domenica 31 ottobre 2010

Camilleri: "Il caso Ruby come Patò" E su Montalbano: "Mi ha fottuto..."

La pellicola di Rocco Mortelliti porta sullo schermo il romanzo ottocentesco
dello scrittore. E lui, con la solita ironia, sottolinea le analogie tra le
pressioni su poliziotti e carabinieri della sua storia con quelle di Berlusconi
sulla Questura di CLAUDIA MORGOGLIONE

Camilleri: "Il caso Ruby come Patò" E su Montalbano: "Mi ha fottuto..."

ROMA - E' uno dei grandi protagonisti di questo Festival, Andrea Camilleri. In
attesa del suo incontro di venerdì prossimo con una folta pleatea di
giovanissimi, oggi è di scena "La scomparsa di Patò": film diretto da Rocco
Mortelliti, tratto da uno dei suoi innumerevoli best seller. Uno di quelli
senza il commissario che l'ha reso universalmente celebre: "Ho un rapporto di
amore o odio con Montalbano, come ho sempre detto lui mi ha fottuto - spiega
oggi lo scrittore - finisce per attirare tutta l'attenzione. Forse per questo
tante mie opere, che pure vengono spesso opzionate per il cinema, restano lì. E
finiscono sempre per fare la tv..."

Ambientata nella località camilleriana per eccellenza, Vigata, nell'anno 1890,
la pellicola racconta la strana sparizione del direttore locale della Banca di
Trinacria, Antonio Patò (Neri Marcoré), durante una rappresentazione della
Passione di Cristo. Da qui la competizione tra il delegato di pubblica
sicurezza, il napoletano Ernesto Bellavia (Maurizio Casagrande), e il
maresciallo dei carabinieri Paolo Giummaro (Nino Frassica)... fino allo
scioglimento dell'enigma. Una vicenda in cui Camilleri vede una analogia forte
con l'ultimo caso Berlusconi: "Nella nostra storia le forze dell'ordine
ricevono le pressioni dei superiori, oggi la Questura di Milano riceve la
telefonata del presidente del Consiglio. Viene da pensare che aveva davvero
ragione Tomasi Di Lampedusa, quando nel Gattopardo dice che cambia tutto perché
nulla cambi". Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole. Anche nei comportamenti
del premier: "Il Cavaliere aveva già detto che il padre di Noemi Letizia era
l'autista di Craxi, oggi dice che Ruby è la nipote di Mubarak: stesso
ritornello".

Tornando alla pellicola, c'è da dire che si mantiene sostanzialmente fedele
all'originale, seppure con qualche licenza poetica (soprattutto nella parte
conclusiva). "Andrea mi ha dato le bozze del libro già dieci anni fa - spiega
Mortelliti. Ma per realizzarlo ci è voluto un decennio. Non perché l'abbia
scritto con lentezza, ma per ragioni produttive: mi chiedevano sempre se volevo
farlo per la tv. Poi se c'era Montalbano. E quando dicevo loro che si trattata
di un romanzo storico, ancora peggio...".

Alla fine, però, la sfida è stata vinta. Anche grazie agli attori: "A me non
piacciono le interpretazioni troppo sguaiate - dice Marcoré, parlando del suo
lavoro sul personaggio - la misura è sempre la mia cifra. Ed è anche la cifra
di tutto il film". Poi anche lui ironizza sul Cavaliere: "Dato che Patò ama
molto le donne, volevo dire che mi sono ispirato a chi ama le donne...".

Ultima annotazione: tra i personaggi principali del film c'è anche Alessandra
Mortelliti, attrice di teatro, che è sia la figlia del regista che nipote di
Camilleri.

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