sudore e cipolle mentre bacia la sua Giulietta, tormentata dalle vesciche ai
piedi? Una ballerina racconta il dietro le quinte della danza, un mestiere non
per signorine
Con gli amici, a cena, è tutto un rimbalzare di «ti ricordi questo?», «ti
ricordi quell'altro», ma lei tace e sorride tristemente: non ha ricordi da
condividere con nessuno, una ballerina. Sempre altrove, è stata l'eterna
assente quando i coetanei organizzavano feste o uscite in discoteca, non si
ritrova nell'album di famiglia, non ha mai goduto della libertà di giocare o di
oziare, in compenso sa fin dalla più tenera età cosa vuol dire avere i piedi
martoriati dalle veschiche e quanto possa pesare una giovinezza che evapora
così, ore e ore alla sbarra per esercitarsi, magari inseguendo il sogno nel
cassetto di mamma. Ne vale la pena? È questa la domanda che Mariafrancesca
Garritano - autrice di La verità, vi prego, sulla danza, pubblicato da Edizioni
Italia Press - pone a se stessa e a tutti i colleghi che, come lei, vivono una
vita sulle punte.
«La risposta è sì - ci dice l'autrice -. Sì perché, anche se indietro non si
torna e i sacrifici fatti ormai sono fatti, io ho scelto di lottare, di non
mollare e di vivere intesamente. E comunque il mio è un percorso comune a
quello di qualunque lavoratore, ballerino e non». Talento precoce,
Mariafrancesca - nota nel mondo virtuale della rete come marygarret - ha
indossato le sue prime scarpette da ballo già a tre anni. E da lì non s'è più
fermata: entra a sedici anni nella scuola di danza scaligera, si diploma a
diciotto col massimo dei voti e il riconoscimento di Miglior allievo dell'anno
e inizia così la sua carriera in un mondo che, scopre presto a sue spese, non è
esattamente il tempio della pura dedizione all'arte che lei sognava.
«Quando si vedono le ballerine in scena - scrive -, tutte uguali, tutte
perfettamente pettinate e ben vestite, eteree nei loro tutù, nessuno immagina
che dietro possano esserci storie di corruzione, di minacce e di compromessi,
per mantenere il proprio posto sul palco». Una vita molto dura, insomma, fatta
di ferrea disciplina e di fatiche estenuanti (anche in estate, altrimenti il
ritorno all'attività è devastante!) in un ambiente dove invidie, rivalità e
ingiustizie sono all'ordine del giorno. «La danza non è per tutti» dicono i
professionisti del mestiere: verità sacrosanta, sottoscrive la Garritano.
«Eppure non consiglierei a una ragazza di lasciar perdere - continua
Mariafrancesca -. Del resto tutte le persone sono già di per sé molto critiche
verso se stesse, per cui ciascuno si rende conto da solo dei propri limiti, col
tempo».
Come sopravvivere, dunque? C'è chi si adegua come un camaleonte, dice la
Garritano, ma anche chi non riesce a riprendersi dallo sconforto di «constatare
che non tutti hanno ciò che si meritano». Ed ecco allora, in nome della «verità
che rende liberi», l'idea di marygarret di scrivere un libro che racconti le
serate solitarie di chi un'ora prima era illuminato dai riflettori del
palcoscenico e magari, da solo in una stanza d'albergo, si sta chiedendo se è
questa la vita che davvero voleva e che doveva renderlo felice. E più si
accresce il suo disagio psicologico, più il ballerino è in difficoltà perché
«solo una mente serena - argomenta marygarret - e un cervello sgombro possono
dargli la lucidità che occorre» sul palcoscenico.
Se è vero, come ci dice l'autrice, che l'ambiente di lavoro non è una
passeggiata per nessuno, un ballerino - e soprattutto una ballerina - sacrifica
molto della propria vita privata, a volte rinunciando anche alla maternità,
come racconta Mariafrancesca nel libro, per inseguire il sogno di un'eterna
giovinezza professionale. «A me non capiterà - ci dice l'autrice -: anche se in
questo momento non penso al mio futuro, ma focalizzo le mie energie sul
presente, ho sempre ben presente che quello della ballerina è un mestiere che
voglio fare mentre sto vivendo. Prima o poi dovrò fare delle scelte, è chiaro:
allora sicuramente farò prevalere la Mary donna sulla Mary ballerina».
Il mondo della danza si è ormai impoverito - spiega la ballerina scaligera-, è
sempre più marginale in assoluto e anche rispetto ai fondi destinati all'opera,
mancano stimoli e autentici maestri, manca addirittura la dotazione necessaria
di scarpette da ballo, mentre il ballo viene rappresentato come una «favoletta»
dalla televisione che se ne appropria con i suoi talent show. E in questi
reality ci sono insegnanti (l'allusione ad Alessandra Celentano è trasparente
anche se non esplicita) che tartassano delle povere allieve con una serie di
rimostranze e correzioni impossibili da recepire, fatte solo per dimostrarsi
professionisti tosti a cui non sfugge nulla, non certo per aiutare l'allievo a
migliorare.
«Passano messaggi sbagliati - ci dice ancora marygarret -. anche se è vero che
i ragazzi stessi, una volta che fanno la fila per entrare in una scuola
televisiva invece che in una scuola di teatro seria, non possono lamentarsi più
di tanto di quel che trovano». Il risultato di questa cattiva educazione è che
a una ballerina con anni di esperienza può accadere che i parenti, in spiaggia,
le chiedano se «ha il collo del piede». Del resto, rivela la Garritano, questo
particolare anatomico ossessiona davvero i ballerini, che tentano in ogni modo
di arcuare di più i propri piedi o arrivano a nasconderli negli scaldamuscoli
se ritengono di avere motivi per vergognarsene. «Devi avere i piedi che
parlano!» si intima nell'ambiente.
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