giovedì 4 marzo 2010

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ZENIT

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Servizio quotidiano - 04 marzo 2010

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Il Papa esprime il suo dolore per le vittime della tormenta Xynthia
In un messaggio letto alla fine di una Messa di suffragio
PARIGI, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha espresso le sue "sentite condoglianze" ai familiari delle vittime della tormenta Xynthia e la sua vicinanza a tutte le persone colpite "da questa catastrofe".

Lo ha fatto attraverso un messaggio che il Vescovo di La Rochelle e di Saintes, monsignor Bernard Housset, ha letto al termine di una Messa celebrata questo mercoledì nella Cattedrale di Saint Louis della città di La Rochelle in suffragio delle dodici vittime dei dipartimenti della Vandea e del Charente-Maritime.

Benedetto XVI ha assicurato che "affida i defunti alla misericordia di Dio e prega perché la solidarietà generosa permetta alle persone colpite da questo dramma, soprattutto quelle che hanno perso tutto, di trovare il sostegno e l'assistenza di cui hanno bisogno".

Dopo essere stato informato delle conseguenze del violento temporale, il Pontefice ha invocato "di tutto cuore" "abbondanza di benedizioni divine per tutte le persone duramente provate".



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Mons. Piacenza: il sacerdozio è un dono, non un diritto
Messaggio del segretario della Congregazione per il Clero ai sacerdoti
CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il sacerdozio è un dono di Dio, e quindi non si può esigere come un diritto, spiega il segretario della Congregazione per il Clero.

Nel cuore dell'Anno Sacerdotale, l'Arcivescovo Mauro Piacenza ha inviato ai sacerdoti del mondo un messaggio per riflettere sulla preghiera di consacrazione che il Vescovo ha pronunciato su di loro in occasione della loro ordinazione sacerdotale.

Guidato da questa preghiera, monsignor Piacenza mostra che il sacerdozio è "essenzialmente un dono" di Dio, e quindi comporta "una dignità che tutti, fedeli laici e clero, sono sempre chiamati a riconoscere".

"Si tratta di una dignità che non viene dagli uomini, ma che è puro dono di grazia, al quale si è chiamati e che nessuno può rivendicare come diritto", spiega.

"La dignità del presbiterato, donata dal 'Padre Onnipotente', deve trasparire nella vita dei sacerdoti: nella loro santità, nell'umanità accogliente e piena di umiltà e carità pastorale, nella luminosità della fedeltà al Vangelo e alla dottrina della Chiesa, nella sobrietà e solennità della celebrazione dei divini misteri, nell'abito ecclesiastico".

"Tutto, nel Sacerdote, deve ricordare, ad egli stesso ed al mondo, che è stato fatto oggetto di un dono immeritato ed immeritabile, che lo rende presenza efficace dell'Assoluto nel mondo, per la salvezza degli uomini".

Monsignor Piacenza sottolinea quindi che "lo Spirito di santità, del quale si implora sia rinnovata l'effusione, è garanzia per poter vivere 'in santità' la vocazione ricevuta e, nel contempo, condizione della possibilità stessa di 'adempiere fedelmente il ministero'".

Questa fedeltà, rileva, "è l'incontro splendido tra la libertà fedele di Dio e la libertà creata e ferita dell'uomo, il quale tuttavia, per la potenza dello Spirito, diviene capace sacramentalmente di 'guidare tutti ad una integra condotta di vita'".

"Lungi dal ridurre il ministero presbiterale a categorie moralistiche, tale esortazione indica la 'pienezza' della vita: una vita che sia realmente tale e che sia integralmente cristiana".

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Premio internazionale "Tommaso d'Aquino" a mons. Ravasi

ROMA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Questo venerdì sarà conferito a mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, il premio internazionale “Tommaso d’Aquino” (Aquino, Chiesa della Madonna della Libera, ore 17,00).

Il riconoscimento viene conferito ogni anno dalla commissione del Circolo San Tommaso ad una personalità che si è distinta nei vari ambiti della cultura per la diffusione del pensiero tomista.

Fondato da alcuni giovani di Aquino e riconosciuto da mons. Luca Brandolini, vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, il 7 marzo 2009 in occasione del 35° anniversario della visita alla città di Paolo vi nel 1974, il Circolo ha l’obiettivo di promuovere la figura e il pensiero del filosofo e umanista aquinate. Presidente dell’istituzione è Tommaso Di Ruzza, del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Tra i componenti della Commissione, nella sezione cultura, figurano Lluís Clavell, presidente della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino; Francesco D’Agostino, docente di filosofia del diritto presso l’Università degli Studi “Tor Vergata” di Roma; Antonio Fazio, governatore emerito della Banca d’Italia; Walter Senner, preside dell’Istituto San Tommaso, della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino e Manlio Sodi, presidente della Pontificia Accademia di Teologia.

Ogni anno il Circolo conferisce anche il premio “Veritas et amor”, una borsa di 3 mila euro destinata ad una tesi o una monografia che attualizzi il pensiero di San Tommaso (per la sezione cultura) ed una borsa analoga per un’opera d’arte con Tommaso d’Aquino come soggetto (sezione arte).

Mons. Ravasi interverrà sul tema: "Tommaso d'Aquino modello di umanesimo".

Il programma delle celebrazioni per la festa di San Tommaso, che ha annoverato anche una mostra fotografica e un premio riservato ai ragazzi delle scuole, terminerà sabato 6 marzo, alla Casa di San Tommaso, con la presentazione del volume Introspezione Medioevale. Analisi dei vizi in San Tommaso d’Aquino, della Libreria Editrice Vaticana, a cura di Samuele Sangalli.

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Notizie dal mondo


"Il pontificato di Pio XII sarà accessibile entro cinque anni a tutti i ricercatori"
Il direttore dell'Archivio Segreto Vaticano alle Giornate di Storia alle Canarie
LAS PALMAS DE GRAN CANARIA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il direttore dell'Archivio Segreto Vaticano, monsignor Sergio Pagano, ha affermato questo lunedì durante l'inaugurazione delle XIII Giornate di Storia della Chiesa alle Canarie (Spagna) che "il pontificato di Pio XII sarà accessibile entro cinque anni a tutti i ricercatori".

Le Giornate sono organizzate dall'Istituto Superiore di Teologia delle Isole Canarie (ISTIC) e sono in svolgimento fino a questo giovedì, accolte da una grande attenzione mediatica, ha reso noto a ZENIT Julio Roldán, della Diocesi delle Canarie.

Lo stesso titolo suscita interesse: "L'Archivio Segreto Vaticano, eredità di fronte all'oblio. Il patrimonio documentario delle Canarie".

Il direttore dell'Archivio Segreto Vaticano ha aperto le Giornate. Elías Zait, direttore del dipartimento di Storia della Chiesa dell'ISTIC e organizzatore delle Giornate, ha sottolineato quanto sia stata straordinaria e singolare la presenza di questo primo oratore.

In questi giorni sono stati perseguiti due obiettivi: da un lato analizzare le circostanze sociali del XIX secolo fino al 1939, dall'altro esporre alcuni fatti alla luce della documentazione presentata.

