martedì 30 marzo 2010

[ZI100330] Il mondo visto da Roma

ZENIT HA BISOGNO DI TE! Campagna di raccolta fondi 2010

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ZENIT

Il mondo visto da Roma

Servizio quotidiano - 30 marzo 2010

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Santa Sede


"Profondo dolore" del Papa per gli attentati di Mosca
CITTA' DEL VATICANO, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- "Profondo dolore" è stato espresso da Benedetto XVI in seguito agli attentati che hanno colpito la capitale russa, Mosca, questo lunedì.

Due donne kamikaze hanno innescato delle esplosioni nelle stazioni della metropolitana di Lubianka e Park Culturi, entrambe centrali e trafficate. I morti sono 39, i feriti si contano a decine.

In un telegramma al Presidente della Federazione Russa, Dmitrij Anatolevich Medvedev, riportato da "L'Osservatore Romano", il Papa esprime "profondo dolore e ferma riprovazione per gli efferati atti di violenza".

In questo contesto, il Pontefice desidera far pervenire i sentimenti della sua "solidarietà" e "vicinanza spirituale" e le sue "condoglianze ai familiari delle vittime".

"Assicuro fervide preghiere di suffragio per le vite stroncate, e mentre invoco celesti consolazioni per quanti ne piangono la tragica dipartita, volentieri invio il mio benedicente saluto, con particolare pensiero a quanti sono rimasti feriti", aggiunge.

La matrice seguita dagli inquirenti è quella del terrorismo caucasico. Si cercano altre donne riprese dalle telecamere che avrebbero accompagnato le kamikaze che hanno poi provocato la tragedia.

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Card. Ruini: la Via Crucis, occasione per andare al cuore della fede
Commenta le meditazioni che ha scritto per la Via Crucis al Colosseo
CITTA' DEL VATICANO, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- La Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo può essere un'occasione preziosa per aiutare i fedeli ad andare al cuore della fede, ha affermato il Cardinale Camillo Ruini, già presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

I testi delle sue meditazioni per questo evento sono in libreria da questo martedì, stampati dalla Libreria Editrice Vaticana in 30.000 copie con illustrazioni che riproducono la Via Crucis della prima metà dell'800 di Joseph Führich situata nella Chiesa di San Giovanni Nepomuceno di Vienna (Austria).

Il porporato ha confidato alla "Radio Vaticana" e a "L'Osservatore Romano" le sue speranze per questo appuntamento fondamentale della Settimana Santa, che attraverso i collegamenti televisivi giunge in tutto il pianeta.

"Quando il Cardinale segretario di Stato mi ha chiesto di scrivere i testi della Via Crucis sono rimasto sorpreso e, spontaneamente, ho cercato di schermirmi: pensavo infatti di non essere la persona giusta per un simile compito", ha confessato.

Ispirazione è poi giunta da una sinossi dei quattro Vangeli che usava assiduamente quando era studente di Teologia e dalla Costituzione Pastorale Gaudium et spes, nella quale si legge che "solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo".

"La cosa più semplice era cercare di presentare che ciò che è accaduto nella Passione di Cristo è anche il significato di ciò che è accaduto, un significato che ha molti livelli di profondità", ha spiegato il Cardinale.

A suo avviso, il messaggio centrale è che "in Gesù crocifisso vediamo il vero volto dell'uomo e anche il vero volto di Dio".

"E' nella sua Croce, e naturalmente nella Risurrezione - croce e Risurrezione alla fine sono inseparabili - che questo mistero del Verbo incarnato, il senso dell'Incarnazione di Cristo si rivela nella sua pienezza, e così noi veniamo rivelati a noi stessi".

Al cuore della fede

La Via Crucis al Colosseo, ha aggiunto, "ha una grande importanza non solo perché tanti partecipano e perché è trasmessa in mondovisione, ma perché aiuta ad andare al cuore del mistero della Pasqua".

"Penso che sia una grande occasione per aiutare queste persone a entrare più profondamente nel cuore della nostra fede, o a riscoprirla qualora se ne fossero allontanate", ha riconosciuto.

Quest'anno, poi, si svolge in un momento di particolare sofferenza per via degli scandali sugli abusi sessuali che stanno sconvolgendo la Chiesa, "un momento di sofferenza anche per lo spirito col quale spesso viene posta all'attenzione: uno spirito non solo polemico, ma che vorrebbe sradicare la fiducia nella Chiesa - e io temo, alla fine, la fede Cristo, la fede in Dio, dal cuore degli uomini".

"Ci sono due motivi di sofferenza che stanno insieme - ha ammesso -: sofferenza per le colpe dei figli della Chiesa, in particolare dei sacerdoti, e sofferenza per questa volontà ostile alla Chiesa".

Il Vicario generale emerito per la Diocesi di Roma ha quindi affermato che "percorrendo con Gesù il cammino della croce, ciascuno di noi è chiamato a guardare in faccia con sincerità anzitutto i propri peccati".

Giovanni Paolo II

Il ricordo che ha maggiormente accompagnato il Cardinal Ruini nella preparazione delle meditazioni per la Via Crucis è la figura di Giovanni Paolo II, che, "nelle ultime occasioni in cui ha potuto fare egli stesso il cammino dal Colosseo al Palatino, arrivato all'ultima parte di esso, cioè alla scala piuttosto disagiata che porta al Palatino, si aggrappava alla ringhiera con forza, sofferenza e tenacia, nella volontà di non rinunciare a seguire anche fisicamente il suo Signore".

Allo stesso modo, il porporato porta con sé tanti altri ricordi, come "i volti delle persone accalcate lungo le transenne che delimitano il percorso della Via Crucis", "visi di varia umanità e atteggiamenti assai diversificati, tuttavia ciascuno a suo modo mostrava di vivere un'esperienza che lo toccava dentro, di avvertire che la Via Crucis era una domanda rivolta anche a lui".

"La mia speranza è che ciò che ho scritto possa non essere un ostacolo a questo desiderio, ma un piccolo aiuto a dare quella risposta personale che Gesù crocifisso aspetta da ognuno di noi", ha concluso.

