venerdì 20 giugno 2008

Ong a G8: aiuto Africa ferma clandestini

Ong a G8: aiuto Africa ferma clandestini

PARIGI - Nel 2005, a Parigi, i presidenti degli 8 Paesi più industrializzati firmarono un impegno a destinare all'aiuto allo sviluppo 50 miliardi di dollari entro il 2010. Due anni e mezzo dopo, a metà strada quindi, ne hanno versati solo il 14%, ma l' aiuto funziona e può fermare l' immigrazione, impedendo così le tragedie sul mare. E' quanto indica il Rapporto 2008 di Data (Debt aids trade Africa), associazione che dal 2002 si impegna per combattere la povertà in Africa, presentato oggi a Parigi alla presenza di alcuni dei principali sostenitori del gruppo, tra cui l' inventore del Live Aid, Bob Geldof, il leader degli U2 Bono e l'ex tennista Yannick Noah. "La prima cosa da accettare - ha commentato Bob Geldof, ricordando che anche l' Italia aveva fatto promesse molto alte, poi non mantenute - è che la necessità di fornire aiuto non è solo una questione morale, ma una soluzione pratica. Perché l'aiuto funziona: la sola cancellazione di parte del debito dei Paesi più poveri ha permesso di mandare a scuola 29 milioni di bambini africani.

Il problema è che i Paesi ricchi, focalizzati sui loro problemi interni, danno molto meno di quanto potrebbero. Senza capire che aiutando i Paesi in via di sviluppo aiuterebbero anche se stessi". Geldof ha riconosciuto che per l' Italia "l' immigrazione è un grosso problema, come dimostra la tragedia di Lampedusa di qualche giorno fa. L'unico modo per fermarla è sostenere lo sviluppo in Africa". L'elemento chiave, secondo Data e i suoi promotori, è imparare a considerare l'aiuto come un investimento, e non come un'elemosina. "In realtà, a nessuno piace ricevere aiuti - ha raccontato Bono - Tempo fa, durante un incontro, un africano ha chiesto: 'Citatemi un Paese che abbia tirato fuori qualcosa di buono dagli aiuti'. E io prontamente ho risposto: l'Irlanda! Noi siamo stati aiutati a costruire strade, a creare un sistema d'istruzione, e così abbiamo potuto avviare uno sviluppo economico altrimenti impensabile".

Anche l'Africa, sostengono esperti convocati da Data - come la musicista e ambasciatrice Unicef Angelique Kidjo - se adeguatamente sostenuta può ottenere una reale crescita. Che si tradurrebbe in maggiore stabilità e benessere sociale, quindi anche in una riduzione dei flussi migratori: "L'Africa può svilupparsi, può arrivare a un livello di vita dignitoso - ha spiegato la Kidjo, originaria del Benin - Sostenere questo sviluppo è l'unico vero metodo per fermare le migrazioni. Costruendo scuole, per esempio, e convincendo i genitori a mandarci i figli, invece di tenerli a casa ad aiutare nel lavoro. E aiutando i ragazzi a proseguire con la formazione secondaria e universitaria nel loro Paese". Una scelta che, ha aggiunto, può avviare un circolo virtuoso: "Se si manda del denaro a chi non riesce a capire che cosa potrebbe farne, diventa inutile. Occorre invece dare alle persone l'istruzione necessaria per utilizzarlo nel modo migliore, in modo che i Paesi possano crescere e fornire nuove opportunità a chi li abita". La ricetta, dunque, pare semplice: migliorare la condizioni di vita nei Paesi del sud del mondo per indurre le persone a non lasciare le loro terre per intraprendere quei viaggi della speranza che troppo spesso finiscono in tragedia. "Nessuno vorrebbe lasciare la propria patria - ha sintetizzato Bob Geldof - ma deve esser messo in condizione di restare". E ciò è possibile, ha concluso la vicepresidente della Banca africana per lo sviluppo Arunma Oteh, solo "aiutando l'Africa a sfruttare le proprie potenzialità, con un lavoro sull'ambiente e le infrastrutture che attragga gli investitori e incentivi gli scambi commerciali".

Ansa

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