All'interno della programmazione del corso 2007 di Storia della Chiesa c'era la ricerca sull'Archivio Segreto Vaticano. Nell'équipe di lavoro ci sono Ruymán Hernández, Teresa Murillo, Graciela García e José Miguel Barreto. Ci si è recati in Vaticano e sono stati studiati circa 1.300 documenti digitalizzati.

Monsignor Pagano, 61 anni, originario di Genova, è esperto di liturgia e diplomato in Paleografia e Archivistica nella scuola vaticana di cui è vicerettore. Da 32 anni è membro attivo dell'Archivio Segreto Vaticano, dove ha iniziato come scrittore, passando per vari incarichi fino ad arrivare ad esserne attualmente prefetto.

Professore di diplomazia pontificia e di archivistica, membro dell'Accademia di San Carlo a Milano, dal 1985 è consultore della Congregazione per le Cause dei Santi e dal 1997 membro della Pontificia Commissione per il Patrimonio Culturale della Chiesa. Ha scritto 167 opere.

Ha appena pubblicato la nona edizione del processo a Galileo. La prima era del 1984, ma mancavano dei documenti che in quel momento non erano disponibili.

Nell'intervento inaugurale, intitolato "L'Archivio Segreto Vaticano: un tesoro per la storia", monsignor Pagano ha presentato una rapida panoramica in cui si descrive la sua evoluzione dall'inizio ai giorni nostri.

L'Archivio è stato fondato da Paolo V nel XVII secolo e aperto da Leone XIII agli studiosi di tutto il mondo nel 1881. E' una delle istituzioni più prestigiose della Chiesa cattolica in ambito culturale e una delle più ammirate nel contesto della ricerca storiografica.

Alcuni documenti sono andati perduti per le vicissitudini storiche. Non c'è quasi niente che sia anteriore all'anno Mille. Con il tempo è stato ampliato grazie all'attività della Santa Sede nel mondo e all'incorporazione di archivi privati o della Curia.

A Paolo VI si deve l'ultimo ampliamento logistico, la costruzione attuale sotto il Cortile della Pigna del nuovo archivio sotterraneo formato da due piani, con 31.000 metri cubi di capacità e 43.000 metri lineari di scaffali.

Non basta una vita per conoscerlo, e una persona che viva cent'anni potrebbe arrivare a conoscerne solo un terzo. Ci sono settori più studiati, altri completamente ignorati. Ogni giorno lo frequentano tra i sessanta e i settanta ricercatori, che in alcuni mesi arrivano a novanta. Provengono da tutto il mondo, ma soprattutto dall'Europa.

Le Segreteria di Stato e le Nunziature Apostoliche aumentano i fondi insieme a documenti di privati, famiglie, donazioni...

Attualmente ci si sforza di presentare tutti gli inventari su supporti informatici. Sono a disposizione dei ricercatori in un sistema intranet, poi gli indici verranno posti su Internet (mai i documenti). Tutti i registri papali del XII secolo sono in DVD, e l'Archivio della Segreteria di Stato è in gran parte microfilmato.

E' aumentato il numero dei ricercatori che aprono i documenti del pontificato di Pio XI, e si possono già vedere i primi risultati di ricerca sulla Guerra Civile Spagnola.

Circa l'apertura della documentazione relativa al pontificato di Pio XII, monsignor Pagano pensa che sia possibile entro cinque anni, ma la decisione finale spetta al Papa. Per ora è chiuso, ma quando verrà aperto tutti i ricercatori potranno consultarne il contenuto senza alcuna censura.

Attualmente si lavora su milioni di testi relativi al periodo tra il 1939 e il 1958, anno della morte di Pio XII.

"La Santa Sede ha tutto l'interesse ad aprire domani stesso, perché non c'è paura - ha dichiarato monsignor Pagano -. Non si è ancora pronti per ragioni scientifiche. Bisogna numerare, protocollare, conservare, registrare, mettere in ordine tutte le lettere".

"Quando si aprirà il materiale relativo al pontificato di Pio XII ci saranno precisazioni, contestualizzazioni, ma non ci si aspetta niente di misterioso o che rappresenti una sorpresa. Si constaterà il gran bene che ha fatto Pio XII in relazione agli ebrei".

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Spagna: gioia della Chiesa per la prossima visita del Papa
Il Cardinale Martínez Sistach invita a prepararsi spiritualmente

MADRID, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- La notizia del viaggio che il Papa compirà nel Paese a novembre “riempie di gioia la Chiesa in Spagna”, ha indicato la Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) in un comunicato pubblicato questo mercoledì.

La CEE si è impegnata a collaborare “in tutto ciò che è necessario” con le Arcidiocesi di Santiago de Compostela e di Barcellona, che Benedetto XVI visiterà il 6 e il 7 novembre rispettivamente.

Il comunicato indica che “tutti i fedeli e le comunità cristiane sono invitati a elevare preghiere, già da ora, per il felice esito della visita del Santo Padre e per i suoi frutti apostolici”.

Anche l'Arcivescovo di Barcellona, il Cardinale Lluís Martínez Sistach, ha invitato a prepararsi spiritualmente alla visita del Papa.

“Disponiamoci tutti a preparare questa visita del Santo Padre e prepariamoci con la preghiera e la solidarietà verso i poveri e i bisognosi”, ha detto in una conferenza stampa di questo mercoledì in cui ha annunciato che Benedetto XVI consacrerà il tempio della Sagrada Familia il 7 novembre.

Il Cardinale Martínez Sistach ha chiesto la collaborazione della Chiesa locale, delle autorità, delle istituzioni e dei mezzi di comunicazione.

“Dobbiamo manifestare il nostro ringraziamento e il nostro affetto al Santo Padre, con la nostra preghiera costante per il suo ministero di successore dell'apostolo Pietro al servizio di tutta la Chiesa e la nostra accoglienza filiale, devota ed entusiasta quando verrà a Barcellona e starà tra noi”.

Per l'Arcivescovo di Barcellona, “la presenza del Papa alla consacrazione di questo tempio della Sagrada Familia esprime l'importanza che hanno il matrimonio e la famiglia per il bene delle persone, della Chiesa e della società, e come si deve lavorare al servizio della difesa e dell'aiuto alle famiglie”.

Ha anche indicato che il tempio, monumento religioso patrimonio dell'umanità, “è la chiesa più importante per il suo significato artistico nel mondo”, “conosciuta ovunque e visitata da milioni di persone di tutti i Paesi dei cinque continenti”.

L'Arcivescovo di Santiago de Compostela, monsignor Julián Barrio, la cui Diocesi verrà visitata dal Papa il 6 novembre nel contesto dell'Anno Giacobeo 2010, ha “ringraziato di cuore il Santo Padre per il fatto di voler venire a Santiago come un pellegrino della fede, dando testimonianza di Cristo risorto”.

“Per noi è davvero una grande gioia accogliere qui il Santo Padre”, ha aggiunto, segnalando che “ciò aiuterà senza dubbio tutti noi ad animare la nostra speranza cristiana in un momento in cui abbiamo davvero bisogno di questo impulso spirituale”.

