martedì 2 novembre 2010

Capelli, come curarli

Più di una seduta di psicoterapia, più di un'ora di massaggi, più dell'ozio o
dello shopping: un appuntamento col parrucchiere rigenera chioma e umore come
poche altre cose. Hairtherapy, per capire chi siamo e cosa vogliamo

E' un servizio che va molto al di là del semplice taglio, colore e
trattamento: a un parrucchiere una donna chiede di essere colta con uno
sguardo, capita, valorizzata e soprattutto non tradita nella sua fiducia. E
prima o poi ciascuna impara a proprie spese il labile confine tra l'affidarsi
alla professionalità e all'esperienza del proprio coiffeur e il farsi
sopraffare da idee non condivise. A poco vale, quando le cose sono andate per
il verso sbagliato, uscire dal negozio in preda all'ira funesta per un taglio o
un colore sbagliato, dicendo a se stesse «Mai più!».

L'hair-stylist dovrebbe essere consapevole «di una grande responsabilità -
scrivono Mauro Beggi e Monica Cacconi, autori di Hairtherapy - Capelli...
emozioni dell'anima, edito da Socialmente - per le influenze profonde che la
giusta acconciatura può avere sulla persona. (...) Il giusto taglio, il giusto
colore danno forza, aiuto, coraggio e sostegno nei momenti importanti della
vita, nelle occasioni, nelle svolte, nelle scelte e non soltanto nell'ambito
estetico ma anche il quello professionale e affettivo».

Psicologo, fisionomista, tecnico attento, preparato e aggiornato e infine un
po' artista, il buon parrucchiere deve saper analizzare la personalità di chi
ha di fronte, mettere a fuoco la morfologia del suo viso, studiare e scegliere
taglio e colore appropriati tenendo conto delle motivazioni e delle conseguenze
della cliente e deve in conclusione saper operare conoscendo bene tecniche e
prodotti per la cura del capello. «Un incontro di anime», in sostanza,
sostengono gli autori di Hairtherapy.

Beggi e Cacconi, il primo hair-stylist a Reggio Emilia da oltre vent'anni, la
seconda albergatrice laureata in Filosofia, con la passione per la scrittura,
offrono nel loro libro alcune illuminanti linee guida generali sia per i
professionisti nella cura del capello, sia per le clienti. La personalità,
intanto. Sei cupa e tendi a deprimerti con facilità? L'immagine dovrà darti
sicurezza, ringiovanirti anche grazie a colori naturali, con un taglio
dinamico, magari pari e più corto dietro. Alla persona iperattiva e frettolosa
si dovrà fare un taglio molto pratico, senza troppe sfumature nel colore,
mentre alla donna dolce e delicata bisognerà proporre un taglio che ne
assecondi la fisionimia. Un taglio incisivo e non banale, con un colore netto,
sta bene a una donna forte, mentre la sensualità può essere valorizzata da
colori scuri: anche una frangia o un taglio sfilato all'altezza della bocca
possono contribuire a sottolineare alcuni dettagli del volto (occhi, labbra).

I tagli irregolari e vivaci sono l'ideale per una personalità estroversa, che
vive il cambiamento dell'acconciatura come un continuo divertimento. Da domare,
invece, la tendenza al capello molto mosso che emerge in una persona molto
sicura di sé, al limite dell'arroganza. Cambiamenti graduali e lunghi periodi
di look statico sono preferibili per le persone abitudinarie, spaventate dalle
novità, mentre con gli indecisi è meglio procedere a un taglio trasformabile e
in parte reversibile.

E la forma del viso? Se il volto è tondo, no ai capelli e alle frange pari, no
anche ai volumi sui lati, meglio uno scalato morbido e la riga di lato. Se il
volto è triangolare, sì alla riga di lato, al ciuffo frangia e ai capelli
scalati a partire dal lobo dell'orecchio, lisci o leggermente ondulati. Con un
ovale perfetto, invece, via libera a qualunque pettinatura. La forma degli
occhi, del naso, delle orecchie, del mento e del collo sono altri parametri che
contribuiscono a identificare l'acconciatura giusta. Ma soprattutto, sostengono
gli esperti di hairtherapy, la cura dei capelli è uan filosofia e una
disciplina di vita, tagliare le chiome «significa liberarsi dei piccoli
infiniti traumi che subiamo ogni giorno (...). E' ripulire... dentro e fuori
noi stessi». Rinascere, insomma, e ricominciare.

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