venerdì 3 ottobre 2008

IL RAZZISMO IN ITALIA

IL RAZZISMO IN ITALIA

 

Per quanto riguarda il nostro Paese, in Italia l'ideologia razzista è arrivata con un certo ritardo storico rispetto agli altri paesi; ma si è comunque manifestata in virtù di una presunta superiorità biologica, culturale e morale sulle popolazioni colonizzate dell'Africa (Etiopia, Libia) tra l'800 e il '900, e sugli ebrei, al partire ad 1943, durante gli anni di attiva collaborazione con il nazismo.

Successivamente, poi, il razzismo è riemerso dopo la Seconda Guerra Mondiale durante le immigrazioni dalle diverse regioni italiane e, ancor più recentemente, contro gli immigrati dai Paesi extracomunitari.

Me vediamo più nel dettaglio le varie fasi in un breve excursus storico.

Il Colonialismo italiano

Come abbiamo detto, mentre negli altri paesi l'ideologia razzista si è manifestata nel corso della seconda metà dell'800, in Italia è arrivata con relativo ritardo e, per lo meno all'inizio, in forme meno estreme. Questo ritardo è dovuto al fatto che in quel periodo, l'attenzione del governo italiano era concentrata sulla politica interna finalizzata ad una integrazione nazionale ancora in fieri.

Fu con il diffondersi e l'affermarsi in Italia delle discipline etnologiche ed antropologiche che si sviluppò l'attenzione per i popoli "altri", "primitivi", "selvaggi", "incivili", che stimolarono l'interesse dei governi De Pretis e Crispi per l'occupazione dei possedimenti coloniali in Africa; successivamente, nel 1911, col governo Giolitti, gli interessi coloniali italiani si rivolsero alla Libia, che fu soggiogata con strema durezza, dando inizio al razzismo anti-islamico che si andrà di lì a breve intrecciando con la nascente ideologia nazista.

La guerra d'Etiopia

Con il fascismo, la politica coloniale italiana si fece molto più forte e determinata di quella, giudicata troppo moderata, dei governi liberali. E sebbene nel discorso di Mussolini del 6 settembre 1934, venisse derisa e screditata l'ideologia dei nazisti tedeschi, molto presto anche l'Italia adottò e fece proprie convinzioni analoghe, peraltro niente affatto estranee ai concetti di base del movimento fascista, con cui furono legittimate le azioni di conquista dell'Etiopia.

Siamo negli anni '35-'36, quando, violando le regole internazionali, venne proclamata la nascita dell'Impero, la popolazione etiopica fu soggiogata in nome della superiorità della razza bianca, e fu combattuta con ogni mezzo ogni possibilità di mescolanza tra le razze.

La persecuzione contro gli ebrei

Sebbene Mussolini non avesse mai espresso palesemente una ostilità nei confronti degli ebrei, per ragioni essenzialmente politiche, tra il 1936 e il 1937 decise di prendere rigorosi provvedimenti volti all'emarginazione e alla persecuzione gli ebrei, cancellando con un colpo di spugna ogni autonomia concessa fino ad allora alle comunità ebraiche. Fondamentalmente, tra i vari motivi che spinsero il duce ad una tale risoluzione, la molla principale fu il desiderio di guadagnare credito agli occhi di Hitler e tentare un avvicinamento politico alla Germania, anche a costo di sacrificare la libertà e i diritti degli ebrei italiani. "In proposito va precisato che non vi è notizia di alcuna pressione specifica in quel senso da parte del governo nazista; la campagna antisemita nel nostro paese fu decisa da Mussolini in piena autonomia e riuscì a imporsi nella sostanziale passività della maggioranza degli italiani".

La deportazione

 

Tra il razzismo italiano di Mussolini e quello tedesco di Hitler ci fu una sostanziale differenza: mentre nel primo caso tale ideologia sorse solo in un secondo momento della storia del fascismo e sotto la spinta delle ambizioni e delle strategie politiche di Mussolini; nel secondo l'ideologia razzista faceva parte integrante di quella nazista fin dalle origini.

Ma entrambi sfociarono nella persecuzione violenta degli ebrei e nella loro deportazione in massa nei campi di sterminio. Ed è sulla base delle già citate convinzioni che, purtroppo, come ben sappiamo, indipendentemente dall'età, dal sesso, dal ceto e ruolo sociale, milioni di ebrei furono sterminati senza pietà. Coloro che sono sopravvissuti, non solo rimasero privi di tutti i propri beni, ma ancora oggi portano il segno delle ferite di quei terribili anni.

Quando si parla di deportazione e sterminio degli ebrei, pensiamo sempre solo ai nazisti e alle responsabilità tedesche; di fatto la complicità, la partecipazione degli italiani in quei tragici eventi fu considerevole e per troppo tempo taciuta. Ma tacere sui fenomeni di razzismo non aiuta a comprenderne le cause profonde ad evitare che tali fatti del passato possano verificarsi di nuovo e, soprattutto, il silenzio non favorisce un percorso di coscientizzazione e di riflessione critica ed autocritica che faccia da "scudo" ad atteggiamenti razzisti nei confronti di tutte quelle "minoranze" o gruppi "altri", sociali o religiosi che siano, presenti oggi nel nostro Paese.

http://www.volint.it/scuolevis/razzismo/italia.htm

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