In questo senso, ha confessato che “il momento che stiamo vivendo non è facile” e ha dichiarato che “dobbiamo rivitalizzare la nostra fede per rivitalizzare la convivenza sociale e tutto ciò che si riferisce alle preoccupazioni che stiamo vivendo”.

“Questa rivitalizzazione deriverà dalla luce della fede e ci aiuterà a trovare soluzioni adeguate – che tutti noi desideriamo – in base a questi principi e fondamenti della nostra fede”, ha sottolineato.

In alcune dichiarazioni a un gruppo di giornalisti raccolte dall'agenzia SIR, il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, S.I., ha indicato che la consacrazione dell'altare della Sagrada Familia da parte del Papa è “un atto significativo che è anche un apprezzamento per la figura e l'arte di questo architetto del quale è in atto un processo di beatificazione”.

Il portavoce vaticano si è anche riferito anche a Santiago de Compostela, definendolo un “centro dal grande significato europeo”.

Devono ancora essere profilati i dettagli e gli atti del viaggio, che non era previsto inizialmente nel calendario di quest'anno.

Quello in Spagna sarà il quinto viaggio internazionale del 2010, insieme a quelli programmati a Malta (17 e 18 aprile), in Portogallo (dall'11 al 14 maggio), a Cipro (dal 4 al 6 giugno) e nel Regno Unito (dal 17 al 19 settembre).

Benedetto XVI ha previsto anche quattro visite pastorali in Italia. Le destinazioni sono Torino, Sulmona, Carpineto Romano e Palermo.



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La fecondazione assistita aumenta il rischio di morte dei feti
Rivelazioni di una ricerca effettuata in Danimarca

di Carmen Elena Villa

COPENHAGEN, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Uno studio effettuato nell'Ospedale dell'Università di Aarhus (Danimarca) ha rivelato che i feti frutto di tecniche di riproduzione assistita hanno un rischio quattro volte superiore di nascere morti rispetto a quelli concepiti in modo naturale.

I risultati dello studio sono stati pubblicati di recente sulla rivista della Società Europea di Riproduzione ed Embriologia Humana Human Reproduction.

La ricerca ha analizzato più di 20.000 gravidanze, constatando che su ogni mille donne che concepiscono in modo assistito, con metodi come la fecondazione in vitro (FIV) e l'iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI), 16,2 danno alla luce un bambino morto, mentre nello stesso numero di donne che non utilizzano questi metodi il rischio scende a 3,7.

Nonostante questi risultati, la direttrice della ricerca, Kirsten Wisborg, ha affermato che chi si sottopone a queste cure “non deve preoccuparsi”, perché “ciò non indica necessariamente che l'aumento del rischio di morte fetale sia spiegato dall'infertilità, potendo essere provocato da altri fattori come la tecnologia con cui si applicano la FIV o la ICSI o alcune differenze fisiologiche nelle coppie che si sottopongono a tali trattamenti”.

ZENIT ha consultato il ginecologo spagnolo Esteban Rodríguez Martín, membro della piattaforma Ginecologi per il Diritto di Vivere (DAV), per il quale la fecondazione assistita “presuppone un alto costo di vite umane”.

“Questo innovativo lavoro di ricerca dimostra che l'inefficienza (dei metodi di riproduzione assistita) non solo aumenta la morte degli embrioni nei tubi di prova e nei congelatori, ma anche quella dei bambini a termine”, ha dichiarato.

Rodríguez ha anche segnalato l'importanza del fatto che “le coppie siano informate dei rischi che rappresentano per i loro figli le tecniche di trasferimento e produzione artificiale di embrioni”.

I dati

La ricerca ha analizzato 20.166 donne in gravidanza, l'82% delle quali aveva concepito in modo naturale e il 10% un anno dopo il primo tentativo. Tra le altre, il 4% aveva concepito con un trattamento di FIV e ICSI e il 4% con altre forme di cura.

In questo campione, tutte le donne erano incinte per la prima volta e aspettavano un unico figlio. E' stato predisposto un registro di storia ostetrica di ogni donna, analizzando fattori come il tempo necessario per rimanere incinta, le cure utilizzate e l'età.

Si è tenuto conto anche di abitudini come il tabagismo, il consumo di alcool e caffè durante la gravidanza, lo stato civile, il livello di educazione e lo stato psicologico.

Lo studio ha concluso che le donne che hanno dimostrato meno rischi di avere un bambino morto alla nascita erano quelle che avevano concepito in modo naturale, senza alcun tipo di cura. Tra quelle che hanno concepito in modo spontaneo in un lasso di tempo di 12 mesi, il rischio è stato di 3,7 ogni mille, e tra quelle che hanno impiegato più di un anno per concepire di 5,4 per 1.000.

Per Esteban Rodríguez, la fecondazione assistita sta “portando alla mercantilizzazione della vita umana”.

“L'industria della produzione embrionale, facendo leva su un sentimentalismo superficiale e sulla sofferenza per non poter avere figli di migliaia di coppie in tutto il mondo sviluppato, ostinato a ritardare e a pianificare artificialmente la maternità, rende gli embrioni delle cose riservando loro un trattamento indegno dell'essere umano”, ha denunciato.

“Congelamenti, sperimentazioni, selezioni eugenetiche, anche trasferimenti a coppie di donne unite da vincoli affettivo-sessuali sono alcuni esempi di questa mercantilizzazione e 'cosificazione' di questo affare lucrativo che è diventato la cura dell'infertilità”, ha concluso il ginecologo.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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Giornata Mondiale della Gioventù


120.000 italiani assisteranno alla Giornata Mondiale della Gioventù
Delegazioni di Olanda, Italia e Portogallo hanno visitato Madrid

MADRID, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Vari Paesi europei hanno già iniziato la preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Madrid. Nelle ultime settimane, le delegazioni delle Conferenze Episcopali di Olanda, Italia e Portogallo hanno visitato la Spagna per coordinare la loro presenza e la preparazione all'evento dell'estate 2011.

La delegazione italiana ha visitato Madrid la settimana scorsa, ha reso noto l'Ufficio Stampa della GMG 2011. Durante la loro permanenza nella capitale spagnola, i delegati hanno incontrato i responsabili dei vari dipartimenti della Giornata per coordinare i preparativi con il Comitato Organizzatore Locale.

I delegati italiani hanno anche aiutato gli organizzatori madrileni grazie alla loro esperienza per la celebrazione della GMG a Roma nel 2000. I responsabili della delegazione italiana calcolano che dall'Italia arriveranno circa 120.000 persone.

I giovani olandesi preparano già il conto alla rovescia per la Giornata della Gioventù Diocesana, che si celebrerà la Domenica delle Palme nelle sette Diocesi del Paese. Quel giorno darà il via alla promozione della GMG.

Il passo seguente sarà agli inizi di novembre, quando si svolgerà un Incontro Nazionale della Gioventù con lo sguardo già posto su Madrid 2011. Secondo alcuni dati della Conferenza Episcopale Olandese, tra i 2.000 e i 2.500 giovani del Paese parteciperanno alla GMG spagnola.

Il Portogallo è uno dei Paesi con più atti programmati in vista della Giornata. La Delegazione per la Gioventù ha previsto vari eventi con giovani durante il prossimo anno e mezzo.