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Nuovo spazio web di Rai Vaticano su Rai.tv
Verrà lanciato il 2 aprile prossimo

ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- In occasione del Venerdì Santo e a cinque anni dalla scomparsa del Papa Giovanni Paolo II, verrà lanciato su Rai.tv il nuovo spazio web di Rai Vaticano, un’iniziativa nata dall’esigenza di valorizzare e rendere fruibile a tutti il patrimonio multimediale della struttura diretta da Giuseppe De Carli.

Nelle intenzioni degli ideatori, il nuovo spazio potrà diventare il punto di riferimento dell’informazione religiosa prodotta dalle testate, dalle reti tv e dalla radiofonia Rai e offrirà un costante aggiornamento dei contenuti del sito da parte della redazione di Rai Vaticano.

Sul nuovo spazio, all’indirizzo www.raivaticano.rai.it, sarà innanzitutto pubblicata l’iniziativa “La Bibbia Giorno e Notte”, la lettura ininterrotta dell’Antico e Nuovo Testamento - che vide la partecipazione di Benedetto XVI - svoltasi nell’ottobre 2008 nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, con 137 ore di ripresa televisiva a cura di Rai Educational e di Raduno.

All’interno di specifiche sezioni, verranno pubblicate immagini e interviste, relative anche ai pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, come l’ultima intervista rilasciata dal Cardinale Joseph Ratzinger prima dell’elezione al Pontificato.

La sezione “Berrette Rosse” includerà un’importante serie di interviste con i cardinali di oltre 40 Paesi, responsabili di dicasteri di Curia e titolari di diocesi dei cinque Continenti: una testimonianza significativa della cattolicità contemporanea.

Filmati riguardanti le Chiese cristiane e le fedi non cristiane saranno inseriti nella apposita “Agenda delle religioni”, mentre in “Servizi e immagini” il navigatore troverà materiale multimediale della Rai inerente l’informazione religiosa, a partire dai servizi trasmessi da telegiornali e giornali radio.

La sezione “Storie” darà voce a esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo, a esponenti religiosi e gente comune nel loro rapporto con i temi della fede. Nello spazio “Tutti gli uomini (e le donne) del Vaticano” verranno pubblicate interviste agli operatori dell’informazione religiosa.

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Notizie dal mondo


Pakistan: il primo canale tv cattolico inizia le trasmissioni regolari
"Good News", gestito dall'Arcidiocesi di Karachi
ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- "Good News", il primo canale televisivo via satellite di proprietà dell'Arcidiocesi di Karachi (Pakistan), che lo dirige, ha iniziato trasmissioni regolari il 23 marzo, giorno in cui si celebrava nel Paese la Giornata del Pakistan.

Hanno preso parte alla cerimonia, oltre a sacerdoti, suore e seminaristi, molte personalità del mondo dei media, della politica e della società civile.

Per l'occasione, "Good News" ha organizzato una maratona di trasmissioni.

L'Arcivescovo locale, monsignor Evaristo Pinto, si è congratulato con il direttore del canale, padre Arthur Charles, per il "piccolo ma energico team" che ha portato a "questo notevole avvenimento".

"Sono ben consapevole del duro lavoro che avete posto in essere per renderlo un canale diverso da tutti gli altri", ha riconosciuto.

"Non possiamo ignorare i media - ha dichiarato il presule -. In questa era dei media, il Signore ci ha dato questa opportunità per far conoscere il suo messaggio a chiunque".

"Vogliamo portare amore, armonia e fratellanza. Sì! Abbiamo Buone Notizie. Abbiamo il messaggio di Gesù Cristo nostro Signore che è per tutti, e vogliamo diffonderlo per far sì che la gente impari a vivere in armonia", ha aggiunto.

Il canale può essere visto in Pakistan via cavo o attraverso un ricevitore satellitare. La copertura satellitare copre un'ampia zona che spazia dall'Asia all'Africa, dall'Oceania all'Europa.

"Good News" si concentra sul pubblico e vuole fornire programmi di qualità. Si basa su un team di giornalisti esperti e di new entries qualificate, e si pensa che trasformerà gradualmente la scena informativa del Pakistan.

"I nostri programmi includeranno la Messa quotidiana, la recita del Santo Rosario, le vite dei santi, le notizie, i programmi di istruzione e formazione, musica, intrattenimento e fiction", ha detto padre Charles.

"'Good News' non è solo un altro canale televisivo che segue lo status quo. Siamo qui per fare la differenza e dare al Paese programmi televisivi di prim'ordine", ha commentato.

"Good News TV sottolineerà in particolare i valori e trasmetterà programmi che non si riescono a vedere su altri canali televisivi".

Condurranno i programmi o verranno ospitati in essi anche membri del clero e laici di spicco, membri della società civile e personalità del mondo dei media.

"Ci sono molte cose che meritano di essere menzionate, ma la più importante è che aiuterà molto a rafforzare la fede della popolazione diffondendo i reali insegnamenti della Chiesa cattolica", ha concluso padre Charles.

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Testimonianza di un sacerdote "in visita" in un carcere cinese
Arrestato per aver organizzato un campo di studenti

FU'AN, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Padre Liu Maochun, di 36 anni, è stato arrestato il 19 marzo dalle autorità di Fu'an, città della provincia costiera di Fujian, in Cina, con l'accusa di aver partecipato a un campo di studenti cattolici organizzato senza autorizzazione.

Il suo arresto è avvenuto il giorno dopo la liberazione, dopo 15 giorni di detenzione, di padre John Baptist Luo Wen, che era stato arrestato per lo stesso motivo il 3 marzo, ha reso noto Eglises d'Asie (EDA), l'agenzia delle Missioni Estere di Parigi.

I due sacerdoti fanno parte di un gruppo di sette presbiteri della parte “clandestina” della Diocesi di Mindong, che aveva organizzato e animato un campo per studenti cattolici dal 28 gennaio al 6 febbraio.

Il campo, organizzato senza il permesso richiesto dalle autorità, è stato interrotto dalla polizia il 4 febbraio, anche se ha potuto svolgersi fino alla fine.

