lunedì 15 novembre 2010

F1 La Ferrari e il giallo di Twitter

Un post di Chris Dyer, capo degli ingegneri di pista, scatena il caso dopo la
disfatta di Abu Dhabi: ''E' colpa mia e di Andrea Stella''. Domenicali non
approva, ora arriva il momento delle scelte
dall'inviato MARCO MENSURATI
La Ferrari e il giallo di Twitter


ABU DHABI - Si contano i danni e si cercano i dispersi. Il giorno dopo è il
peggiore. Nelle suite dello Yas Hotel che sembrano disegnate per un film di
Kubrick, i ferraristi si sono svegliati con il morale al minimo storico.
Intorno a loro, il deserto, sia quello reale sia quello simbolico. E lontano,
oltre le dune, il rumore degli altri che continuano a fare festa. Dall'Italia
invece arrivano, per fortuna rarefatte, le eco delle polemiche, addirittura
politiche, nate dalla sconfitta, e anche se nessuno ha voglia di replicare, si
vede dalle facce che la delusione è fortissima. L'unico è Sergio Marchionne che
difende Montezemolo: "Ingenerose e offensive le accuse al presidente della
Ferrari.

E ad aggravare tutto, ci si mette anche internet. E quello che qualcuno già
chiama, il giallo di Twitter. Già, perché di un piccolo giallo si tratta.
Qualcuno, chissà perché, nei giorni scorsi ha aperto un profilo a nome di Chris
Dyer, e cioè dell'ingegnere australiano che coordina i tecnici di pista, e nei
minuti successivi alla disfatta ha postato un twit che diceva sostanzialmente:
è tutta colpa mia e di Andrea Stella (l'ingegnere di pista di Alonso, quello
che sul finire della gara, con tono commovente, implorava invano via radio il
pilota spagnolo "tira fuori tutto il tuo talento, passa Petrov"). Quel twit
pirata è stato immediatamente ripreso dai telecronisti e la notizia che la
Ferrari aveva perso per colpa dei due ingegneri ha fatto il giro del mondo.

Il
punto è che quel tipo di comunicazione - probabilmente in parte vera, nel
senso che la responsabilità della scelta strategica sbagliata era
effettivamente da ricondurre a Dyer, che infatti ieri notte era distrutto -
andava contro le intenzioni e le direttive di Stefano Domenicali, il capo della
Ferrari. Che invece voleva che la responsabilità della gara persa fosse
condivisa a livello collettivo dalla squadra intera, piloti compresi. E che il
peso di eventuali errori personali venisse discusso all'interno dello
spogliatoio, per usare un termine calcistico.
Era il presupposto, secondo Domenicali, per procedere con un minimo di
serenità nel lavoro delle prossime settimane. Che sarà molto e già cruciale.
C'è da fare la nuova macchina, da testare i nuovi pneumatici Pirelli e,
soprattutto, da reimpostare il team, uomini, mansioni e procedure. E proprio
quest'ultimo aspetto è stato complicato da quel twit. Perché qualsiasi
spostamento che dovesse coinvolgere gli ingegneri di pista (e proprio Dyer,
pare di capire, è da considerare a rischio) a questo punto, assomiglierebbe ad
un'esecuzione. (15 novembre 2010)

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