| Ci sono 18 condannati in Parlamento. Gli inquisiti e i condannati in primo e secondo grado sono più di 70. Loro non molleranno mai, noi neppure. 350.000 firme per un Parlamento Pulito giacciono in una cantina del Senato a disposizione di Schifani e della P2. Lo psiconano e Topo Gigio Veltroni hanno fatto cadere Prodi, non Mastella. Hanno chiuso il varco aperto l'otto settembre con il Vday per ritardare il loro crollo. PD e PDmenoelle sono il vero problema del Paese. Il trionfo dell'antidemocrazia. Chi rappresentano veramente? Chi sono i veri padroni e ispiratori di Veltrusconi? ... [continua]
Vi ricordo l'appuntamento con Passaparola, in diretta con Marco Travaglio, domani alle ore 14.00. ... [continua]
| | di roby c (Voti: 45) leggi il post La legge non è uguale per tutti, in Italia. Sei di colore e rubi dei biscotti? Ti massacro a morte. Rubi miliardi, ma sei italiano? Ti metto al parlamento Viva i coloreds | | di D. D. In attesa delle decisioni politiche circa il destino della partecipazione della Regione Siciliana in Unicredit -magari in attesa di un recupero della quotazione- e mentre il presidente della Fondazione Banco di Sicilia ci stupisce con iniziative, forse, un tantino azzardate, è lecito considerare alternative alla riedizione di avventure bancarie già vissute? Mi permetto di avanzarne una. La conoscenza è una grande risorsa, capace di sostenere un'economia moderna, che presuppone un'unica fonte: il cervello. Poiché i cervelli esportati rappresentano una delle più apprezzate voci del Made in Sicily, perché non incentivarne il rientro per un'utile valorizzazione in casa? La Regione potrebbe prendere un asset di un certo valore del suo patrimonio, come ad esempio la partecipazione detenuta nel Gruppo Unicredit, metterlo sul mercato e, con il ricavato, investire nel medio-lungo termine nel campo della ricerca pura ed applicata. Le partecipazioni della Regione Siciliana e della Fondazione Banco di Sicilia (che fa capo ad enti pubblici locali) nella holding Unicredit valgono attualmente alcune centinaia di milioni di euro. Per evitare le classiche tentazioni dell'intermediazione politica così come della baronia universitaria locale e per assicurare una gestione assolutamente meritocratica, la Regione potrebbe costituire un trust di scopo cui trasferire adeguati capitali per realizzare nell'isola dei centri di ricerca capaci di sfornare brevetti e know how. Come è noto, il trust è un istituto che trasferisce la proprietà legale di un patrimonio dal disponente (settlor) al fiduciario (trustee) che ne può disporre, però, esclusivamente a favore di un beneficiario (beneficiary) e secondo le sue iniziali istruzioni. Il trustee dovrebbe quindi, su istruzioni irrevocabili della Regione, selezionare un comitato scientifico internazionale, proveniente dalle più prestigiose università del mondo, con il compito di individuare i campi di ricerca pura ed applicata più promettenti, selezionando responsabili e ricercatori, dotandoli infine di laboratori e di tecnologie adeguate. Il trustee (che non sarebbe una persona fisica, bensì una istituzione finanziaria internazionale che si avvarrebbe per il suo compito di società di cercatori di teste) avrebbe la responsabilità di sfornare a medio termine, attraverso i ricercatori messi a contratto a tempo determinato, brevetti che non sarebbe nemmeno necessario sfruttare industrialmente in Sicilia, ma che si potrebbero vendere al mercato per introitare royalty. Il flusso di royalty potrebbe servire a garantire il finanziamento di nuovi investimenti, così come a distribuire alla Regione, nella qualità di beneficiary, un dividendo. Cosa avremmo così concluso? Avremmo in Sicilia un'istituzione scientifica meritocratica di reputazione internazionale, impermeabile all'intermediazione politica e capace di attirare cervelli, siciliani o non, da tutto il mondo con contratti competitivi e la garanzia che nessuno potrà più distogliere i soldi che la Regione Siciliana vi avrà inizialmente devoluto dal loro alto scopo. La presenza di istituzioni scientifiche di livello in un territorio (vedi il caso di Cambridge) promuove infine la nascita di distretti produttivi più efficacemente di ogni altro incentivo economico o fiscale. Un trust gestito da primarie istituzioni internazionali, sottratto agli appetiti di politici e baroni universitari (le università siciliane sono tristemente in coda alle classifiche di qualità), potrebbe quindi contribuire al progresso della Sicilia meglio di qualunque banchetta di respiro regionale. Ogni epoca ha avuto i suoi governanti e ogni azione di governo ha avuto le sue priorità e le sue "visioni", lasciando talvolta ai posteri testimonianze durevoli del proprio passaggio. Quando lo stesso monumento, le stesse pietre sono state testimoni di avvicendamenti di governi e di governanti, almeno dal 1130 d.C. ai giorni nostri, come è il caso del più antico parlamento del mondo, Palazzo dei Normanni, qualche riflessione sorge spontanea. Proprio qui un illuminato governante, Federico II, ha consentito alla lingua e alla letteratura italiana di muovere i primi passi in una capitale del Mediterraneo già poliglotta (esempio di politica in favore della cultura). Sempre qui, altro governante, il vicerè Francesco D'Aquino, ha fornito i mezzi tecnologici ad un abate-astronomo che ha arricchito il nostro sistema solare della scoperta di un corpo celeste sino ad allora sconosciuto (esempio di politica in favore della