Un mese dopo, però, la polizia ha convocato i sette sacerdoti per notificare a ciascuno una multa di 500 yuan (circa 50 euro) e a quattro di loro un ordine di arresto per aver turbato l'ordine pubblico.

Il primo ad essere arrestato è stato padre Luo Wen, poi è toccato a padre Liu Maochun essere privato della libertà, a priori per 15 giorni, in base a quanto dispone la legge per i casi in cui non venga rispettata una norma volta a mantenere l'ordine pubblico.

Padre Luo ha fornito all'agenzia Ucanews i dettagli della sua detenzione: trattenuto nel centro di detenzione di Fu'an, è stato posto in una cella di 40 metri quadri con 21 persone, arrestate soprattutto per casi collegati al consumo o al traffico di droga o al gioco illegale.

La maggior parte di loro condivideva un grande letto comune di cemento, gli altri dormivano per terra.

L'unica possibilità di lavarsi si aveva accedendo a un punto di acqua fredda situato nel cortile. “Non mi sono lavato per tutta la durata della mia detenzione perché faceva freddo e pioveva”, ha detto il sacerdote, aggiungendo di essere stato privato del diritto di ricevere visite concesso agli altri detenuti (una media di due visite settimanali).

Dopo padre Luo è stato arrestato padre Liu. Per logica, gli altri due sacerdoti che hanno ricevuto un ordine di arresto, padre Guo Xijin e padre Miu Yong, dovrebbero essere convocati prossimamente dalla polizia ed essere arrestati.

Parallelamente, e senza che sia possibile stabilire alcuna relazione tra i due eventi, la Commissione per la Cina istituita nel 2007 da Papa Benedetto XVI si è riunita per la terza volta dal 22 al 24 marzo in Vaticano (cfr. ZENIT, 25 marzo 2010).

E' stata presieduta dal Cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e ha contato sulla partecipazione di una trentina di membri, tra cui cinque Vescovi di Hong Kong, Macao e Taiwan.

Il programma annunciato il 20 marzo dalla Sala Stampa della Santa Sede informava dell'approfondimento di un tema già affrontato nella seconda sessione della Commissione, svoltasi dal 30 marzo al 1° aprile 2009: la formazione dei cattolici in Cina, soprattutto quella dei sacerdoti e delle persone consacrate.

Il comunicato finale della riunione indica che “le difficoltà che si incontrano nel campo della formazione, e le nuove esigenze pastorali, che sono connesse con il compito di evangelizzare una società così dinamica, articolata e complessa com’è quella cinese, rappresentano sfide rilevanti”.

Il testo esprime anche il desiderio che “quei Vescovi e sacerdoti che da molto tempo sono privati della libertà possano al più presto esercitare di nuovo il loro ministero episcopale e sacerdotale a favore dei fedeli, affidati alla loro cura pastorale”.

Tra gli altri temi affrontati durante quest'ultima riunione figurano anche le future nomine episcopali e le risposte che si danno nel cammino verso la riconciliazione e l'unità della comunità cattolica, come quello tracciato da Benedetto XVI nella sua Lettera ai cattolici cinesi del 27 maggio 2007.

In questo senso, il comunicato auspica “che tutti i Vescovi in Cina siano sempre più impegnati nel favorire la crescita dell’unità della fede e della vita di tutti i cattolici, evitando quindi di porre gesti (quali, ad esempio, celebrazioni sacramentali, ordinazioni episcopali, partecipazione a riunioni) che contraddicono la comunione con il Papa”.

I membri della Commissione hanno poi condiviso le proprie idee sul modo migliore in cui la Chiesa si può porre nella prossima riunione dell'Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici a Pechino.

Questo incontro, guidato da Pechino, deve designare i futuri presidenti dell'Associazione patriottica dei cattolici cinesi, che trasmettono la politica religiosa delle autorità cinesi alla Chiesa, e della Conferenza dei vescovi “ufficiali” della Cina, che non è libera nel suo funzionamento.

In risposta a una richiesta in questo senso da parte della prima sessione della Commissione per la Cina, inoltre, continua l'opera di trasmissione dei testi della Chiesa ai cattolici cinesi.

In questo senso, il 18 marzo la Santa Sede ha annunciato che il Catechismo della Chiesa Cattolica era stato pubblicato nella sua traduzione cinese sulla pagina web del Vaticano.

Il Codice di Diritto Canonico del 1983 e i grandi testi del Concilio Vaticano II in cinese dovrebbero seguire la stessa via.

Resta da vedere se la pagina web del Vaticano e questi testi in cinese potranno essere consultati dagli internauti nella Cina continentale.

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Lunghi applausi per un Vescovo di New York che difende il Papa
Afferma che Benedetto XVI è un leader in purificazione, riforma e rinnovamento
NEW YORK, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- L'Arcivescovo Timothy Dolan di New York ha ricevuto una sincera approvazione da parte di tutti coloro che riempivano la Cattedrale di St. Patrick la Domenica delle Palme quando ha difeso Benedetto XVI dalle "implacabili insinuazioni" nel contesto degli scandali sugli abusi sessuali.

Al termine della lunga Messa, il presule ha chiesto ai presenti un paio di minuti di pazienza e ha affermato che "per i cattolici quest'anno l'oscurità della Settimana Santa è intensificata".

Ciò, ha sottolineato, avviene per la "marea di titoli sugli abusi di minori da parte di alcuni sacerdoti, questa volta in Irlanda, in Germania e, ripetendo una vecchia storia, nel Wisconsin".

"Ciò che ora rende più profonda la tristezza sono le insinuazioni senza tregua contro lo stesso Santo Padre, visto che alcune fonti sembrano ansiose di coinvolgere l'uomo che forse più di chiunque altro è stato il leader in purificazione, riforma e rinnovamento di cui la Chiesa ha tanto bisogno", ha detto.

L'Arcivescovo Dolan, 60 anni, ha indicato che la Messa domenicale non è "quasi mai l'occasione per documentare la mancanza di precisione, la piega e l'iperbole di calunnie come queste", ma è "il momento, per i cattolici, di pregare per Benedetto XVI, nostro Papa".

