giovedì 15 luglio 2010

"La P3 agì su mandato di Formigoni" Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni

Nell'informativa dei carabinieri spunta il governatore lombardo:
"Il gruppo fece pressioni per lui sulla Corte di appello di Milano".
Berlusconi era chiamato "Cesare"
MILANO
La P3 chiamava il premier Berlusconi "Cesare". Il particolare emerge da una
telefonata intercettata tra l'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino
e il giudice tributario Pasquale Lombardi nella quale quest'ultimo sostiene che
«Cesare è contento» per ciò che il gruppo sta facendo proposito del Lodo
Alfano.

«Cesare è lo pseudonimo utilizzato dai soggetti per riferirsi al presidente
del Consiglio», affermano i carabinieri del nucleo investigativo di Roma nell'
informativa inviata ai pm della Procura capitolina nell'ambito delle indagini
sul gruppo che faceva capo a Flavio Carboni. I militari dell'Arma si
riferiscono proprio all'intercettazione telefonica del 2 ottobre 2009 nella
quale Lombardi dice a Cosentino che «lui è rimasto contento per quello che gli
stiamo facendo per il 6», ovvero il giorno dell'udienza della Corte
Costituzionale sul Lodo Alfano: un esplicito riferimento, per i militari, all'
attività esercitata dal gruppo del quale fa parte anche l'uomo d'affari Flavio
Carboni, per condizionare i giudici della Consulta sul provvedimento del
Guardasigilli, poi bocciato dagli stessi giudici della Corte Costituzionale il
7 ottobre scorso.

Nessun elemento, nelle carte degli investigatori, permette di capire se il
premier sapesse qualcosa o se si tratti di millanterie. Nel corso della
telefonata Lombardi fa riferimento anche alla vicenda del cosiddetto complotto
contro Stefano Caldoro, attuale governatore campano, sottolineando che se «lui
è rimasto contento» allora «lui ci deve dare qualche cosa e ci deve dare te e
non adda scassà o cazz». «Appare evidente -osservano i carabinieri- che con
queste parole il Lombardi vorrebbe far intendere al Cosentino che la sua
candidatura a presidente della Regione Campania è stata da loro richiesta nel
corso della riunione quale contropartita per l'operazione Lodo Alfano».

Nei documenti redatti dai carabinieri si fa riferimento, inoltre, al
governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. In base a quanto si
legge nelle carte Formigoni diede mandato al gruppo di chiedere esplicitamente
al presidente della Corte di Appello di Milano, Alfonso Marra, di «porre in
essere un intervento nell'ambito della nota vicenda dell'esclusione della lista
riconducibile al governatore dalle elezioni regionali 2010». Parlando dell'
attivit… svolta dall'associazione, i militari dell'Arma definiscono emblematica
la «vicenda che ha visto protagonista il neo presidente della corte di appello
di Milano». «Non appena Marra - proseguono i carabinieri - ha ottenuto, dopo un'
intensa attività di pressione esercitata dal gruppo (ed in particolare da
Pasquale Lombardi) sui membri del Csm, l'ambita carica, i componenti dell'
associazione gli chiedono esplicitamente, peraltro dietro mandato del
presidente Formigoni, di porre in essere un intervento nell'ambito della nota
vicenda dell'esclusione della lista "Per la Lombardia"».

Nelle carte dell'inchiesta si fa espresso riferimento, inoltre, al ruolo
svolto dal sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, dal capo degli
ispettori di via Arenula, Arcibaldo Miller, e Antonio Martone, presidente della
commissione per la Valutazione, la trasparenza e l'Integrità delle
amministrazioni pubbliche. «Altri personaggi vicini al gruppo - si legge nell'
informativa - che prendono parte alle riunioni nel corso delle quali vengono
impostate le principali operazioni o che paiono fornire il proprio contributo
alle attività d'interferenza, sono individuabili nei giudici Miller Arcibaldo,
Martone Antonio e nel sottosegretario alla giustizia Caliendo Giacomo». Al
momento la posizione dei tre è al vaglio dei pm della Procura di Roma. È
prevista, infine, domani l'udienza del tribunale del Riesame che dovrà decidere
sull'arresto di Carboni. Mentre sabato il presidente della Regione Sardegna Ugo
Cappellacci verà ascoltato dai magistrati romani nell'ambito dell'inchiesta
madre, ovvero gli appalti sull'eolico nell'isola, che vede il governatore
indagato per abuso d'ufficio e concorso in corruzione.

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