ricerca scientifica pura). Perché allora non destinare oggi risorse per fermare i cervelli che fuggono, visto che il capitale umano è una delle risorse -sprecate- della Sicilia e che la ricerca è una priorità nazionale? Perchè Palazzo dei Normanni non dovrebbe promuovere ed accumulare moderni tesori come i brevetti? Quanti ricercatori si potrebbero stipendiare in questo modo? Una delle risorse meno sfruttate della Sicilia è l'intelligenza dei suoi giovani. Che futuro potrà mai avere una terra che si priva delle intelligenze migliori mentre mantiene e ingrassa tanti parassiti? Quanti studenti e ricercatori siciliani, laureatisi in prestigiose università italiane od estere, trovano poi occupazione nella loro terra? Che senso ha pagare un ricercatore mille euro al mese (fino a costringerlo ad emigrare all'estero) ed un usciere dell'ARS due o tre volte tanto? Se si dessero a dei ricercatori uno stipendio decente e cinque anni di tempo per sfornare un brevetto, in un ambiente adeguato e appositamente attrezzato, quante risorse si genererebbero sfruttando la migliore risorsa che riteniamo di avere, l'intelligenza? di Aldo Pecora, Rosanna Scopelliti - Coordinamento nazionale "Ammazzateci Tutti" Caro Beppe e caro blog, quando abbiamo deciso di fondare Ammazzateci Tutti, in quel lembo di terra meravigliosa e disgraziata che si chiama Calabria, abbiamo cercato di concentrare le poche, pochissime risorse disponibili e le tante, tantissime speranze, di tutta quella gente che non ce la faceva più a vivere "incellophanata" dall'omertà e, soprattutto, dalla paura. Per essere davvero liberi non ci siamo mai voluti legare a nessun carrrozzone, né politico né imprenditoriale. Solo con il tempo abbiamo capito che è stata una scelta coraggiosa, una sfida più grande di noi, che ha certamente appesantito - non di poco - le già tante preoccupazioni che avevamo comunque messo in conto. Pensate, invece, come sarebbe stato fin troppo conveniente e facile per noi sceglierci uno o più "Mecenate", anche i meno peggiori e, nel portare silenziosamente acqua al loro mulino, ottenerne laute ricompense in termini economico-logistici (apertura sedi, pubbliche relazioni con gente che conta, produzione di gadget, pianificazione di campagne pubblicitarie, ecc..). Ma abbiamo fatto la scelta di essere come gli straccioni di Valmy, abbiamo scelto di combattere contro mostri pieni di soldi e di potere, anche indicandoli con nome e cognome, a nostro rischio e pericolo, facendo ogni giorno la nostra parte anche se rimanevamo e rimaniamo sempre più ai margini dello studio, delle professioni, delle assunzioni, dei diritti di cittadini, mentre chi ha certamente meno titoli ma più amici nelle stanze del potere riesce a laurearsi, ottiene consulenze, incarichi, sponsorizzazioni. E il loro "esercito" diventa ogni giorno più potente ed incontrastabile, mentre il nostro fa i salti mortali per riuscire a sopravvivere e sostenere anche l'azione di magistrati ed uomini delle forze dell'ordine coraggiosi che si trovano finanche nella situazione di dover pagare loro la benzina delle auto di servizio o i toner nelle fotocopiatrici di caserme, commissariati e Procure. Adesso bisogna ragionare seriamente sul ruolo e l'incisività che Ammazzateci Tutti può rappresentare in Italia oggi e domani, se e quanto valga la pena continuare. E lo facciamo iniziando a fare i cosiddetti "conti": se in termini di consenso e sensibilizzazione il bilancio è in segno positivo ed in netta ascesa costante (partendo dalla Calabria oggi siamo in più di 8.000 ragazzi e ragazze in tutta Italia, dalla Lombardia, alla Sicilia, al Lazio, al Veneto, alla Puglia, al Piemonte, alla Campania), non possiamo dire altrettanto in termini di spese vive sostenute per mantenere aperta la baracca. E come se non bastassero le querele, le preoccupazioni, le intimidazioni implicite ed esplicite alle quali siamo ormai abituati, adesso ci troviamo nella situazione in cui - lo diciamo chiaramente - non possiamo più permetterci il "lusso" di continuare con le nostre attività sui territori e quelle telematiche. Partiamo dal nostro sito internet, generosamente ospitato gratuitamente sin dalla nascita su un piccolo server di una azienda calabrese alla quale abbiamo procurato, con la nostra presenza, solo e soltanto danni e preoccupazioni. A questi conti che non tornano dobbiamo aggiungere diverse migliaia di euro di debiti contratti (anche personalmente) nell'organizzazione delle nostre iniziative (sostenute solo parzialmente dalle poche Istituzioni alle quali ci siamo rivolti). Per questo ci appelliamo a tutti voi, chiedendovi un piccolo grande gesto di solidarietà; diventate nostri "azionisti", almeno noi cercheremo di non fare la fine di Parmalat e Alitalia. Lo facciamo stabilendo una data simbolica: il 16 ottobre prossimo, terzo anniversario dell'omicidio Fortugno e quindi della nostra "nascita". Se entro questa data non dovessimo riuscire a sanare ogni passivo saremo costretti a staccarci la spina da soli, archiviando prematuramente questa bellissima esperienza. Con la morte nel cuore. Dobbiamo dimostrarci persone serie, soprattutto con chi ci guarda da sempre con ammirazione, stima ed aspettative che non meritiamo, perché, come dice spesso Monsignor Giancarlo Bregantini, <> ed evidentemente noi abbiamo fallito, non riuscendo ad organizzare degnamente le speranze di tutti noi, di tutti voi. | | | | |
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