I fedeli hanno risposto alle parole dell'Arcivescovo con un applauso durato venti secondi, secondo quanto ha reso noto l'Associated Press.

Il presule ha sottolineato che Benedetto XVI sta subendo "alcune delle stesse accuse ingiuste, grida della folla e frustrate che ricevette Gesù".

"Nessuno si è impegnato con più vigore nella pulizia della Chiesa dagli effetti di questo ripugnante peccato dell'uomo che ora chiamiamo Papa Benedetto XVI", ha affermato.

Lo "spettacolare progresso" compiuto dalla Chiesa negli Stati Uniti "non avrebbe mai potuto avvenire senza l'insistenza e il sostegno dell'uomo che ora viene quotidianamente coronato di spine da insinuazioni infondate".

"La Chiesa e il suo pastore, Papa Benedetto XVI, hanno bisogno di un intenso scrutinio e di critica per i tragici errori del passato?", ha chiesto.

"Sì! Egli stesso lo ha chiesto, esortando a una completa onestà, e allo stesso tempo esprimendo contrizione e chiedendo una pulizia a fondo".

"L'unica cosa che chiediamo è che ci sia giustizia, e che la Chiesa cattolica non sia stigmatizzata per un orrore che ha colpito ogni cultura, religione, organizzazione, istituzione, scuola, agenzia e famiglia nel mondo".

"L'Eucaristia è la mensa domenicale della famiglia spirituale che chiamiamo Chiesa - ha aggiunto -. Nella mensa domenicale condividiamo sia gioia che tristezza".

"Il padre della nostra famiglia, il Papa, ha bisogno del nostro amore, del nostro sostegno e delle nostre preghiere".

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Stati Uniti: un uomo "morto" cinque volte diventa cattolico
Migliaia di persone entreranno nella Chiesa a Pasqua
WASHINGTON, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Questa Pasqua, migliaia di persone si accingono a convertirsi al cattolicesimo, incluso un uomo che ha quasi perso la vita in cinque occasioni.

La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha reso nota la storia di Jeremy Feldbusch, 30enne di Blairsville, Pennsylvania, che è tra le migliaia di persone che entreranno nella Chiesa durante la Veglia pasquale.

Feldbusch era nelle forze armate in Iraq, e il 3 aprile 2003 è stato ferito, rimanendo cieco a entrambi gli occhi e riportando traumi cerebrali.

Si pensava che morisse poco dopo o, se fosse rimasto in vita, riportasse un grave danno cerebrale. I medici gli hanno indotto il coma e hanno applicato un respiratore per sei settimane per ridurre l'infiammazione al cervello.

Hanno provato a togliere il respiratore cinque volte, ma ogni volta Feldbusch "moriva" e doveva essere rianimato. Al sesto tentativo, ha finalmente ripreso i sensi.

Il paziente, che era stato battezzato come metodista, ha chiesto al padre: "Perché Dio mi ha tolto la vista?".

Il padre gli ha risposto con un'altra domanda: "Perché Dio ti ha salvato la vita?".

La Conferenza Episcopale ha reso noto che attraverso il processo di riabilitazione Feldbusch "ha iniziato a pensare che le cose accadono per un motivo e ha deciso di spendere la sua vita per aiutare altri soldati feriti".

Ha deciso di aderire alla Chiesa cattolica e verrà ricevuto in essa sabato, nel settimo anniversario della lesione che gli ha cambiato la vita in Iraq.

Il rapporto della conferenza stampa indica che migliaia di persone si uniranno a Feldbusch, con numeri particolarmente alti di nuovi cattolici soprattutto nelle regioni del sud e del sud-est degli Stati Uniti.

La Diocesi di Dallas, in Texas, si prepara a ricevere 3.000 nuovi cattolici. Di questi, 700 sono catecumeni (mai battezzati in precedenza), 2.300 sono candidati (già validamente battezzati nella fede cristiana, ma che cercano la piena comunione con la Chiesa).

Sempre in Texas, l'Arcidiocesi di San Antonio informa che 1.112 persone entreranno nella Chiesa. Un buon numero è costituito da giovani, e ci sono 214 bambini catecumeni e 124 bambini candidati.

La Diocesi di Forth Worth, nello stesso Stato, accoglierà più o meno lo stesso numero di nuovi cattolici.

L'Arcidiocesi di Atlanta (Georgia) si prepara ad accogliere 1.800 nuovi membri della Chiesa, il numero più alto che si ricordi nella regione, informa il dossier.

Sulla Costa occidentale, l'Arcidiocesi di Los Angeles (California), la più grande di tutto il Paese, riceverà 2.400 nuovi membri.

A Seattle (Stato di Washington), 682 persone verranno battezzate e 479 ricevute nella piena comunione. L'Arcidiocesi di Portland (Oregon) accoglierà 842 nuovi cattolici.

Altre Diocesi che attendono circa mille nuovi membri sono Detroit (Michigan, 1.225), Cincinnati (Ohio, 1.049), Denver (Colorado, 1.102), Arlington (Virginia, 1.100), Washington, D.C. (1.150).

Nell'Arcidiocesi di Washington, 18 di coloro che si accingono a entrare nella Chiesa sono studenti della St. Augustine School, la più antica scuola afroamericana della capitale.

Il comunicato stampa segnala che la Chiesa cattolica, che è la denominazione più numerosa negli Stati Uniti, con circa 68 milioni di fedeli, lo scorso anno ha sperimentato un aumento del 1,5% dei membri.

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Italia


Inaugurato il villaggio dei giovani per l'Ostensione della Sindone
Servirà per l'ospitalità ma anche per l'animazione spirituale

di Chiara Santomiero

ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- La scritta “Pastorale giovani e ragazzi” abbraccia il profilo in giallo della Mole Antonelliana, simbolo della città di Torino; dal fondo grigio, emergono i tratti dell’Uomo della Sindone che sottolineano l’evento: Ostensione Sindone 2010.

E’ il disegno della spilla che contraddistinguerà i giovani volontari dell’Ostensione – che si aprirà il prossimo 10 aprile fino al 23 maggio – e che il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, ha consegnato sabato scorso ad una loro rappresentanza.