A maggio il Papa visiterà Fatima, cosa che rappresenterà “un'ottima occasione per sensibilizzare i giovani”, ha commentato Pablo Lima, delegato per la Gioventù della Conferenza Episcopale Portoghese.

Il Santuario di Fatima è uno dei centri nevralgici principali per la preparazione della GMG. Tutti gli anni, nel primo fine settimana di maggio, si celebra “Fatima Giovane”, un pellegrinaggio annuale di giovani. Le prossime due edizioni sono dedicate alla GMG del 2011.

Ad agosto i giovani portoghesi si recheranno con altri giovani europei a Santiago de Compostela per il Pellegrinaggio Europeo Giovane. Nella capitale galiziana raccoglieranno la testimonianza della Croce della GMG, con cui faranno un percorso di dodici giorni per le venti Diocesi portoghesi, dall'8 al 20 agosto. A metà del mese, il 14 e il 15, la Croce sarà nel Santuario di Fatima. Dopo il viaggio in Portogallo, la Croce proseguirà il suo itinerario nelle Diocesi spagnole.





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Dottrina Sociale e Bene Comune


Studiare il "Compendio della dottrina sociale della Chiesa"

di mons. Angelo Casile*

ROMA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, promulgato il 25 ottobre 2004, dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, è una raccolta elaborata per esporre in maniera sintetica, ma esauriente, l’insegnamento sociale della Chiesa. Non si tratta, però, di una semplice sintesi, bensì di una elaborazione sistematica che interpreta tutto il percorso compiuto dal Magistero sociale ed è offerta a tutti gli uomini per aiutarli ad orientarsi nella complessità del vivere.

Il testo è dedicato agli uomini e alle donne del nostro tempo: ai suoi compagni di viaggio, la Chiesa offre la sua dottrina sociale. I primi destinatari sono i Vescovi, poi i sacerdoti, i laici, le religiose, i formatori, le comunità cristiane, i fratelli delle altre chiese e i seguaci delle altre religioni, nonché uomini e donne di buona volontà, seguendo la definizione del Concilio, che si impegnano a servire il bene comune. La Chiesa, popolo pellegrinante, si inoltra nel terzo millennio dell’era cristiana guidata da Cristo pastore grande, via, verità e vita.

L’allocuzione “dottrina sociale” risale a Pio XI, che la usa nella lettera enciclica Quadragesimo anno (15 maggio 1931). Pio XII parlerà di “dottrina sociale cattolica”, nel 1941, e di “dottrina sociale della Chiesa”, nel 1950. Da quel momento la dizione “dottrina sociale della Chiesa” designa il corpo dottrinale riguardante temi di rilevanza sociale, che a partire dalla prima Enciclica sociale, la Rerum Novarum di Leone XIII (15 maggio 1891), si è sviluppata nella Chiesa attraverso il Magistero dei Romani Pontefici e dei Vescovi, in comunione con essi.

È bene ricordarsi sempre «che la dottrina sociale è della Chiesa, perché la Chiesa è il soggetto che la elabora, la diffonde e la insegna. Essa non è prerogativa di una componente del corpo ecclesiale, ma della comunità intera» (Compendio, 79). La dottrina sociale non è un ricetta magica che risolve tutti i problemi!

Il testo del Compendio si compone dell’introduzione, di tre parti e di una conclusione.

L’introduzione ci prospetta l’impegno per “Un umanesimo integrale e solidale” (nn. 1-19) e ci presenta una Chiesa che «cammina insieme a tutta l’umanità lungo le strade della storia» (n. 18).

La parte prima si sofferma sulla dimensione teologica, offre cioè i principi fondamentali «sia per interpretare che per risolvere gli attuali problemi della convivenza umana» (Centesimus annus, 55).

Nei quattro capitoli trovano sviluppo:

1. “Il disegno di amore di Dio per l’umanità” (nn. 20-59) attraverso la visione del volto di Dio, che «risplende in pienezza nel volto di Gesù Cristo crocifisso e risorto» (n. 31);

2. “Missione della Chiesa e dottrina sociale” (nn. 60-104) rapporto illuminato da una Chiesa che «è tra gli uomini la tenda della compagnia di Dio» (n. 60);

3. “La persona umana e i suoi diritti” (nn. 105-159) riflessione fondata sulla Chiesa che «indica e intende percorrere la via dell’umanità» (n. 105), dal momento in cui il Figlio di Dio si è incarnato e si è fatto uomo, Dio ha detto la sua passione per l’uomo e la Chiesa non può che fare altrettanto;

4. “I principi della dottrina sociale della Chiesa” (nn. 160-208) ci ricorda che «il fine della vita sociale è il bene comune storicamente realizzabile» (n. 168), non le utopie, ma progetti che rispettano la persona, il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà.

La parte seconda presenta la dottrina sociale come «strumento di evangelizzazione» (Centesimus annus, 54) ed è composta da sette capitoli, ognuno dei quali si apre con un excursus biblico:

5. “La famiglia cellula vitale della società” (nn. 209-254) ridadisce che «senza famiglie forti nella comunione e stabili nell’impegno, i popoli si indeboliscono» (n. 213);

6. “Il lavoro umano” (nn. 255-322) indica la persona come «il metro della dignità del lavoro (n. 271), l’attenzione alla dignità della persona fa scaturire un lavoro decente (cfr CV 63);

7. “La vita economica” (nn. 323-376) ribadisce come solo «una finanza pubblica equa, efficiente, efficace, produce effetti virtuosi sull’economia» (n. 355);

8. “La comunità politica” (nn. 377-427) si basa sul l’asserto che «l’uomo è una persona, non solo un individuo» (n. 391);

9. “La comunità internazionale” (nn. 428-450) è fondata su «verità, giustizia, solidarietà, libertà» (n. 434), quattro pilastri per un’autentica convivenza tra le nazioni.

10. “Salvaguardare l’ambiente” (nn. 451-487) è custodire il mondo «come traccia di Dio, luogo nel quale si disvela la Sua potenza creatrice, provvidente e redentrice» (n. 487)

11. “La promozione della pace” (nn. 488-520) ci ricorda l’eterna verità: «al centro del “Vangelo della pace” (Ef 6,15) resta il mistero della croce» (n. 493), costruire la pace non è fare solo marce, ma anzitutto cercare Dio, Signore della pace, ed essere in pace con se stessi, il prossimo, il creato.

Nella parte terza si approfondisce il messaggio sociale del Vangelo come «fondazione e motivazione per l’azione» (Centesimus annus, 57).

Nell’unico capitolo “Dottrina sociale e azione ecclesiale” (nn. 521-574), a partire dall’affermazione che «Dio in Gesù Cristo salva ogni uomo e tutto l’universo» (n. 526) si parla anche dell’impegno dei fedeli laici: «È compito proprio del fedele laico annunciare il Vangelo con un’esemplare testimonianza di vita, radicata in Cristo e vissuta nelle realtà temporali: famiglia; impegno professionale nell’ambito del lavoro, della cultura, della scienza e della ricerca; esercizio delle responsabilità sociali, economiche, politiche» (n. 543).

