domenica 8 giugno 2008

Col computer guadagni sette chili in due anni | Due rimedi: pause frequenti e più attività fisica | Angelo de' Micheli


Col computer guadagni
sette chili in due anni

Due rimedi: pause frequenti e più attività fisica

Se una volta si diceva il "telefono allunga la vita", adesso gli esperti ci vengono a dire che il computer, invece, la accorcia. Uno studio condotto in America su quasi 8 mila lavoratori informatici è arrivato a conclusioni decisamente preoccupanti: il 34% degli intervistati ha ammesso che da quando lavora con Internet e il personal computer è ingrassato parecchio, mediamente di sette chili in due anni e il 17% addirittura di 15 chili. Facile capire perché: il lavoro al computer fa risparmiare tempo ma riduce le occasioni di movimento.

Oggi con il collega si comunica con una email e, via email, gli si mandano i documenti da verificare o consultare. In passato, fogli e carte in mano, lo si raggiungeva fisicamente e come minimo era necessario alzarsi e fare qualche passo; altrettanto accadeva per inviare un fax da una macchina che non era mai sulla propria scrivania, oggi anche il fax è sostituto dalle email e gli esempi potrebbero continuare all'infinito. Due ricerche, una americana e l'altra australiana sono andate anche oltre e collegano lo stare al computer non solo con l'obesità ma, direttamente, con le malattie cardiache e il diabete di tipo II, per altro tre patologie notoriamente correlate. I ricercatori si spingono a sostenere che, l'ordine di rischio per la salute, sia pure con effetti patologici diversi, è uguale per "computerdipendenti" e "fumodipendenti". I ricercatori australiani, poi, sono quanto mai severi: i classici venti minuti di blanda attività fisica considerati da molti ideali, non lo sono affatto. E neppure due ore a settimana di palestra sono sufficienti se poi si passa tutto il resto delle giornate seduti davanti al computer. Se le notizie d'Oltreoceano non sono tranquillizzanti, quella made in Europa non fanno fare salti di gioia: uno studio condotto nel Regno Unito dimostra che ogni cittadino trascorre 36 anni della propria vita da adulto stando seduto.

Di contro, per l'attività fisica un adulto investe solo un anno e 22 giorni in tutta la vita. Tradotto significa solo sei giorni all'anno riservati al movimento. Lo studio punta il dito accusatore verso tutte le attività sedentarie ma, mette il computer, tra i principali responsabili di tutta questa generalizzata pigrizia. I conti sono facili da fare: mediamente, dicono i ricercatori, il cittadino britannico trascorre tre ore al giorno davanti al computer, il che significa 22 ore alla settimana di immobilità. E tre ore al giorno sono solo un dato medio, in molte professioni (vedi articolo a fianco) si arriva a 12. Non è difficile immaginare le conseguenze. «Chi vuole evitare rischi di obesità, diabete e di complicazioni cardiache — sottolinea Luigi Marzio Biasucci, primario all'Istituto di cardiologia del Policlinico Gemelli di Roma — dovrebbe fare giornalmente almeno trenta, meglio ancora quaranta, minuti di camminata veloce, o almeno tre ore di attività aerobica, spalmate però nel corso della settimana. Sbagliato, invece, impegnarsi in tre ore di ciclismo alla domenica e poi fare vita del tutto sedentaria per il resto della settimana». La scienza medica da sempre mette sotto accusa la vita sedentaria che è anche possibile causa di trombosi. «Bere molta acqua — ricorda però Biasucci — e alzarsi ogni ora per almeno cinque minuti camminando in corridoio, favorisce la circolazione venosa». Sedentarietà e obesità sono una bella coppia perdente in termini di salute: la prima favorisce un ridotto dispendio energetico che genera l'adipe. E l'adipe in eccesso, a sua volta, rende difficile fare movimento. E il tutto apre le porte al diabete di tipo II. «La prevenzione, come sempre — puntualizza Biasucci — sta nell'attività fisica e nell'alimentazione. L'alimentazione deve rispondere alle esigenze personali — conclude il cardiologo — ma nel rispetto di criteri ormai consolidati: deve essere varia, calibrata alla propria struttura fisica e sana». Sbagliato e inutile poi fare i martiri del lavoro rinunciando alla pausa pranzo: il sacrificio si traduce in un minor rendimento. Lo conferma, per l'ennesima volta, una serie di ricerche pubblicate in un recente rapporto tra cibo e lavoro dall'International Labour Office di Ginevra (Svizzera). Saltare i pasti fa abbassare il livello di zucchero nel sangue e, quindi, la capacità di stare attenti e di elaborare le informazioni velocemente. Per di più, una riduzione degli zuccheri nel sangue viene considerata dall'organismo una situazione di difficoltà cui reagisce producendo i cosiddetti ormoni dello stress tra cui l'adrenalina che, stimolando il sistema nervoso simpatico, prepara l'organismo ad una reazione di "attacco" e quindi predispone all'aggressività e all'irritabilità. Due condizioni che certo non favoriscono sereni rapporti di lavoro.

Angelo de' Micheli
Corriere della Sera

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