La consegna è avvenuta presso il complesso del Seminario minore dove, nella ricorrenza della Giornata mondiale della Gioventù, sono stati inaugurati dei nuovi spazi dedicati alla pastorale giovanile: un teatro all’aperto per celebrazioni e concerti e il villaggio-tendopoli (uno spazio per 200 posti tenda e 26 container offerti dalla Protezione civile di Torino) che ospiterà i giovani pellegrini alla Sindone.

“Di fatto – ha spiegato a ZENIT, don Maurizio De Angeli, direttore dell’ufficio per la pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Torino – oggi abbiamo aperto per noi, un po’ in anteprima, il tempo dell’Ostensione, accogliendo dalle mani dell’arcivescovo il mandato per il servizio che impegnerà la pastorale giovanile su più fronti durante i giorni del pellegrinaggio alla Sindone”.

Non solo ospitalità presso il villaggio nel complesso del Seminario minore di viale Thovez, ma animazione spirituale nel centro cittadino “con momenti di preghiera nella chiesa di S. Domenico durante i venerdì sera del tempo dell’Ostensione e tutti i giorni - dal lunedì al venerdì - nella chiesa dell’Annunziata di via Po, momenti di testimonianza, tempi di silenzio e spazi per accogliere i giovani”.

Ogni sabato sera, inoltre “nel teatro all’aperto appena inaugurato ospiteremo spettacoli dedicati ai giovani e fatti dai giovani” mentre “lungo le strade del quadrilatero, in centro, i giovani saranno impegnati nell’evangelizzazione dei giovani e così pure la domenica sera, dal Duomo a S. Lorenzo, si svolgerà una fiaccolata”.

“Abbiamo chiesto a tutte le realtà ecclesiali e giovanili della diocesi – ha aggiunto Maurizio Versaci, vice direttore dell’ufficio per la pastorale giovanile – di offrire il proprio contributo per mostrare il volto accogliente della Chiesa torinese e c’è stata una grande risposta di disponibilità e servizio”.

Ai 200 ragazzi che si sono resi disponibili per accogliere i coetanei pellegrini, vanno aggiunti i 270 cantori del Grande coro Hope che si preparano da settimane per animare l’incontro con Benedetto XVI, il 2 maggio, in piazza S. Carlo. I cori di varie espressioni ecclesiali, tra le quali Comunione e Liberazione e il Movimento dei Focolari, animeranno le celebrazioni presso il villaggio di accoglienza. L’Azione cattolica ragazzi di Torino, per quattro fine settimana, ospiterà nelle parrocchie circa 3 mila ragazzi di 37 diocesi italiane e altre iniziative di accoglienza saranno offerte dagli scout.

“Mani si aprono cercando luce nelle nostre città – canta l’inno dei Giovani per l’Ostensione ‘Santo Volto dei volti’, eseguito per la prima volta sabato scorso davanti all’arcivescovo Poletto -. Cuori cantano: nei milioni di sguardi Santo volto dei volti Tu sei!”.

“Guardando questo misterioso telo che la tradizione afferma essere quello che ha avvolto Gesù, e io ho la certezza morale che lo sia – ha affermato il cardinale Poletto rivolgendosi ai giovani nella celebrazione penitenziale che ha preceduto il mandato – la domanda che emerge è: perché questa sofferenza?”.

“Per noi, per amore nostro, nonostante a volte lo trattiamo come i soldati che si beffavano di lui o come i passanti che chiedevano: 'perché non scendi dalla croce?’”. La memoria di questa sofferenza rivelata dai tratti della Sindone, possa portarci ad essere, ha concluso l’arcivescovo “come il centurione che esclama ‘costui era veramente il Figlio di Dio’ e si converte a vita nuova’”.

L’appuntamento per tutti i giovani volontari della Sindone è per il 10 aprile quando il villaggio di viale Thovez verrà “testato” con la presenza dei primi pellegrini.

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Vescovi italiani sugli abusi del clero: collaborazione con le autorità
Il celibato non è "un impedimento o una menomazione della sessualità"

ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Trasparenza nella ricerca della verità, collaborazione con le autorità dello Stato e accurata selezione dei candidati al sacerdozio: sono queste le chiavi per far fronte o prevenire i casi di abusi da parte di membri del clero.

E' quanto si legge nel comunicato finale del Consiglio permanente della Conferenza episcopale Italiana, presieduto dal Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, che si è riunito a Roma per la sessione primaverile dal 22 al 25 marzo.

I Vescovi hanno detto di condividere la sensibilità manifestata dal Santo Padre nella “Lettera Pastorale ai Cattolici d’Irlanda”, in cui si è ribadito che la pedofilia è “un crimine odioso, ma anche peccato scandalosamente grave che tradisce il patto di fiducia inscritto nel rapporto educativo” (prolusione, n. 2).

“Lo 'sgomento', il 'senso di tradimento' e il 'rimorso' per ciò che è stato compiuto da alcuni ministri della Chiesa – si legge nel comunicato – spiegano l’atteggiamento fermo e illuminato di Benedetto XVI che, senza lasciare margini di incertezza né indulgere a minimizzazioni, invita la comunità ecclesiale ad accertare la verità dei fatti, assumendo nel caso i provvedimenti necessari”.

A questo proposito, i Vescovi del Consiglio permanente, dopo aver riaffermato “la vicinanza alle vittime di abusi e alle loro famiglie, parte vulnerata e offesa della Chiesa stessa”, si sono detti d'accordo sul fatto che “il rigore e la trasparenza nell’applicazione delle norme processuali e penali canoniche sono la strada maestra nella ricerca della verità e non si oppongono, ma anzi convergono, con una leale collaborazione con le autorità dello Stato, a cui compete accertare la consistenza dei fatti denunciati”.

“Ancora una volta – hanno affermato –, è stata confermata l’esigenza di un’accurata selezione dei candidati al sacerdozio, vagliandone la maturità umana e affettiva oltre che spirituale e pastorale”.

“Si è pure sottolineato il valore del celibato – continua il comunicato –, che non costituisce affatto un impedimento o una menomazione della sessualità, ma rappresenta, specialmente ai nostri giorni, una forma alternativa e umanamente arricchente di vivere la propria umanità in una radicale donazione a Cristo e alla Chiesa”.

