domenica 26 settembre 2010

Licio Gelli e l'inchiesta sulla P3 «La nostra P2 era una cosa seria» «Noi contavamo su ministri, generali, economia ed editoria. Volevano fare il bene del Paese»

MILANO - «La P3? Qualcuno ha cercato di superarmi, senza riuscirci. Mi pare si tratti di reati comuni e non di cospirazione». A parlare è Licio Gelli. In un'intervista che il quotidiano L'Unione Sarda anticipa e che sarà in edicola domenica l'ex Venerabile della loggia massonica P2 liquida con poche parole l'inchiesta della Procura di Roma che ha portato in carcere Flavio Carboni. «Come si fa a paragonare un'associazione massonica, e dunque seria, com'era la P2 a un sodalizio tra affaristi, finalizzato solo a fare soldi? Noi potevamo contare - spiega Gelli al giornalista del quotidiano cagliaritano - su sei ministri, un'ottantina di generali, il mondo dell'economia e dell'editoria. Tutti legati da un'idealità: fare il bene del Paese e cercare di regalargli istituzioni più forti. Eravamo legati dall'anti-comunismo, non dalla voglia di fare affari. Carboni? Mai conosciuto». (Fonte Ansa)

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