venerdì 3 ottobre 2008

Razzismo in Italia - Cinese pestato a Roma: E i ragazzi in caserma: «Nun ce ne frega gnente»

Razzismo in Italia
Cinese pestato a Roma: E i ragazzi in caserma: «Nun ce ne frega gnente»



Felpa e orecchino, non sembrano preoccupati: Lo sfogo di un agente: i genitori se la prenderanno con noi

Il cinese pestato (Emmevì)
Il cinese pestato (Emmevì)
ROMA — Il ragazzo, alto e secco, capelli corti, felpa bianca e jeans col cavallo bassissimo, guarda fisso nel vuoto. La madre è appoggiata al muro, il padre gli si fa sotto e lo aggredisce.

A parole, per adesso: «Che hai combinato? Eh? È questo il rispetto che porti per noi?». Quello prova a rispondere: «Io non c'entro, stavo a Cinecittà!». «Ah sì? — ribatte l'uomo — e allora com'è che mo' stai qua?», e parte uno schiaffone. Il ragazzo non s'azzarda a reagire, resta muto guardando il nulla. La madre ha il tempo di dire «Che vergogna! », poi s'accascia a terra. «Chiamate l'ambulanza», grida un vigile urbano. Alle otto e mezzo di sera, al terzo piano della sede della polizia municipale di Tor Bella Monaca va in scena il seguito dell'aggressione al cittadino cinese Tong Hongsheng, ricoverato con trenta giorni di prognosi. Il ragazzo che ha rimediato lo schiaffo è uno di quelli accusato della violenza. Gli altri sono in una stanza vicina, in attesa che arrivi il loro turno: notifica della denuncia a piede libero per lesioni e riconsegna alle famiglie.

« Mì padre me gonfia » dice uno stravaccato, orecchino e mutande in bella vista sotto i jeans. Ma non sembra preoccupato più di tanto. Quanti anni hai? «Quindici, faccio il primo all'istituto tecnico, l'anno scorso m'hanno steccato. Io co' sta storia nun c'entro », dice. Ma anche lui è stato riconosciuto, come gli altri. Il seguito giudiziario della storia in cui è coinvolto un gruppo di minorenni che — se sono stati loro — mostrano di non avere la minima idea di ciò che hanno fatto, si vedrà. Per adesso c'è la disperazione di quei genitori quarantenni, l'indifferenza degli accusati, un po' di strafottenza. E la preoccupazione di un vigile che s'affaccia fuori, controlla, rientra e chiude la porta. «Magari ora arrivano i genitori dell'altro tipo — spiega guardando quelli del ragazzo in felpa bianca —, che invece di prendersela coi figli si sfogano contro di noi». È successo tante altre volte, dice: padri e madri che accusano «le guardie» e si schierano dalla parte dei ragazzi. Quelli di ieri li hanno riconosciuti e presi mentre vagavano per i cortili e le strade di questo quartiere che in realtà è una città di media grandezza, 230.000 abitanti per 120 chilometri quadrati a sud-est di Roma, tanto cemento ma anche qualche spazio verde. Vagavano come tutti i giorni e come tanti altri, che spendono le loro giornate « a annà in giro », come racconta uno di quelli chiusi al terzo piano. Qualcuno ha il motorino, qualcun altro no, quasi tutti uno o più orecchini. Del razzismo, dicono, degli stranieri e degli immigrati « nun ce frega gnente. Lo vedi lui? — e indicano un ragazzo dalla pelle un po' scura —. È tunisino e amico nostro. Capito?». Capito.

Però qualcuno il cinese l'ha picchiato. E lunedì qualcun altro ha picchiato un ragazzo di colore. E altri ancora hanno assaltato un'ambulanza. Aggressioni e vandalismi avvengono non di rado, anche se la nuova dirigente del commissariato di polizia, Stefania Strada, non si scoraggia: «È un quartiere difficile, certo, con centinaia di persone sottoposte alle misure di prevenzione e dove è difficile che un testimone racconti qualcosa. Però non credo si possa parlare di intolleranza razziale». Stranieri ce ne sono tanti. L'altra sera da un appartamento sono saltati fuori sei nigeriani senza permesso di soggiorno, e due sono stati arrestati perché già sorpresi in precedenza. Altri numeri dell'ultima settimana di lavoro della polizia: 356 persone identificate, 4 arrestate (una per violazione della legge sugli immigrati e 3 per spaccio di droga), 3 denunce a piede libero, 60 grammi di hashish sequestrati, una macchina rubata ritrovata. Ogni giorno girano otto Volanti, oltre alle auto dei carabinieri e quelle della Municipale. Che sia troppo poco per 230.000 abitanti s'intuisce facilmente, così come s'intuiscono gli altri problemi dal racconto del dottor Giuseppe Sica, chirurgo all'ospedale di Tor Vergata dov'è ricoverato il cinese vittima dell'aggressione di ieri. «Accoltellati e feriti da arma da fuoco ne arrivano spesso — dice —, quasi sempre sono stranieri vittime di altri stranieri. Molti sono rumeni e di altri Paesi dell'Est, meno di colore. Non sempre raccontano quello che è successo, anzi. Un mese fa è arrivato un cinese con la gola tagliata, l'ho suturato, se n'è andato e non l'ho più visto ». Anche il dottore dice che «è una zona difficile», sebbene ciò che gli capita sotto gli occhi, soprattutto durante i turni di notte, non sia solo il frutto di quanto accade a Tor Bella Monaca, ma in altre borgate vicine e simili. Altri pezzi di Roma, con gli stessi problemi e le stesse facce, gli stessi genitori e gli stessi figli.

Giovanni Bianconi

http://www.corriere.it/cronache/08_ottobre_03/ragazzi_caserma_bianconi

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