“Il peccato di alcuni – hanno quindi precisato – non cancella però l’abnegazione di cui danno prova tantissimi sacerdoti: di essa fanno esperienza quotidiana le nostre comunità, stimolate a un rinnovato impegno nel campo dell’educazione”.

Infatti, i Vescovi italiani esprimono “piena fiducia e sincera gratitudine ai tanti sacerdoti che, al pari dei religiosi e delle religiose, si dedicano nel nascondimento e con spirito di abnegazione all’annuncio del Vangelo e all’opera educativa, costituendo spesso l’unico punto di riferimento in contesti sociali frammentati e sfilacciati”.

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La Chiesa in Italia si prepara a fronteggiare la sfida dell'educazione
Esaminata la bozza deli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020

ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa italiana intende raccogliere, in alleanza con le componenti più avvertite della società, la grande sfida dell'educazione e per questo sta lavorando agli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020.

Nel corso dei lavori del recente Consiglio permanente della Conferenza episcopale Italiana, tenutosi dal 22 al 25 marzo, i presuli hanno preso in esame la bozza di questo documento che verrà discusso e approvato nel contesto della prossima Assemblea generale, che si terrà sempre a Roma dal 24 al 28 maggio.

I presuli italiani hanno inoltre autorizzato la pubblicazione della lettera della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, intitolata Annuncio e catechesi per la vita cristiana.

La Lettera, si legge nel comunicato finale del Consiglio episcopale permanente, “suscitata dalla ricorrenza del quarantesimo anniversario della pubblicazione del Documento di base Il rinnovamento della catechesi, […] riconferma la validità dell’opzione posta allora alla base del percorso catechetico della Chiesa in Italia, cioè la scelta antropologica per cui 'chiunque voglia fare all’uomo d’oggi un discorso efficace su Dio, deve muovere dai problemi umani e tenerli sempre presenti nell’esporre il messaggio'” (n. 77).

“Nel contempo – continua il comunicato –, sottolinea la necessità di una costante attenzione ai contenuti della dottrina cattolica, per non ridurre l’iniziazione cristiana a una generica esperienza di animazione. La convinzione che soggetto della catechesi sia la comunità ecclesiale nel suo insieme, sia pure articolata nei diversi ministeri, rappresenta una feconda acquisizione che deve essere ancor più assimilata”.

“Per questo – sottolinea poi – si auspica che il prossimo decennio, dedicato all’educazione, sia anche l’occasione per riproporre una riflessione adeguata sull’iniziazione cristiana e per mettere a tema una più concreta dinamica di collaborazione fra associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali in rapporto alla vita delle parrocchie e delle diocesi”.

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"Ogni questione sociale è sempre anche questione antropologica"
I Vescovi italiani mettono al centro i "valori non negoziabili"

ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Dopo aver analizzato la situazione del nostro Paese, i Vescovi italiani hanno ribadito il primato dei “valori non negoziabili” e che “ogni questione sociale è sempre anche questione antropologica”.

Nel comunicato finale del recente Consiglio episcopale permanente riunitosi a Roma la scorsa settimana si legge che nel prendere visione della bozza del Documento preparatorio dell’ormai imminente Settimana Sociale di Reggio Calabria (14-17 ottobre 2010), la cui pubblicazione avverrà nei prossimi mesi, i presuli hanno dato rilievo all’impostazione e ai contenuti dell’Enciclica Caritas in veritate.

A questo proposito – continua il comunicato – , sono chiare ed esplicite le parole di Benedetto XVI: 'Non può avere solide basi una società, che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata' (Caritas in veritate, n. 15).

In tale contesto, si spiega come i “valori non negoziabili”, richiamati nella sua prolusione dal Presidente della CEI, il Cardinale Angleo Bagnasco, “rappresentino la ragione e la missione dell’impegno dei cattolici nell’azione politica e sociale”.

Essi sono: “la dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l’indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna”.

“È solo su questo fondamento – continua la prolusione – che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato; la libertà dalla malavita, in particolare quella organizzata”.

“Si tratta – affermava il Cardinale Bagnasco – di un complesso indivisibile di beni, dislocati sulla frontiera della vita e della solidarietà, che costituisce l’orizzonte stabile del giudizio e dell’impegno nella società. Quale solidarietà sociale, infatti, se si rifiuta o sopprime la vita, specialmente la più debole?”.

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Interviste


Alla scoperta delle bellezze di Roma
Storia e restauri di Santa Maria del Popolo

di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Roma è una delle città più ricche di opere d’arte del mondo. Purtroppo accade che la secolarizzazione e il relativismo facciano cadere nel dimenticatoio la storia e la bellezza di mirabili opere architettoniche e artistiche.

E’ quanto accaduto alla Basilica di Santa Maria del Popolo, uno dei più ricchi e prestigiosi monumenti di Roma, frutto dell'incontro fecondo tra la spiritualità dell'Ordine di Sant'Agostino, i committenti della "Roma dei Papi" e i più grandi geni dell'arte italiana.

Per rinnovare la conoscenza e far risplendere le bellezze di questa Basilica, l'Istituto Poligrafico della Stato ha pubblicato due monumentali volumi in cui si racconta la storia tra l'epoca antica e il XX secolo e vengono illustrati gli aspetti architettonici, la scultura e la pittura, con approfondimenti specifici intorno alla tavola della Madonna del Popolo, alla Cappella di Alderano Cybo, discendente da un ramo della famiglia di Papa Innocenzo VIII, realizzata dall’architetto Carlo Fontana, l’allievo prediletto di Bernini, e alle altre celeberrime opere d'arte di Pinturicchio, Caravaggio, Bernini etc.

Gli innumerevoli autori raccontano anche la storia dei restauri. L’intera opera l’opera in due volumi “Santa Maria del Popolo. Storia e restauri” è stata curata da Ilaria Miarelli Mariani e Maria Richiello.

