venerdì 3 ottobre 2008

«Torna nella giungla», razzismo a scuola

«Torna nella giungla», razzismo a scuola

Una giovane maestra precaria offende un bimbo davanti ai genitori adottivi. La preside: «Non ho il potere di licenziarla»

Una scena del film «La classe - Entre les murs» di Laurent Cantet, sui problemi della scuola attuale
Una scena del film «La classe - Entre les murs» di Laurent Cantet, sui problemi della scuola attuale
Lunedì pomeriggio, lezione di matematica in una scuola elementare di Milano. C'è un po' di confusione in prima. La maestra, una giovane precaria arrivata in quell'istituto da meno di un mese, non riesce a gestire la classe. Perde il controllo, urla e insulta gli alunni. «Asini», «bestie», grida. Trascende. «Stronzi», dice. Poi, a fine lezione, davanti a genitori e piccoli, si rivolge alla mamma adottiva di un bimbo di colore: «Signora, lo riporti nella giungla». Il giorno dopo l'insegnante viene sollevata dall'incarico. Razzismo, inesperienza, incapacità di insegnare. Difficile capire cosa sia scattato nella testa di quella docente che già dai primi giorni di lezione aveva suscitato qualche perplessità nelle famiglie. Un crescendo. Fino all'episodio di questa settimana.
«Martedì mattina — racconta la preside, Maria Cristina Rosi — i genitori del piccolo erano nel mio ufficio. Mi hanno raccontato tutto, lasciandomi senza parole. Dopo tre minuti ho convocato la docente. Mi tremava la voce per l'indignazione». Nessun licenziamento. Tantomeno sospensione. «Non abbiamo il potere per emettere certi provvedimenti — confessa la dirigente — e questo mi distrugge». Unica arma possibile: «Ho "consigliato" alla maestra di mettersi in malattia. Del resto una persona che ha certe rezioni ha bisogno di cure. E sicuramente non può stare vicino ai bambini».
Armi spuntate contro docenti inaffidabili e fannulloni. Nonostante la volontà di tanti dirigenti coraggiosi che, come Maria Cristina Rosi, non hanno paura di denunciare quello che a scuola non funziona. «Mi opporrò in tutti i modi— dice — all'immissione in ruolo di questa docente». Come? «Ancora non lo so, cercherò di produrre una serie di documenti che mettano alcuni punti in chiaro». Troppi docenti impreparati, incapaci di confrontarsi con la classe. E un sistema, quello del loro reclutamento, che piace sempre meno ai dirigenti scolastici.
«Se potessi assumere io, magari affiancata da una commissione — dice la dirigente Rosi — sarebbe tutto più facile». Invece ora nelle sue tre scuole elementari (820 alunni) due insegnanti sono assenti per malattia «e anche se conosco chi potrebbe sostituirli devo rispettare la graduatoria. Con il risultato che oggi (ieri per chi legge) avevo 17 genitori infuriati nel mio ufficio ». La certezza: «Non c'è garanzia di avere maestri all'altezza ». Peccato, conclude la preside: «Il personale poco qualificato danneggia solo i bambini».

Annachiara Sacchi/Corriere

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