La conclusione è “Per una civiltà dell’amore” (nn. 575-583) con l’auspicio che «la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana familiare e sociale» (n. 579). Il Compendio si chiude con una preghiera di Santa Teresa di Gesù Bambino: «Alla sera di questa vita comparirò davanti a te con le mani vuote.

Possa Tu rivestirmi con la Tua giustizia e quindi ricevere dal Tuo amore l’eterno possesso di te stesso» (n. 583). Quindi il Compendio si apre con l’affresco di una Chiesa pellegrina e si conclude con la Chiesa dei santi che continua a pregare il Signore perché il Signore riempia queste nostre mani vuote della sua giustizia e del suo amore.

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*Mons. Angelo Casile è Direttore dell'Ufficio Nazionale per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.

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Italia


La tutela della famiglia nella composizione dei conflitti

di Aldo Ciappi*

PISA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Circa 200 avvocati hanno preso parte al convegno organizzato dall’Unione Giuristi Cattolici Italiani di Pisa, presieduta dall’avv. Giuseppe Mazzotta, che si è svolto il 26 febbraio nell’Aula Magna del S. Anna di Pisa, sul tema della tutela degli interessi della famiglia in crisi.

L’incontro è stato di grande rilevanza in tempi di impennata di separazioni e divorzi nel nostro paese, segno evidente delle gravissime difficoltà in cui versa la famiglia dalla Costituzione definita come “società naturale fondata sul matrimonio” e “sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare” (art. 29).

Il prof. Claudio Cecchella, docente di procedura civile all’Università di Pisa e avvocato esperto in materia familiare, ha evidenziato come nella prassi sia prevalsa la tesi secondo cui quello allo scioglimento del vincolo matrimoniale, sebbene non previsto da alcuna norma (neppure nei comuni contratti esiste un recesso unilaterale), sarebbe un diritto soggettivo incondizionato nei confronti del quale né l’altro coniuge, eventualmente dissenziente, né tanto meno i figli minori, possono opporsi anche per i più gravi motivi (si pensi al diritto dei figli minori a crescere in un contesto in cui entrambi i genitori siano per essi costante punto di riferimento).

Nonostante l’art. 151 c.c. preveda che si possa procedere alla separazione anche indipendentemente dalla volontà dell’altro coniuge “qualora vi siano fatti tali da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza o da recare grave pregiudizio all’educazione della prole”, di fatto si prescinde del tutto dalla verifica di ciò e si procede senza considerare altri principi pur costituzionalmente rilevanti come quello citato dell’ “unità familiare”.

Vista la diffusione su larga scala di questa prassi che svilisce il ruolo centrale della famiglia è auspicabile un’inversione della tendenza, ingiustificata sul piano del diritto positivo, invitando gli operatori a tornare al dettato della legge, la quale ha concepito la separazione legale dei coniugi come soluzione eccezionale, ovvero falliti tutti i tentativi di salvare l’unione familiare soprattutto in presenza di figli minori.

Il prof. Mauro Paladini, docente di diritto civile all’Università di Brescia, ha messo in risalto le contraddizioni di certa dottrina a proposito della regolamentazione delle coppie di fatto che denotano un chiaro pregiudizio verso l’istituto familiare.

Infatti, la giurisprudenza da anni ha esteso la tutela giuridica tipica del rapporto di coniugio in alcuni casi anche alle stabili convivenze (cd. “more uxorio”), per esempio affermando, nel fatto illecito da cui è derivata la morte del convivente, il diritto del superstite ad essere risarcito dei danni morali. La stessa legge, talora, ha esteso anche al convivente un certo diritto: p. es. nel caso di successione nel contratto di locazione per la morte del convivente titolare.

Insomma, la “formalizzazione” delle coppie di fatto rappresenta, in realtà, non già la risposta ad un’esigenza effettiva di tutela bensì un preciso obiettivo di certo relativismo laicista che vuole introdurre una figura ibrida in cui diritti e doveri tipici del matrimonio svaniscono a favore di una labile forma di “patto” rescindibile in ogni momento, col risultato di svalutare nelle giovani coppie l’assunzione di precise responsabilità nei confronti delle generazioni a venire.

A questa rivendicazione volta ad erodere ulteriormente il matrimonio si associa l’altra legata al riconoscimento di rapporti strutturalmente incompatibili con la famiglia, come luogo naturale deputato alla formazione e sviluppo della prole, ovvero le coppie omosessuali (che per regolare i propri rapporti ben possono utilizzare negozi giuridici già esistenti).

Questa contraddizione evidenzia il carattere ideologico di queste rivendicazioni rispetto alle quali deve essere riaffermato con forza il valore centrale della famiglia come cellula fondamentale della società.

Il prof. Lucca Nocco ha poi fatto un rapido excursus sulle fonti di diritto internazionale e sugli ordinamenti dei paesi europei per quanto riguarda il diritto della famiglia, mettendo in risalto come, sia il trattato di Maastrict che quello più recente di Lisbona, non abbiano inteso costituirsi quali fonti normative atte a disciplinare questa materia e, meno che mai, possono ritenersi tali le direttive emanate dal Parlamento Europeo, essendo la loro disciplina riservata all’esclusiva competenza interna dei singoli stati.

Da ultimo è intervenuto il prof. Gaetano Barletta, psicologo e consulente del Tribunale Minorile, il quale ha portato all’attenzione la centralità della figura dei figli dei divorziati come vittime inascoltate sulla cui pelle spesso si consuma il dramma della crisi familiare ed ha auspicato che gli stessi avvocati svolgano una funzione deterrente e frenante rispetto a certe rivendicazioni dei loro clienti che non tengono conto degli effetti devastanti sulla loro giovane psiche in formazione.

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*Aldo Ciappi è Presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani di Pisa.

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Segnalazioni


Presentazione del volume "La Parola di Dio" di mons. Eterović
Martedì 9 marzo alle ore 17.00 presso la Radio Vaticana

ROMA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Martedì 9 marzo, alle ore 17.00, a Roma presso la Radio Vaticana (piazza Pia, 3), si terrà la presentazione del volume di mons. Nikola Eterović “La Parola di Dio” edito dalla Libreria Editrice Vaticana (LEV).

Per l'occasione, oltra all'autore, saranno presenti anche: il Cardinale Albert Vanohye, Rettore Emerito del Pontificio Istituto Biblico; mons. Ermenegildo Manicardi, Rettore dell’Almo Collegio Capranica; la prof.ssa Bruna Costacurta, docente ordinario di Antico Testamento presso la Pontificia Università Gregoriana; e il prof. Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità Sant’Egidio.

L'opera riflette in maniera sintetica e incisiva sulle idee portanti della XII Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2008).

Particolare attenzione è stata dedicata nel corso dei lavori sinodali all’omelia e alla Lectio divina: nel volume, dunque, da una parte l’omelia viene messa in risalto come parte integrale della Liturgia della Parola, indicando anche suggerimenti per migliorarne lo stile; mentre dall’altra la Lectio divina viene presentata come metodo adatto per approfondire le Sacre Scritture proclamate nelle celebrazioni liturgiche per giungere poi ad una comprensione più profonda della Parola di Dio.