Per cercare di riassumere le tante conoscenze contenute nei due volumi, ZENIT ha intervistato Maria Richiello, architetto e storico dell’architettura e restauro (ha scritto diverse pubblicazioni su Roma, Sant’Alessio all’Aventino, su San Bartolomeo all’Isola etc.).

La Richiello è stata diverse volte professore incaricato in Storia dell’Architettura presso la facoltà di ingegneria dell’Università di Tor Vergata, e al momento è professore incaricato presso la facoltà di architettura Ludovico Quaroni della “Sapienza” di Roma.

E' inoltre consulente per il restauro per il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e attualmente sta conducendo una “ricerca” per la “Villa Mondragone a Frascati”, sede prestigiosa di rappresentanza dell’università di Tor Vergata

E’ vero che la chiesa è stata costruita in seguito alla demolizione del Mausoleo dei Domizi Enobarbi, la tomba dell'imperatore Nerone?

Richiello: Secondo Franco Astolfi, l’archeologo che si è occupato della parte archeologica sul lato destro della via Flaminia, nell’area dell’attuale piazza vi erano due sepolcri. Il primo, situato sul margine di una strada che saliva verso il Pincio, doveva essere in prossimità del moderno emiciclo della piazza, il secondo – di cui si conserva ancora parte della fondazione - era dietro l’abside di Santa Maria del Popolo, quasi a ridosso delle mura.

In epoca imprecisata (forse verso la metà del III secolo d. C.) il nucleo in cementizio di questa ultima tomba fu scavato per ricavare un ipogeo funerario, utilizzato anche dopo la costruzione delle mura Aureliane. In considerazione delle stesse origini della chiesa, è stata recentemente avanzata l’ipotesi che possa trattarsi del sepolcro dell’Imperatore Nerone, tradizionalmente indicato in questa zona e che le fonti letterarie sembrano però situare sull’alto del Pincio. Nella pianta di Leonardo Bufalini del 1551, il sepolcro viene indicato sia sulla piazza del Popolo che sul Pincio (Sepulchrum Familia Domiciorum).

Perchè è dedicata a Santa Maria del Popolo?

Richiello: Il nome risale alla sua fondazione. Nel 1099 viene costruita una cappella in onore della Vergine, promossa da Pasquale II e sostenuta con i proventi del popolo romano, per questo la cappella prese il nome di Santa Maria Populi Romani.

Tre giganti dell’arte come Bramante, Raffaello e Bernini sono intervenuti nella costruzione di questa chiesa. Può illustrarci quali sono stati gli interventi più significativi?

Richiello: Bramante si trovò a lavorare nel Coro tra il 1500-1503 su commissione di Alessandro VI e secondo C.L. Frommel più tardi su commissione di Giulio II (1505-1509). La cappella Chigi, la seconda a sinistra entrando in chiesa, è il risultato dell’ampliamento della prima Cappella quattrocentesca dedicata alla Madonna di Loreto. I lavori furono finanziati da Agostino Chigi il Magnifico, che il sultano di Costantinopoli chiamò “il più grande mercante della Cristianità”. Agostino la ottenne da Papa Giulio II nel 1507 e affidò il progetto e la decorazione a Raffaello Sanzio.

Nel rifare la Cappella Raffaello definì il disegno planimetrico e l’alzato ispirandosi alla crociera di San Pietro del Bramante. Un tecnica che all’epoca si usava fare, anche perchè sino ai primi del Novecento si facevano dei modelli al vero in scala. Per me la Cappella Chigi sta alla crociera di San Pietro come il Tempietto a San Pietro in Montorio alla cupola di San Pietro.

Bernini riconfigura la chiesa quattrocentesca adeguandola al gusto seicentesco su commissione di Alessandro VII. Interviene sulla volta della navata centrale con le sante in onore di Maria (tema mariano sempre presente in ogni epoca all’interno della chiesa) con piccole e raffinate modifiche in facciata e nei pavimenti con un intervento “leggero”. Non stravolge l’achitettura della chiesa quattrocentesca ma la adegua al gusto del suo tempo con rispetto verso il passato in un periodo in cui non ci si poneva il problema di demolire qualsiasi cosa fosse fatiscente.

Nel volume enciclopedico di cui lei è una curatrice, si racconta di tutto, dalla storia alle variazioni architettoniche, dai restauri alla cupola, e poi saggi sulle opere pittoriche, gli affreschi e le decorazioni scultoree. Quali sono le parti che lei considera rilevanti e innovative di questo volume?

Richiello: Il volume è un'opera integrale e tratta allo stesso modo le emergenze artistiche rispetto alle opere meno conosciute. E’ ricco di inediti per la scultura e la pittura. Individua differenti attribuzioni in architettura e illustra un parte totalmente inedita riguardante la cupola, la prima a Roma voltata dopo 1000 anni.

Sono sempre di più coloro che sostengono che la via privilegiata per giungere a Dio è quella della vellezza, la cosiddetta via Pulchritudinis. Ed in questa via Maria è la stella polare perchè “tota pulchra”, icona della bellezza. In questo contesto la Basilica di Santa Maria del Popolo riunisce Maria e la via della bellezza in un itinerario affascinante, una sorta di ponte tra Cielo e Terra. E’ un ipotesi plausibile?

Richiello: Assolutamente si, il tema mariano è presente in tutte le opere.

Qual è il fine e l’obiettivo di questo volume così bello?

Richiello: Quello di riunire degli studi specialistici. L’idea è quella di avere un unico edificio contenitore, un museo dell’arte, illustrato in un'unica opera che mancava. I due volumi sono arricchiti di 36 contributi differenti, organizzati secondo un progetto prestabilito e consequenziale.

Il risultato è eccellente tanto che il “Libro” sembra scritto da una sola persona. Il lettore non si perde anzi viene continuamente coinvolto. I due volumi dissetano chi ha sete di notizie. Si entra in un mondo di bellezze che nascono nel passato. Il passaggio che unisce i vari saggi e la storia della chiesa e dei restauri sono le committenze. Il fine è la conoscenza ma anche la sperimentazione mai avvenuta sinora nella storia dell’arte da parte di 36 studiosi.

