lunedì 15 novembre 2010

Tutti i Finiani fuori dal Governo Ma Fli voterà la legge Finanziaria

La crisi di governo prende forma oggi con i finiani che lasciano il governo e
il ministro Sacconi che li saluta come «traditori». Fli annuncia che comunque
voterà la legge Finanziaria.

Lo spiega stamane alle 13 una nota congiunta dei capigruppo di Futuro e
libertà per l'Italia, Pasquale Viespoli (Senato) e Italo Bocchino (Camera): «I
gruppi parlamentari di Futuro e Libertà- si legge nel documento - nel prendere
atto delle dimissioni rassegnate in data odierna dal ministro Andrea Ronchi,
dal viceministro Adolfo Urso e dai sottosegretari Antonio Buonfiglio e Roberto
Menia, evidenziano il venir meno del rapporto fiduciario nei confronti del
Governo, e confermano altresì, con profondo senso di responsabilità, il proprio
impegno a sostenere nell'interesse del Paese la legge di stabilità e di
bilancio».

Il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa considera le dimissioni dal Governo della
delgeazione di Futuro e Libertà come apertura della crisi del Governo
Berlusconi quarto. «Si materializza oggi, con le dimissioni di ministri e
sottosegretari finiani, la crisi del governo costituito a seguito delle
elezioni di due anni fa: le nostre previsioni sulle contraddizioni interne alla
maggioranza di centrodestra si sono avverate».

Alle dimissioni aveva reagito all'inizio della mattinata il Ministro del
Welfare, Maurizio Sacconi: «Con il ritiro della delegazione dei finiani dal
Governo si sta consumando il tradimento». Lo ha detto a Cividale (Udine), prima
di partecipare ad un convegno di Confindustria. E ha aggiunto: «In questa
difficile fase politica deve prevalere una regola oggettiva: o Berlusconi o
elezioni». Per Sacconi «Occorrono governi coesi, e se dovesse cadere questo
Governo il meno peggio sarebbe andare al voto».

Il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervenendo alla presentazione
del rapporto «L'Italia che c'è», dell'Associazione «Italia decide» ha
sottolineato stamane che «tra le responsabilità della classe dirigente c'è
anche quello di aver smarrito quel senso della dignità, della responsabilità e
del dovere che dovrebbero essere proprie di chi è chiamato a ricoprire cariche
pubbliche. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di
adempierle con disciplina e onore, come prevede un articolo della Costituzione
che è tra i meno citati e conosciuti».

All'incontro erano presenti il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. «Solo riscoprendo
il carattere vincolante di queste parole dal sapore antico ma sempre
straordinariamente attuale -ha aggiunto Fini- sarà possibile far riacquistare
alla politica una piena credibilità. Partendo da questo pressupposto, etico
prima ancora che politico, occorre dunque chiedersi come si possa ricostruire
una strategia che ridia speranza e futuro all'Italia».

Se si andasse a elezioni anticipate, per il coordinatore del partito finiano
Adolfo Urso Futuro e Libertà si alleerebbe con Udc, Api e Mpa. «Se - osserva -
non fosse possibile realizzare, come noi pensiamo, un nuovo governo e si
andasse per scelta di altri alle elezioni anticipate, traumatiche per il paese,
noi andremmo al voto con un'altra coalizione di centrodestra per voltare
pagina».

Oggi Berlusconi discuterà il da farsi con il leader della Lega Umberto Bossi.
«Noi - ha detto ieri Berlusconi - andremo avanti al Governo con la fiducia che,
sono sicuro, avremo al Senato e, credo, anche alla Camera», ma se a
Montecitorio andasse male «si andrà a votare per la Camera stessa». Berlusconi
ieri ha rotto il silenzio e in una telefonata alla convention "Dalla parte del
Cavaliere" per spiegare il piano per il governo. Innanzitutto, ha detto no al
governo tecnico, o a qualsiasi ribaltone: «Ci sono professionisti della
politica ormai vicini all'età in cui grandi leader come Bush e Blair scrivono
le loro memorie che possono aspirare alla presidenza del Consiglio o della
Camera solo attraverso decisioni di palazzo- così il Cavaliere- quindi agendo
come se la gente non esistesse. Ma questa non è democrazia, è solo
partitocrazia».

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