I lavori raccolti nell’opera sono unificati dal costante riferimento all’insegnamento del Santo Padre che testimonia la eccezionale consapevolezza dell’importanza del mettersi con tutta la Chiesa in ascolto della parola di Dio per poi lasciarsi guidare dal Signore Gesù Cristo, risorto e presente nella sua stessa Chiesa.

L’autore, mons. Nikola Eterović, dopo avere prestato servizio nella sezione diplomatica della  Segreteria di Stato Vaticana ed essere stato Nunzio Apostolico in Ucraina, è ora Segretario generale del Sinodo dei Vescovi.

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Interviste


Padre Loring, a 89 anni, fa di Internet il suo pulpito
Pubblica un nuovo libro di risposte a domande su fede e vita
di Sara Martín

MADRID, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- Padre Jorge Loring S.I. è instancabile. A quasi 89 anni ha fatto di Internet il suo pulpito. Lavora 12 ore al giorno. Quest'ultimo anno è stato sei mesi in America pronunciando conferenze in mezzo continente, oltre a partecipare a programmi radiofonici e televisivi.

Ha appena pubblicato "Più di 200 risposte a domande che ti sei posto sulla fede, la morale e la Dottrina cattolica" (Vozdepapel), in cui raccoglie i dubbi e le inquietudini più importanti e frequenti e le risposte alle oltre 50.000 domande che gli sono state poste su Internet negli ultimi anni. E non ha smesso di rispondere a tutti coloro che inviano quesiti a jorgeloring@gmail.com.

Quando e perché ha visto la necessità di utilizzare le nuove tecnologie per l'evangelizzazione?

Padre Loring: Perché penso che dobbiamo approfittare dei progressi della tecnologia per evangelizzare. Per questo mi sono avventurato su Internet quando è nato, una decina di anni fa. Quando, ai Giochi Olimpici di Atlanta (Stati Uniti), un terrorista ha piazzato una bomba, mi sono reso conto che aveva imparato a confezionare bombe su Internet e mi sono detto: "Internet serve per diventare terroristi, perché non potrebbe servire per diventare cattolici? Il mio libro su Internet". E così è stato. Ho ricevuto e-mail di atei e protestanti che hanno abbracciato la fede cattolica dopo aver letto il mio libro. Con l'aiuto di Dio!!!

Si potrebbe dire allora che lei è stato uno dei primi sacerdoti a utilizzare Internet?

Padre Loring: E' possibile, ma non penso di essere stato il primo.

A quante domande e quanti dubbi ha risposto in questi anni?

Padre Loring: Più di cinquantamila.

Quante ore al giorno dedica alle risposte?

Padre Loring: Quando non sono in viaggio circa dieci ore al giorno. Molte volte rispondo subito, in altri casi devo pensarci mentre vado a celebrare la Messa, perché nel mio studio non smetto di scrivere. Non so tutto: a volte consulto i fratelli gesuiti della mia comunità o chiedo a un esperto sul tema. Molte volte ho già le risposte pronte perché le domande si ripetono: faccio copia e incolla e invio. Sono soprattutto i protestanti a chiedere le stesse cose, perché non si rendono conto delle soluzioni che sono già state offerte.

Quali sono i dubbi più comuni: fede, morale o dottrina?

Padre Loring: Le questioni che riguardano la morale. Molte persone hanno inquietudini a livello di coscienza. Forse l'anonimato di Internet le aiuta. Sono frequenti anche le domande sui testi biblici. Per questo ho pubblicato un libro intitolato "I Vangeli con 2.000 dubbi risolti" (Planeta+Testimonio), perché pongo duemila note scelte da venti Bibbie.

Qual è l'inquietudine più comune tra quelle che le sono state proposte?

Padre Loring: Le più comuni sono relative alle cose di cui i protestanti accusano la Chiesa cattolica. Molti internauti sono dell'America Latina, e lì sono invasi da sette che li ingannano con menzogne e sofismi.

E la risposta più difficile da dare?

Padre Loring: A chi si è sposato per la Chiesa, ha divorziato e si è risposato e vuole fare la Comunione. Si vorrebbe essere amabili con tutti, ma non sempre si può dire quello che le persone vorrebbero sentire.

Un altro tema poco gradevole è il controllo delle nascite. Ci sono molte coppie che non vogliono più figli, e quando si dice loro che la soluzione è il metodo Billings non si fidano. Ad ogni modo, è dimostrato che il metodo Billings è il più sicuro, il più sano, il più economico, il più semplice e il più morale.

Lei ha 88 anni, e in estate ne compirà 89. Alla sua età non le piacerebbe essere felicemente in pensione?

Padre Loring: Assolutamente no. Quello che chiedo a Dio è essere utile fino alla fine. Quando non riuscirò più ad esserlo, voglio morire rapidamente.

Che cosa le dà questa vitalità?

Padre Loring: Credo che il sacerdote debba evangelizzare fin quando non è impossibilitato a farlo. Ora ho tra le mani vari progetti apostolici che credo diano molta gloria a Dio. Chiedo al Signore di mantenermi in vita un altro po' per poterli realizzare.

Tra le altre cose, sto seguendo la traduzione in cinese da parte di un cattedratico di Shanghai di "Para Salvarte". Quando sarà terminata penso di metterla su Internet perché tutti i cinesi possano leggerla gratuitamente. Sono sicuro che alcuni, conoscendo meglio la religione cattolica, abbracceranno la nostra fede.

Quando ha capito chiaramente che nella sua vocazione sacerdotale era impressa una vocazione di divulgatore?

Padre Loring: Quando ero un giovane studente gesuita ho iniziato a parlare nelle caserme e nelle carceri. Quando ero gesuita da un mese mi mandarono a parlare a quindici soldati. Mi tremavano le gambe sotto la tonaca. Oggi mi trovo davanti a 3.000 uomini o alle telecamere e sono tranquillo come ora.

Quante copie ha venduto del suo famoso "Para Salvarte"?

Padre Loring: In Spagna più di 1.300.000. Ci sono state edizioni anche in Messico, Ecuador, Perù e Cile, ed è stato tradotto in inglese a Los Angeles, in arabo al Cairo e in ebraico a Gerusalemme. Oggi si sta traducendo in russo a Mosca e in cinese a Shanghai.

Continuano a invitarla in America per pronunciare conferenze?

Padre Loring: Da tempo ci vado ormai tutti gli anni. Nel 2009 ho dedicato sei mesi all'America, e tra due mesi tornerò ancora. Sarà il mio 77° attraversamento dell'Atlantico. L'anno scorso ho pronunciato conferenze a Miami, San Diego, in dodici città del Messico, a Bogotà, Medellín e Lima.

A quanta gente pensa di aver parlato direttamente nella sua vita?

Padre Loring: Credo che siano varie centinaia di migliaia, visto che ho pronunciato molte migliaia di conferenze e in tante di queste c'erano più di mille persone. Conservo le fotografie di un pubblico enorme in teatri, università, centri sportivi, plazas de toros e fabbriche. Per 25 anni ho pronunciato conferenze ogni mese in tre grandi cantieri navali della baia di Cadice con 3.000-4.000 operai ogni volta, con una presenza del 90% degli operai.

Cosa sottolineerebbe del suo ultimo libro "Più di 200 risposte a domande..."?

