mercoledì 24 settembre 2008

Chi ha paura della memoria? - Spagna/censimento delle vittime del franchismo

Chi ha paura della memoria? - Spagna/censimento delle vittime del franchismo

martedì 23 settembre 2008 di Enrico Campofreda

L'iniziativa del giudice spagnolo Garzon di promuovere un censimento delle vittime del franchismo (le associazioni per il recupero della memoria hanno compilato una lista di oltre 130.000 republicanos uccisi) rilancia una mossa avanzata nel 2007 dal primo governo Zapatero che aveva segnato il passo nei mesi seguenti. Fare i conti con la storia anche lontana settant'anni è questione sempre complessa e ancor più lo è farlo in nome della nazione intera e in maniera condivisa con la componente politica che della dittatura franchista eredita il cuore nero. Un problema che l'Italia stessa ha coi nostalgici saloini e i loro epigoni. Le guerre civili che si lasciano dietro scie di sangue e odi si possono seppellire insieme ai cadaveri e magari rimuovere come ogni dolore, difficilmente si superano perlomeno nelle generazioni coinvolte. La società civile e politica conseguente viene gestita dai vincitori che divulgano la propria visione degli avvenimenti e per realismo cercano soluzioni transitorie atte a smorzare tensioni e rimarginare ferite. O almeno provano a farlo.

Su questa linea si sono collocate, ad esempio, l'italiana amnistia del guardasigilli Togliatti nel giugno 1946 che rimise in libertà oltre 40.000 fascisti della Rsi, fra cui c'erano diversi criminali di guerra. Così è stato nella Spagna del dopo Franco che attuando un non scritto 'Patto dell'oblio' cercava d'accantonare rancori e lutti pur conservando una compromessa monarchia. Dimenticare è sempre impossibile per i protagonisti, può diventarlo anche per i discendenti che necessitano di conoscenza per stabilire il rapporto col passato e le proprie radici. A questo contribuisce il lavoro storiografico che guarda la realtà dei fatti al di là dell'interpretazioni che uomini, popoli e fazioni avverse possono offrire. Ma quale storia garantiscono gli storici se il loro lavoro è orientato e gestito dai vincitori ? La questione è antica e dibattuta perché menzionare accadimenti è comunque diverso da interpretarli e spiegarne le ragioni.

Di una stessa vicenda due contendenti daranno visioni opposte dettate da presupposti, ideologie, interessi differenti e con loro anche gli storiografi che dovessero sostenere le posizioni dell'uno o dell'altro. I fatti però hanno un valore in sé che va preservato. In tal senso se è semplice conservare la memoria nel passaggio temporale breve della cronaca - documentata, verificabile, che difficilmente può essere trasformata o manipolata - diversa è la condizione degli eventi sottoposti al logorio del tempo. Ogni tipo di testimonianza che viaggia cronologicamente oltre la limitatezza della vita umana può trasformarsi in documento e fonte indispensabile alla ricostruzione storica del futuro. Far svaporare la memoria è un'operazione che agevola il disegno di coloro che puntano alla riscrittura di eventi non tanto per elaborare altri elementi, come possono essere le ragioni dei vinti, ma mutando i termini degli avvenimenti stessi e dunque revisionando e falsificando ciò ch'è effettivamente accaduto.

Il fenomeno affatto nuovo del revisionismo storico è tornato alla ribalta attorno ai terribili avvenimenti del Novecento che hanno marchiato il percorso della dittatura nazista come l'Olocausto e la Shoa attraverso l'opera di storici come il tedesco Nolte, l'inglese Irving, il francese Faurisson (ma la schiera s'è arricchita d'altri imitatori). Esso mescola agli avvenimenti valutazioni personali e clamorose menzogne cercando di sviare, inquinare, nascondere gli orrori contro l'umanità del regime nazista. Questo a trent'anni dagli eventi con tanto di testimoni sopravvissuti. Un percorso simile è stato intrapreso dall'inizio degli anni Novanta da editorialisti nostrani col regime fascista. Il potere dei media, l'azione disgregatrice del tempo su una memoria non rinnovata possono produrre attorno ai tragici eventi del nazi-fascismo, che paiono lontanissimi ma distano da noi poco più di mezzo secolo, un disorientamento, un'obnubilazione o, un ancor peggiore, rovesciamento della storia su cui punta il revisionismo. Per questo le operazioni della memoria poco piacciono a chi per fini politici punta a fare tabula rasa del passato. Fra trent'anni o meno ci potrà essere chi dirà che dal 2004 l'Iraq bombardò gli Stati Uniti alla stregua di chi ha scritto che la soluzione finale nazista è stata un'invenzione. Il pericolo c'è e non va sottovalutato.

http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=2247

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