giovedì 12 giugno 2008

La clinica dell'orrore a Milano Santa Rita, altre 20 morti sospette, Giuseppe Guastella

La clinica dell'orrore a Milano

Santa Rita, altre 20 morti sospette

Il primario del Santa Rita in cella: «Follia, pensavo al bene dei malati». Indagini in una decina di strutture


(Afp)
MILANO
— Altre 20 morti sospette tra i pazienti deceduti dopo essere stati operati nella clinica Santa Rita di Milano senza che ne avessero alcun bisogno, e solo per permettere di guadagnare con i rimborsi del servizio sanitario nazionale: è il nuovo scenario inquietante aperto dagli sviluppi dell'inchiesta che ha portato all'arresto di 14 persone (12 ai domiciliari) decapitando i vertici della casa di cura privata milanese. Le accuse per tutti parlano di truffa ai danni dello stato, ma per tre medici (due rinchiusi a San Vittore) sono anche di omicidio volontario (5 pazienti morti dopo gli interventi) e di lesioni gravi o gravissime (86 casi).

La Regione Lombardia ha sospeso la convenzione con la clinica. I pareri dei periti nominati dalla procura non sono concordi sulle cause della morte di questi altri venti pazienti e, in particolare, nel connettere i decessi agli interventi dell'equipe di chirurgia toracica guidata dal dottor Pier Paolo Brega Massone. Ulteriori indagini dovranno chiarire se anche in questo casi, che riguardano come gli altri 5 persone malate e molto anziane, si possa parlare di omicidio volontario. Al contrario, gli episodi potrebbero essere classificati dai magistrati come omicidi colposi, morti avvenute per cause fortuite. Ieri sono stati interrogati in carcere dal gip Micaela Serena Curami il chirurgo Brega Massone e il suo braccio destro Piero Fabio Presicci, accusati di aver trasformato il reparto in una fabbrica di denaro a scapito della salute dei malati. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Brega Massone, assistito dall'avvocato Giuseppe Cannella, ha solo fatto questa dichiarazione: «Ho sempre pensato al bene dei pazienti e ho agito secondo scienza e coscienza». Alla Santa Rita, annota la Guardia di Finanza nella relazione di indagine che ha portato agli arresti, si concretizzava il miracolo della moltiplicazione degli interventi e dei ricoveri perché si riusciva a raggiungere i livelli «di strutture specialistiche di eccellenza che hanno un numero di posti letto superiore di 10 o 20 volte». Alto anche il numero dei decessi. «Nel 2005 sono morti nei reparti di riabilitazione degli ospedali lombardi 569 persone, di cui 74 (il 13%) solo in quello della Santa Rita».

Nel 2006 i decessi sono scesi a 54. Uno «scenario inquietante», scrive il gip Curami, «per intensità e sproporzione», ma che nel 2005 ha contribuito a far raggiungere alla clinica un volume d'affari di 54 milioni. La linea difensiva della proprietà della cinica, definita dall'accusa come l'ispiratrice del sistema «truffaldino», è quella di scaricare la colpa sui medici: «Se ci sono responsabilità nella truffa e negli orrori di cui parla l'ordinanza, queste sono dei medici. Il notaio Francesco Paolo Pipitone (titolare, ai domiciliari, ndr.) da imprenditore sanitario non c'entra nulla», sostiene il suo legale, l'avvocato Enzo Brienza. Intanto decine di ex pazienti operati nella clinica, nel panico, chiedono aiuti alla procura e ai finanzieri. L'inchiesta sulla sanità privata milanese è cominciata un anno e mezzo fa con il sequestro in Regione della documentazione di tutti rimborsi 2005-2006 pagati alla sanità privata: nel mirino una decina di cliniche. E non è escluso che presto i pm Pradella e Siciliano, oltre che la Gdf, mettano mano a qualcosa di nuovo

Giuseppe Guastella



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