Padre Loring: Che rispondo a ciò che la gente chiede. Sono temi comuni e non sempre ricevono le risposte corrette.

Quale utilità può avere per i suoi lettori?

Padre Loring: Può chiarire dubbi presenti o futuri. A volte la gente mi dice che ho anticipato il suo dubbio, perché non le era venuto, ma gradisce la mia risposta.

Qual è, a suo avviso, l'attività apostolica più importante che ha mai svolto?

Padre Loring: I miei interventi alla televisione nordamericana EWTN, di Madre Angelica, dove ho registrato quaranta temi di mezz'ora che vengono trasmessi e replicati ogni settimana da anni e, secondo quanto mi hanno detto, sono visti tutte le settimane da 80 milioni di famiglie in tutta l'America Latina.

Nei miei viaggi aerei ho sperimentato che moltissima gente mi conosce: la coppia che è al mio fianco nella fila al check in, l'impiegata del check in, il poliziotto della dogana, varie persone nella sala in cui si attende l'imbarco, il pilota, la hostess e la persona che è seduta accanto a me sull'aereo. Naturalmente non tutti sullo stesso volo, ma sono tutti casi reali di vari viaggi. E questi casi si sono ripetuti. 80 milioni sono molte persone.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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Forum


E' vero che il cristianesimo ha generato civiltà?

di padre Piero Gheddo*

ROMA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- La globalizzazione dell’umanità ha portato alla ribalta un interrogativo importante, a cui ancora non si dà una risposta accettata dalla cultura corrente: come mai il “mondo moderno” è nato in Occidente e si sta diffondendo in tutto il mondo? E perché è accettato da tutti i popoli e preferito ai loro modi tradizionali di vita?

Oppure, in altre parole: perché dalla caduta dell’Impero romano l’Occidente ha conosciuto un’evoluzione che l’ha portato per primo a quelle caratteristiche del “mondo moderno”, nelle quali tutti i popoli vorrebbero vivere?

Caratteristiche sintetizzabili in pochi concetti: libertà, democrazia, progresso scientifico-tecnico ed economico-sociale, diritti dell’uomo e della donna, stabilità e sicurezza nei singoli paesi, istruzione e assistenza sanitaria per tutti, giustizia basata sulle leggi e non sull’arbitrio dei più forti, giustizia sociale fra ricchi e poveri, pace fra i popoli e le nazioni.

Ecco il volume che dà una risposta articolata e documentata: Rodney Stark, “La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza” (Lindau Torino 2008, pagg. 377, Euro 24,00).

Il sociologo americano delle religioni Rodney Stark ha esaminato le molte risposte che si danno all’interrogativo: la posizione geografica e il clima dell’Europa, la scoperta di altre terre e continenti, la colonizzazione, l’evoluzione storica e culturale favorevole al progresso, il pensiero greco-romano e tante altre.

E giudica che tuttavia queste risposte non spiegano perché l’Occidente è progredito e le altre parti del mondo sono rimaste per millenni bloccate nello sviluppo. Basti pensare alle grandi civiltà di Cina, India, Giappone, Vietnam, Corea, Paesi arabi e islamici, Americhe pre-colombiane, dove non c’è stato nemmeno l’inizio di quei processi storici che hanno portato l’Occidente alla supremazia.

Rodney afferma con chiarezza: “E’ stato il cristianesimo a creare la civiltà occidentale. Il mondo moderno è arrivato solamente nelle società cristiane. Non nel mondo islamico, non in Asia. Non in un società 'laica', perchè non ne sono esistite. Tutti i processi di modernizzazione finora introdotti al di fuori del cristianesimo sono stati importanti dall’Occidente, spesso attraverso colonizzatori e missionari” (pag. 343).

Questo fatto storico che non si può smentire, viene documentato in un modo non religioso, ma laico. Sono stati il Vangelo, il pensiero dei Padri della Chiesa e la teologia cristiana la vera origine del progresso dell’Occidente e del mondo intero.

Mentre le grandi religioni hanno posto l’accento sul mistero, sulla meditazione, sull’astrologia e la fuga dalla realtà, il cristianesimo è nato dalla Rivelazione di Dio e attraverso la Bibbia e Cristo ha affermato il valore assoluto della singola persona umana “creata ad immagine di Dio”, abbracciando la logica e il pensiero deduttivo e aprendo la strada alle scienze e al progresso moderno.

Un secondo volume recente sembra quasi la continuazione del precedente: Thomas E Woods, “Come la Chiesa cattolica ha costruito la civiltà occidentale” (Cantagalli, Siena 2007, pagg. 270, Euro 18, 50).

Thomas E. Woods, anch’egli docente universitario americano, risponde allo stesso interrogativo che si pone l’autore precedente: come mai il “mondo moderno” è nato in Occidente e si sta diffondendo in tutto il mondo? Perché viene accettato da tutti i popoli e preferito ai loro modi tradizionali di vita?

Dimostra, in modo molto concreto, diciamo storico, come le varie “novità” che hanno fatto grande l’Occidente, sono dovute non solo alla Parola di Dio e a Gesù Cristo, ma alla Chiesa cattolica che nel corso dei secoli ha sostenuto quei principi e modelli evangelici, a volte pur nelle infedeltà di Papi, vescovi, sacerdoti e credenti in Cristo.

La Chiesa è un’istituzione ispirata da Dio, ma fatta da uomini. Il volume percorre in vari capitoli la storia dell’Occidente, dalla caduta dell’Impero romano alle invasioni dei popoli “barbari” fino ai nostri tempi.

Dopo l’Impero romano, in secoli di sbandamento dei popoli occidentali, i monaci salvarono la civiltà (capitolo I), poi la Chiesa fonda le Università, la vita accademica e la filosofia scolastica (capitolo II), poi ancora le scienze moderne e l’arte moderna, il diritto internazionale, l’economia e il capitalismo; le opere di assistenza per i poveri e “come la carità cattolica ha cambiato il mondo”.

Gli ultimi capitoli “La Chiesa e il diritto occidentale”, “La Chiesa e la moralità occidentale”, dimostrano, ripeto, con fatti storici concreti, come la Chiesa cattolica è all’origine, ad esempio, della separazione tra Chiesa e Stato (non così le Chiese ortodosse e protestanti), dell’abolizione della schiavitù, della condanna dei “duelli d’onore”, della promozione dei “diritti dell’uomo” e via dicendo.

Infine, Thomas E. Woods esamina come vive “un mondo senza Dio” com’è oggi l’Occidente che si è staccato dal Vangelo e dal modello di Cristo, a volte ha anche perseguitato o marginalizzato la Chiesa cattolica, presentandola come nemica del progresso. Oggi, addirittura, l’Unione Europea non riconosce le “Radici cristiane” della nostra civiltà. Una menzogna e assurdità storica.

Formidabili le ultime pagine del libro, dove l’autore parte dall’affermazione di Nietzsche: “Il rifiuto dell’idea che il mondo sia stato creato da Dio per uno scopo…. rende l’uomo più libero di dare alla vita il significato che vuole darle. La vita così non ha alcun altro significato”.

