giovedì 15 luglio 2010

In Argentina è legge il matrimonio gay Una protesta sui matrimoni gay davanti al Palazzo del Congresso

In Argentina diventano legali le nozze gay
Sì del Senato, possibili anche
le adozioni da parte di coppie
omosessuali. Dura la Chiesa:
«E' una guerra contro Dio»
BUENOS AIRES
La cattolicissima Argentina è il primo Paese dell'America Latina a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. La legge è entrata in vigore oggi dopo il voto del Senato, così sentito, da essere trasmesso in diretta tv. Il voto favorevole del Senato è arrivato all'alba, dopo 14 ore di sessione trasmessa in diretta. La legge rende legali anche le adozioni da parte delle coppie omosessuali.

In Argentina erano già stati celebrati matrimoni omosessuali, molti dei quali annullati dalla Corte Suprema, fatto che aveva creato una controversia legale. Le unioni civili tra persone dello stesso sesso erano già legali a Buenos Aires e in alcune province del Paese, ma non c'era una legge che le regolasse a livello nazionale.

Si conclude così l'iter parlamentare della nuova normativa che ha suscitato virulente polemiche e un duro scontro tra il governo e la Chiesa Cattolica. «Si tratta - ha detto Miguel Angel Picheto, dirigente del Frente para la Victoria, l'alleanza di partiti sostiene la "presidenta" Cristina Fernandez - di un passo molto significativo nel cammino dell'uguaglianza, a compimento della Costituzione. Si tratta di un dibattito sulle minoranze, sulla libertà della persona di scegliere la sua condizione sessuale ed è molto legato alla libertà di espressione». Fuori dalle porte del Parlamento, organizzazioni di omosessuali hanno festeggiato cantando, mentre le organizzazioni cattoliche hanno protestato anche con il lancio di uova.

La questione in Argentina era dibattuta da tempo. Già nel dicembre 2002, la città di Buenos Aires aveva approvato una normativa che consentiva il riconoscimento delle coppie di fatto gay, senza però prevedere un'equiparazione al matrimonio. Le organizzazioni di omosessuali hanno però continuano a premere per arrivare a questo obiettivo. Così il Parlamento avviò un primo dibattito nell'ottobre del 2009, ma decisiva fu una sentenza del giudice Gabriela Seijas il 12 novembre di quell'anno, in cui si dichiarava «incostituzionale» il divieto di matrimonio per persone dello stesso essa.

La sentenza arrivò in risposta a un ricorso di due gay, che poi si sposarono il primo di dicembre. Un'altra corte annullò la sentenza, ma alla fine la coppia ha potuto convalidare il suo matrimonio in uno stato federale grazie all'appoggio del governatore. A favore del matrimonio gay nel corso di quest'anno si sono schierati politici di spicco, come l'ex presidente Nestor Kirchner e la sua consorte Cristina Fernandez, presidente in carica. La Chiesa cattolica ha invece duramente contestato la normativa, l'arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Bergoglio non ha esitato a parlare di «guerra contro Dio».

«Stiamo attenti - ha affermato il cardinale - che, con la scusa di un diritto degli adulti, trascuriamo il diritto dei bambini a poter contare sui modelli di padre e madre». Molte le manifestazioni di protesta della Chiesa: anche martedì scorso molte organizzazioni cattoliche sono scese in strada per protestare contro l'iniziativa. Non sono mancati anche gesti clamorosi, come la decisione del vescovo della provincia di Cordoba, Carlos Jose Nanez, di sospendere un sacerdote, Josè Alessio, che aveva sostenuto il matrimonio gay. E durante la notte scorsa, che ha registrato temperature rigidissime, davanti al palazzo del Congresso argentino, vari gruppi cattolici hanno recitato avemarie per chiedere che il disegno di legge fosse respinto.

Molti i cartelloni con su scritto «vogliamo papà e mamma», a poca distanza dalla manifestazione di sostegno alla legge da parte di gruppi omosessuali. L'Argentina diventa così il primo paese latinoamericano, e il secondo in tutta l'America (l'altro è il Canada) a riconoscere il matrimonio gay.

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