sabato 20 novembre 2010

Mafia e politica: I giudici: "Dell'Utri mediatore tra i boss mafiosi e Berlusconi"

PALERMO
Il senatore Marcello Dell'Utri avrebbe svolto un'attività di «mediazione» e si
sarebbe posto quindi come «specifico canale di collegamento» tra Cosa nostra e
Silvio Berlusconi, al quale i boss avrebbero garantito «protezione» per sè e i
suoi familiari. Ma non ci sono prove di un «patto» elettorale tra le cosche e
Forza Italia, in seguito alla «discesa in campo» del Cavaliere. Sono queste, in
estrema sintesi, le motivazioni, depositate oggi, della sentenza con la quale
il 29 giugno scorso la Corte d'Appello di Palermo, presieduta da Claudio
Dell'Acqua, ha condannato a sette anni di reclusione Marcello Dell'Utri per
concorso esterno in associazione mafiosa.

Il Pd: sentenza-choc. Dell'Utri: niente di nuovo
Una «sentenza choc» per il Pd che definisce «sconcertanti» le motivazioni,
mentre il leader di Idv Antonio Di Pietro chiede che il premier venga
«sfiduciato» per i suoi «rapporti ravvicinati con la mafia». «Nella sostanza -
commenta il senatore Marcello Dell'Utri - sono le stesse accuse del primo
processo. Non c'è‚ nulla di nuovo: è una materia trita e ritrita. Io non posso
fare altro che attendere fiducioso la sentenza finale della Cassazione, dopo 15
anni di processi su fatti di 36 anni fa». Secondo i giudici, Dell'Utri «ha
apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al
rafforzamento del sodalizio mafioso». In particolare, l'imputato avrebbe
consentito ai boss di «agganciare» per molti anni Berlusconi, «una delle più
promettenti realtà imprenditoriali di quel periodo che di lì a qualche anno
sarebbe diventata un vero e proprio impero finanziario ed economico». Per
questi motivi la Corte ritiene «certamente configurabile a carico di Dell'Utri
il contestato reato associativo».

L'ascesa di dell'Utri nell'universo mafioso
La Corte ricostruisce sin dalle origini i contatti e le relazioni che il
parlamentare del Pdl ha avuto con esponenti di Cosa Nostra: il primo sarebbe
stato Gaetano Cinà, coimputato nello stesso processo e morto prima della
sentenza, con il quale le frequentazioni sarebbero cominciate negli anni '60 a
Palermo, quando Dell'Utri orbitava negli ambienti della società calcistica
Bagicalupo. Attraverso Cinà, avrebbe conosciuto anche Vittorio Mangano,
personaggio che ha avuto un ruolo chiave nelle vicende giudiziarie del
senatore. Proprio Vittorio Mangano venne assunto come «stalliere» nella villa
di Arcore. La decisione maturò durante un incontro a metà degli anni '70 «negli
uffici di Berlusconi» al quale parteciparono oltre a Dell'Utri, anche i boss
Gaetano Cinà, Girolamo Teresi e Stefano Bontade che all'epoca era «uno dei più
importanti capimafia».

Dalla figura di Mangano alla nascita di Forza Italia
La presenza di Mangano ad Arcore avrebbe avuto lo scopo di avvicinare Cosa
Nostra a Berlusconi e nello stesso tempo assicurare «protezione» a lui e ai
suoi familiari. Il Cavaliere aveva infatti ricevuto pressioni e minacce di
rapimenti. Un capitolo delle motivazioni è dedicato anche al «pizzo per le
antenne», cioè al pagamento per la «messa a posto» in seguito all'installazione
dei ripetitori Tv della Fininvest in Sicilia. I «collettori» sarebbero stati i
fratelli Ignazio e Giovambattista Pullarà, «eredi» dell'accordo per la
protezione di Berlusconi e dei suoi familiari stipulato, tramite Dell'Utri, con
Stefano Bontade (ucciso il 26 aprile del 1981 ndr) e Girolamo Teresi, vittima
della lupara bianca. Per i giudici, invece, non c'è una prova certa «nè
concretamente apprezzabile» che tra il senatore Marcello dell'Utri e Cosa
nostra sia stato stipulato un «patto» politico-mafioso, dopo la nascita di
Forza Italia avvenuta nel '94. Questa ipotesi, sostenuta dall'accusa, «difetta
pertanto di quei connotati di serietà e concretezza richiesti dalla suprema
corte». I giudici sottolineano infatti la «palese genericità delle
dichiarazioni dei collaboranti» su questo punto. E ricordano che fino al 1993 i
vertici mafiosi, e in particolare Leoluca Bagarella, erano impegnati a
promuovere una propria formazione politica - «Sicilia libera».

Nessun commento:

Related Posts with Thumbnails