domenica 8 giugno 2008

A 40 anni dal pugno di Mexico '68 "Mai pentiti di quella protesta" | Tommie Smith e Lee Evans a Roma | di PASQUALE NOTARGIACOMO | la Repubblica

Tommie Smith e Lee Evans a Roma ricordano il gesto che stupì il mondo
Una scelta che segnò la loro vita. Oggi guardano a Pechino e sperano in Obama

A 40 anni dal pugno di Mexico '68
"Mai pentiti di quella protesta"

I due atleti ospiti di una rassegna per i 50 anni di lavoro di Gianni Minà
di PASQUALE NOTARGIACOMO


<b>A 40 anni dal pugno di Mexico '68<br/>"Mai pentiti di quella protesta"</b>

Mexico '68: Tommie Smith con John Norman Carlos, medaglie d'oro e di bronzo nei 200 metri, senza scarpe sul podio alzano il pugno in segno di protesta contro il razzismo

ROMA - Ingrigiti e un po' appesantiti. Sicuramente non più veloci come quarant'anni fa. Ma con la stessa consapevolezza, che avevano nell'ottobre del 1968, quando a Città del Messico, stupirono il mondo. Tommie Smith e Lee Evans, gli uomini jet dell'Olimpiade messicana, a Roma per festeggiare i 50 anni di lavoro dell'amico Gianni Minà.

Dalla pista alla medaglia fu un soffio: record del mondo su 200 e 400 e oro per entrambi. Quello che successe durante la premiazione è storia: Smith e il compagno John Carlos, primo e terzo sul mezzo giro di pista, scalzi tranne le calze nere sul podio, con il pugno guantato chiuso e il capo chino mentre suonavano le note di "The Star - Spangled Banner". Evans, che stracciò il primato sul giro di pista, si avviò a ritirare la medaglia d'oro, con l'aria scanzonata del suo basco nero. In realtà era serissimo, sicuro che stessero per sparargli. Ma si diceva, ridi, Lee, ridi, perché è più difficile sparare a un uomo che ride.

Anche lui alzò il pugno sul palco. Black Power: l'orgoglio di uomini che erano stufi di essere trattati come cani da corsa. Negli anni in cui James Brown cantava: "Sono nero e me ne vanto". Nessuno avrebbe più dimenticato. Gli tolsero le medaglie e li cacciarono dai Giochi. L'America lacerata promise vendetta. "Se ne pentiranno per il resto della loro vita", disse Payton Jordan, capo della rappresentativa statunitense. Avvertimenti più spicci e minacce di morte li accolsero al loro rientro in patria.

Mai pentiti. Ma nessun pentimento. Lo confermano quarant'anni dopo loro stessi, intervenendo alla presentazione della ressegna "Una vita da cronista - Gianni Minà 50 anni fuori dal coro". Hanno pagato, questo sì. Tommie Smith, oggi ha 64 anni. Chiuse con l'atletica a 24, (mentre il suo primato resistette ancora 11 anni prima di venire battuto da Pietro Mennea). Per 10 anni non ha potuto trovare lavoro nonostante due lauree: in educazione fisica e sociologia. La vendetta del suo Paese. Non è andata meglio a Lee Evans, anche lui proveniente dalla "San José State University". Ci sono voluti 21 anni prima che Butch Reynolds battesse il suo primato. Lui aveva già lasciato gli Stati Uniti da un pezzo. Destinazione Africa sulle tracce dei suoi antenati. Ha trascorso sei anni in Nigeria, due in Camerun e Madagascar, insegnando atletica a talenti che non hanno mai avuto buoni antenati. Senza mai rinnegare la sua scelta.

Nel segno di Obama.
"Volevamo rappresentare l'altra faccia del nostro Paese - racconta Smith -. Dare voce a un sentimento che sentivamo il bisogno di esprimere: la consapevolezza di essere oppressi, fin dalla nascita. Correre non era l'unica cosa che sapessimo fare". Una decisione libera, che poco aveva a che fare con la militanza. "Non mi reputo un militante - spiega Smith -. "Abbiamo deciso di affrontare un problema di cui nessuno si curava, senza preoccuparci del giudizio degli altri. Abbiamo compiuto un sacrificio sperando di spianare la strada ai ragazzi dopo di noi, perchè avessero un'opportunità". Come quella che è capitata oggi a Barack Obama, che potrebbe essere il primo presidente nero degli Stati Uniti. "Obama è uno dei giovani - dice Evans -. Ha un atteggiamento diverso: sa di poter vincere. È il candidato migliore, capita che sia anche nero. Noi siamo neri, e lui come noi può farcela".

Gli atleti di oggi.
Un'altra investitura per il senatore dell'Illinois, che incarna appieno lo spirito dei due ex uomini jet: "Ha un grande cuore che è quello che ci guida". Lui più di molti colleghi di Smith ed Evans. Così diversi da chi ha calcato le piste di Mexico '68. Come "il figlio del vento", Carl Lewis, o il "soldatino di piombo" Michael Johnson. Anche loro velocissimi, ma forse con meno consapevolezza della realtà. "Ai nostri tempi - spiega Smith - c'era il primato dell'orgoglio. L'attenzione per tutto quello che ci circondava. Oggi l'amore per i dollari ha scalzato quel primato. E ha creato quelli che io considero i corridori per denaro".

Verso Pechino. Saranno questi atleti tra qualche mese a scendere in pista ai Giochi di Pechino. Ancora Olimpiadi contestate, quarant'anni dopo. Ma cosa farebbero oggi gli eroi di Città del Messico? "Le Olimpiadi di Pechino - dice Smith - ci portano a riflettere sul contesto mondiale. E ci fanno capire che l'atletica è ancora politica. So cosa cosa significhino i diritti umani negli Stati Uniti, non conosco la situazione in Cina. A Pechino l'atmosfera politica sarà molto più forte rispetto a Città del Messico. Quello che farà ciascun atleta verrà esaminato al microscopio. Comunque dobbiamo pensare a Pechino come a un evento allegro. Del resto parleremo tra tre mesi. Diciamo che non vorrei trovarmi al loro posto. Da quarant'anni vivo molto più prudentemente".


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La rassegna. Un programma fitto di appuntamenti che si apre con lo sport, domani, per proseguire con il cinema, America Latina, memorie cubane, l'intrattenimento in tv, l'impegno civile. Ogni pomeriggio alla Casa del Cinema le immagini, i documentari e i reportage. La sera poi Minà incontrerà il pubblico per raccontare i vari aspetti della sua esperienza da cronista insieme ai testimoni e ai protagonisti degli eventi sul tema della giornata. Tommie Smith, Lee Evans e Pietro Mennea sono gli ospiti della prima serata. Seguiranno, tra gli altri, Francesco Rosi, Raffaele La Capria, Antonio Ghirelli, Luis Sepúlveda, Pino Daniele, Wayne Smith, Gigi Proietti, Stefania Sandrelli, Milly Carlucci, Toquinho.

Salvo incursione a sorpresa di Fiorello che, pur avendolo preso di mira e trasformato in uno dei suoi più famosi tormentoni, non ha mai nascosto la stima e l'affetto per Minà.

La rassegna prevede inoltre l'11 giugno la Noche de mambo, un concerto di Augusto Enriquez y su mambo band alla Cavea dell'Auditorium Parco della Musica. Il programma si conclude sabato 14 giugno al Palazzo Esposizioni con la proiezione di documentari e incontri sul tema dell'impegno civile.

La Repubblica

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