionfo Ferrari ha ancora una volta la faccia spavalda e felice di Fernando Alonso. Nella notte di Singapore lo spagnolo impone la sua furia su tutti e su tutto. Sugli avversari agguerriti, sugli incidenti, sulle safety car, sui campi magnetici, sui riflessi abbaglianti dei riflettori, sul caldo torrido. E alla fine, dal gradino più alto del podio, stappa il Mumm e brinda a una classifica che lo vede a soli undici punti da Mark Webber e, incredibile solo due gare fa, con nove punti di vantaggio rispetto a Lewis Hamilton. "E' stata una gara difficile, le safety car, i doppiaggi, una pista in cui è difficile sorpassare... A un certo punto mi sono trovato davanti una colonna di cinque macchine che avevano perso un giro. L'unica cosa che potevo fare è stata controllare Sebastian Vettel. L'ho fatto e per fortuna è andata bene. Penso che di qui alla fine saremmo competitivi, e questo grazie all'incredibile lavoro fatto a Maranello. Ce la metteremo tutta".

Dietro di lui le due Red Bull, le favorite della vigilia. La loro carica, tanto attesa dai quotidiani di Singapore, è stata domata. E anche se i due piloti del team austriaco hanno motivo di sorridere (Webber perché col suo terzo posto ha mantenuto la leadership, Vettel perché il suo secondo lo ha rimesso in corsa) entrambi hanno anche un'ottima fonte di preoccupazione. Male, invece, le McLaren. Non tanto per il risultato in sé (4° Button, fuori Hamilton sia pure in circostanze che certamente causeranno polemiche),
quanto per la prestazione. Sconfortante.

Malissimo, in ultimo, Massa. Tra sfortuna e incapacità il brasiliano è stato protagonista di una gara da dimenticare e, ancora una volta, non è riuscito a dare una mano al suo team (anche se poi la penalizzazione di Sutil l'ha fatto risalire dal decimo al nono posto). Fortuna che Fernando, ad aiutarsi, ci ha pensato da solo: la sua gara è stata un'affermazione di forza fisica e tecnica, ma soprattutto nervosa. Partito leggermente più lento di Vettel ha saputo chiudergli lo spazio prima della prima curva, poi lo ha tenuto dietro per tutto il resto della gara senza mai cedere alla pressione che il pilotino tedesco con la solita esuberanza cercava di scaraventargli addosso. Dopo nemmeno una ventina di giri la gara si è trasformata in una corsa a due: Alonso e Vettel. E lo spagnolo l'ha tenuta in pugno senza troppi problemi. L'unica vera incognita è stata la deliziosa anomalia di Webber. Ma è durata lo spazio di una ventina di giri. Partito quinto, l'australiano ha deciso di sparigliare le carte, optando per una strategia simile a quella scelta da Felipe Massa. Solo che a differenza del brasiliano, lui ha seguito i piani con una efficacia spaventosa. Riuscendo a risalire al terzo posto (difeso in maniera troppo brutale su Hamilton). Se avesse avuto un po' più di fortuna, se la seconda safety car fosse arrivata solo due giri prima, Webber avrebbe potuto vincere la gara e, praticamente, chiudere il mondiale.

Ma la seconda safety car è uscita quando Alonso e Vettel avevano già messo tra loro e l'australiano quei 29 secondi sufficienti a garantirsi l'immunità. E così si sono spartiti le prime due posizioni.

Adesso il pensiero è già al Giappone, una pista molto complessa piuttosto simile a quella di Spa, dove le Ferrari non hanno reso al massimo quest'anno. Ma l'inseguimento è ormai arrivato nella sua fase più calda e ogni tattica, ogni calcolo, appare oggi fuori luogo. (26 settembre 2010)

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