sabato 4 dicembre 2010

I libri dopo Amazon (e prima di Google)

Press Quando domini il mercato è facile che tu non abbia simpatie e che il
numero dei nemici o dei critici aumenti. Amazon, che già per i libri fisici era
un gigante, è accreditata del 65% del mercato degli ebook. Il Kindle è stato un
successo, la chiave di volta per il cambio di paradigma. E la strategia di
accreditamento culturale che Bezos porta avanti da anni ha avuto un ruolo
importante.

Nel numero di fine anno, la Boston Review ha pubblicato una lunga analisi che
ripercorre la storia recente di Amazon, ricostruendo scenari e battaglie,
antagonismi e confronti anche duri con il mercato. La scelta di tenere i prezzi
bassi, contro la volontà degli editori, era funzionale a far diffondere il
libro digitale e creare delle abitudini di mercato. «L'dea base», scrive
Onnesha Roychoudhuri, autore dell'articolo, «è che il mercato chieda il prezzo
a 9,99 dollari. Ma nel caso degli ebook, Amazon è il mercato». L'articolo è
interessante e va letto per intero, inclusi i commenti che contribusicono a
delineare la complesità dello scenario: Books after Amazon.

D'altro canto, se la posizione dominante non attira simpatie, è anche vero che
probabilmente è un risultato cui non si arriva per caso. Sulla Kindle Review
suggeriscono l'ipotesi che in realtà tutti i competitor di Amazon stiano
sbagliando, utilizzando un approccio che funziona meno. la forza principale del
Kindle, dicono, è quella di ricostruire l'esperienza di lettura in modo più
vicino possibile a quella del libro. Ma vengono messi in tavola anche molti
altri argomenti. Il pezzo si intitola Are all Kindle competitors taking the
wrong approach? e fa la sua parte nel farci capire cosa sta succedendo.

Io, personalmente, sono convinto -come molti- che l'approccio di Amazon sia
premiato perchè finora è quello che fa meglio il suo lavoro. Ed è un approccio
partito da molto lontano, già dall'inserimento dell'intelligenza dei lettori
nell'interfaccia della libreria, e alimentato da continua innovazione. Ma il
mondo del digitale non è un mondo fatto di sicurezze sul lungo periodo. Lo
scenario di oggi può essere descritto in un certo modo, ma già domattina
potremmo svegliarci e trovare le regole del gioco completamente cambiate.
Il Wall Street Journal è riuscito a raccogliere un po' di indiscrezioni
sull'ingresso di Google nel mercato degli ebook e si sospetta che il sempre
rinviato esordio, alla fine, ci sarà prima di natale. Nell'articolo (Google Set
to Launch E-Book Venture) non ci sono sostanziali novità rispetto a quello che
già si sapeva. Google progetta di lavorare sul modo in cui troviamo i libri
(facendoli incontrare dappertutto grazie all'ubiquità dei suoi servizi) e vuole
ridisegnare il modo in cui accediamo alla nostra libreria (rendendoci
disponibili i nostri titoli da qualsiasi dispositivo e con qualsiasi strumento,
brwoser incluso). La notizia principale del pezzo del Journal è che «non c'è
ancora nessuna risposta sui dettagli chiave ». Nessuno sa ancora come
funzionerà davvero Google editions. Ed è questo a preoccupare chi lavora nel
settore e deve adattarsi in fretta.

E sebbene Google negli ultimi tempi non ne abbia imbroccate tante («Google ha
la maggior percentuale di fallimenti nel 2010», notano cinicamente i signori di
Silicon Alley Insider), le premesse del progetto sono radicali. Talmente
radicali che, se dovessero piacere ai lettori, potrebbero rivoluzionare
completamente il panorama. Potrebbero cambiare le nostre abitudini di lettura e
quelle di acquirenti di libri. E potrebbero resettare i rapporti di forza nel
settore editoriale.

La cosa positiva di questa continua competizione è che si gioca sulla
conquista del lettore. Quindi sulla costruzione di «vantaggi» nell'accesso ai
libri e nell'acquisto. Il lato negativo, almeno temporaneamente, è che quando
la competizione diventa così serrata il gioco si fa duro e qualcuno si fa male.
E sebbene sia controintuitivo, almeno in parte, uno dei primi interessi del
lettore è che continui ad esserci una remunerazione sostenibile per gli autori
e per gli editori. I primi, altrimenti, non scriverebbero. I secondi sarebbero
meno efficaci nel fornire al lettore le cose che vuole (traduzioni, cura
editoriale, eccetera).

Non c'è tempo per sedersi e aspettare di capire. Saranno anni abbastanza
complessi, in cui a tutti servirà molta capacità di reagire in tempi brevi e in
modo innovativo. La grande sfida per il settore -tradizionalmente poco esposto
ad accelerazioni- sarà quella di imparare a ad essere veloce. E a reinventare
se stesso ogni volta che serve.

con lastampa.it

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