E Woods spiega, col trionfo di questa idea nel mondo secolarizzato e praticamente ateo di oggi, la degenerazione e la disumanità dell’arte, dell’architettura e di molte altre espressioni dell’uomo, fino al nichilismo di Jean-Paul Sartre (l’universo è assolutamente assurdo e la vita stessa completamente priva di significato), che esprime bene la cultura trionfante dell’Occidente moderno, sempre più arido, vecchio e pessimista. Cioè, così com’è, l’Occidente è senza futuro.

Prima di pensare o dire che tutto questo è “trionfalismo”, bisogna prima leggere il volume e controbattere le prove storiche che vi sono portate. Non con ragionamenti, luoghi comuni e chiacchiere, ma con altre prove storiche che rispondono all’interrogativo posto dai due volumi.

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*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di "Mondo e Missione" e di Italia Missionaria, è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente. Dal 1994 è direttore dell'Ufficio storico del Pime e postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario pre-teologico del Pime a Roma. E' autore di oltre 70 libri.

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Documenti


La questione educativa alla luce del tema della speranza
Intervento del Direttore dell'Ufficio per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma

ROMA, giovedì, 4 marzo 2010 (ZENIT.org).- E’ stato presentato lunedì 1 marzo, presso l’Aula Magna dell’Università Roma Tre, il libro “Educare alla speranza. Itinerari pedagogici e didattici speciali” (Franco Angeli) a cura della prof.ssa Anna Maria Favorini.

Il volume è la raccolta degli atti del convegno “Educare alla speranza oggi. Sfide educative e itinerari pedagogici per uno sviluppo integrale della persona”, che si è svolto lo scorso maggio a Roma.

Riportiamo di seguito l'intervento tenuto per l'occasione da monsignor Lorenzo Leuzzi, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma.

 


* * *

Sono lieto di presentare il volume "Educare alla speranza. Itinerari pedagogici e didattici speciali", curato dalla professoressa Anna Maria Favorini, che raccoglie i contributi di autorevoli docenti universitari presenti al Convegno svoltosi nei giorni 7-9 maggio 2009 promosso dalle Facoltà di Scienze della Formazione delle Università di Roma.

La riflessione sulla questione educativa sollecita la responsabilità di tutti gli operatori culturali e sociali, sia nelle istituzioni pubbliche come in quelle religiose, sia nella comunità familiare che nelle diverse forme di aggregazioni sociali.

E ciò non soltanto per il diffondersi della crisi dei valori tradizionali o il moltiplicarsi di episodi che manifestano gravi carenze educative, ma per accogliere la sfida del comune sentire circa la difficoltà di educare e l’urgenza di una sua rivisitazione antropologica e metodologica.

La disaffezione all’impegno educativo da parte di molti operatori, scoraggiati dai risultati di fronte ad un impegno talvolta anche eroico, costituisce un forte richiamo a lavorare insieme per offrire indicazioni non solo occasionali, ma strutturali, ossia capaci di suscitare percorsi di progettualità educativa tali da coinvolgere le tante energie ancora disponibili per una nuova stagione di impegno.

Il presente volume vuole essere una concreta testimonianza che è possibile lavorare insieme con competenze specifiche, ma soprattutto che la nuova questione educativa può essere compresa e servita a partire dalla realtà e non dall’astrazione, dalla concreta esistenza umana e non dall’utopia.

È proprio il tema della speranza a porre la nuova questione educativa nel tornante concreto della storia e ad evitare che la questione educativa si dilati in un orizzonte idealistico privo di spessore storico.

Infatti la speranza si pone come crocevia del processo educativo, orientandolo verso l’utopia e l’astrazione, oppure verso la realtà concreta e storica.

La crisi dell’educazione, infatti, è un fenomeno che appartiene alla non chiara comprensione della nuova realtà storica, in quanto la società sta ormai completando il suo passaggio dalla dimensione statica per entrare definitivamente nella dimensione storico-dinamica.

Dal momento che l’educazione chiama in causa la realtà, senza la quale l’educazione si svuota di contenuto e si riduce a semplice metodologia, si tratta di scoprire, a partire dal tema della speranza, qual è la realtà che nell’attuale contesto culturale è la fonte dell’educatività.

Educare, infatti, significa rendere l’uomo capace di scoprire e di assumere la verità profonda di sé: quella di essere l’unica realtà del creato che ha la possibilità di arricchirsi ontologicamente attraverso la partecipazione alla costruzione della comunità. Solo l’uomo è persona perché è costruttore, e non solo in senso etico-morale, ma soprattutto ontologico.

La novità della questione educativa si annida in questa emergenza socio-culturale: sempre più nella società attuale si fa luce la dimensione storico-dinamica dell’esistenza umana, che non è altro rispetto a ciò che accade nella società ma è la sua manifestazione storica più piena.

In altri termini l’emergenza educativa è tale, e può essere compresa nella sua profondità, solo in riferimento a questa nuova situazione storica, altrimenti resta confinata in un’anacronistica nostalgia del passato.

Il passaggio dalla società statica a quella dinamica pone una vera emergenza educativa perché postula il passaggio dall’educare l’uomo buono all’uomo costruttore. E ciò non è di poco conto. È una vera rivoluzione copernicana.

Tale emergenza si rivela in tutta la sua portata quando si vuole rispondere alla domanda di speranza, che proprio perché si radica nella nuova esigenza esistenziale, cioè dell’uomo costruttore, non può essere accolta e servita senza la comprensione di tale passaggio.

È il motivo per cui il Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Spe Salvi ha proposto la distinzione tra le molte speranze, piccole o grandi, e la grande speranza, indicando di fatto la radice di ciò che in altre occasioni ha chiamato emergenza educativa.

Tale emergenza non è di natura puramente sociologica o spirituale, ma chiama in causa la dimensione ontologica dell’esistenza umana, quella cioè che fa dell’uomo un costruttore.

Si spiega in tal modo la condivisione diffusa del tema della speranza, soprattutto dopo gli eventi dell’89, del 2001 e del 2008. Tre date che hanno segnato il destino di progettualità annunciatrici di speranza. Tutto si è infranto di fronte alla solidità della realtà: non c’è spazio per l’utopia o per l’antirealismo.

L’uomo può sognare o sperare, ma è la realtà che alla fine prende il sopravvento. E la realtà è questa: l’uomo è entrato nella società storico-dinamica, può essere costruttore e non semplice spettatore, anche se moralmente buono.

La vera questione educativa, vera emergenza, è il passaggio dall’educare l’uomo buono all’educare l’uomo costruttore. Un passaggio molto più impegnativo, ma molto più affascinante, si tratta di aiutare l’uomo a saper progettare e ciò può realizzarsi solo se c’è la grande speranza.

Pertanto per educare alla speranza bisogna essere consapevoli che è già operante nella storia la grande speranza e che è possibile educare l’uomo ad essere costruttore. Non una semplice revisione metodologica, ma assunzione di responsabilità.

Il futuro della società dipenderà dalla capacità educativa di formare uomini e donne impegnati nella costruzione con fiducia e responsabilità.

È l’impegno dei partecipanti al convegno. È l’auspicio di tutti gli uomini che hanno a cuore le sorti delle nuove generazioni e della società.

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