A meno che non si parli di cataloghi di convegni, mai 36 studiosi hanno lavorato per lo stesso fine e per la stesso oggetto producendo un Libro dedicato a una chiesa fondamentale per lo studio dell’architettura e molto cara al popolo romano.

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L'Amicizia Ebraico-Cristiana di Francia premia padre Michel Remaud
"Una buona notizia per chi ha a cuore l'avvicinamento tra cristiani ed ebrei"
di Anita S. Bourdin

GERUSALEMME, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).- Padre Michel Remaud, direttore dell'Istituto Cristiano di Studi Ebraici e Letteratura Ebraica (Istituto Albert Decourtray) di Gerusalemme, ha ricevuto il Premio dell'Amicizia Ebraico-Cristiana di Francia (AJCF).

Dopo Armand Abécassis nel 2009, l'8 marzo 2010 il Comitato Dirigente dell'Amicizia Ebraico-Cristiana di Francia ha scelto quest'anno padre Remaud.

Il Premio verrà consegnato a ottobre, in una data ancora da stabilire, alla presenza di numerose personalità ebraiche e cristiane.

Dal 1988, la AJCR conferisce un riconoscimento a una personalità, ebraica o cristiana, che abbia lavorato per il dialogo tra le due fedi.

Padre Remaud ha parlato con ZENIT delle sue prime reazioni e riflessioni al riguardo.

Come ha reagito alla notizia del conferimento di questo Premio a una persona come lei, sacerdote cattolico impegnato da tempo nello studio dell'ebraismo e nel dialogo?

P. Remaud: In primo luogo una sorpresa totale! Nessun indizio, nelle settimane o nei giorni precedenti, mi aveva messo la pulce nell'orecchio, e ho avuto bisogno di un po' di tempo per riprendermi dopo essere stato informato della decisione dell'AJCF di concedermi il Premio.

Poi è subentrata la sensazione per cui il segno va molto al di là della persona che lo riceve. Il tono generale dei messaggi che mi giungono mostra che questa scelta è una buona notizia per coloro che hanno a cuore l'avvicinamento tra cristiani ed ebrei.

Quali crede che siano stati i motivi di questa scelta?

P. Remaud: Per ciò che posso interpretare, questa scelta conferma la necessità di un lavoro multiforme in questo ambito.

Illustra in primo luogo l'importanza di un lavoro di fondo per stabilire su basi teologiche solide una relazione rinnovata della Chiesa con il popolo ebraico, compito al quale ho cercato di apportare un contributo.

Bisogna anche far sì che i cristiani scoprano la parentela che unisce il Nuovo Testamento al suo punto di origine, e far comprendere loro che questa parentela letteraria è segno di un altro legame, di natura teologica, tra le nostre comunità.

Ciò presuppone ancora un grande lavoro di formazione e informazione...

P. Remaud: In effetti, in primo luogo o allo stesso tempo c'è tutto un lavoro di informazione per correggere le idee sbagliate, denunciare eventualmente le menzogne o le deformazioni dei fatti, far conoscere ciò che può portare i cristiani ad apprezzare meglio il mondo ebraico in generale e quello israeliano in particolare e portare alla luce, senza dissimulare in alcun modo la verità, ciò che può dare agli ebrei un'altra immagine rispetto a quella purtroppo troppo diffusa.

Le istruzioni di Roma sulla catechesi del 1975 e del 1984 non sembrano aver avuto grande effetto...

P. Remaud: Già nel 1973 una commissione episcopale francese ha scritto, nel suo documento dal titolo "L'atteggiamento dei cristiani nei confronti dell'ebraismo": "L'ebreo merita la nostra attenzione e la nostra stima, spesso la nostra ammirazione, a volte la nostra critica amichevole e fraterna, ma sempre il nostro amore. Questo potrebbe essere ciò che è più mancato e quello in cui la coscienza cristiana è stata più colpevole".

A tanti anni da questa dichiarazione, questo dovere di stabilire e mantenere la fiducia continua ad essere una priorità.

*******

Padre Michel Remaud è nato nel 1940. Membro della Congregazione dei Figli di Maria Immacolata (FMI), è stato ordinato sacerdote il 16 luglio 1966. Dopo aver ricoperto vari incarichi in Francia, dal 1985 vive in Israele. Ha insegnato all'Istituto Francese Albert Decourtray di Studi Ebraici a Gerusalemme e attualmente insegna all'Istituto Cristiano di Studi Ebraici e Letteratura Ebraica, del quale è direttore.



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Notizie Flash


I giovani del Fiac e la colletta per la Terra Santa

ROMA, martedì, 30 marzo 2010 (ZENIT.org).-“Il fascicolo esprime l’impegno dei giovani di Azione cattolica nel promuovere ed animare la colletta per la Terra Santa del Venerdì Santo in tutte le parrocchie con l’Ac e, più ampiamente, in tutta la diocesi”. Con queste parole, Chiara Finocchietti, vice presidente nazionale per il Settore giovani di Ac e responsabile del Coordinamento giovani del Fiac , ha presentato il libretto “Quanto poi alla colletta in favore dei fratelli, fate anche voi…(I Cor 16,1)”, disponibile nel sito www.fiacifca.org.

Realizzato in coordinamento con la Congregazione per le Chiese orientali e la Custodia di Terra Santa, il fascicolo si compone di 32 pagine. Punto di partenza, l’esortazione apostolica di Paolo VI Nobis in animo del 25 marzo 1974 sulle accresciute necessità della Chiesa in Terra santa in merito alle quali il Papa ricordava “il dovere di far sentire, da parte nostra, alle comunità cristiane della Terra Santa, il significato della carità ecclesiale che tutti ci unisce”.

Seguono alcune riflessioni ed informazioni sulla situazione in cui vive oggi la comunità cristiana di Terra Santa ed indicazioni per l’animazione della colletta.

“Si tratta – ha concluso Finocchietti - di uno strumento semplice, frutto del percorso dei giovani di Ac di tanti paesi diversi che stanno vivendo un itinerario di formazione e di impegno comune”, che rappresenta “solo l’ultimo, in ordine di tempo, dei tanti fili che compongono un legame antico e stretto dell’Azione cattolica con la Terra Santa”.

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