mercoledì 28 luglio 2010

Cronaca: Baci e abbracci: così le donne del clan passavano la cocaina

Erano baci appassionati ed insospettabili il canale di ingresso della droga in carcere. Le donne del clan Strisciuglio svolgevano così un ruolo fondamentale per l'economia del gruppo criminale. Mogli e fidanzate andavano a trovare i loro compagni detenuti e li salutavano con abbracci e lunghi baci sulla bocca attraverso cui passavano bustine di cocaina. Un trucco astuto che serviva ad alimentare il mercato delle sostanze stupefacenti in carcere saldamente nelle mani degli esponenti Strisciuglio che provvedevano a smistare tra le celle la droga.

Hanno scoperto anche questo i carabinieri del comando provinciale di Bari che questa notte hanno eseguito 46 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti componenti del gruppo criminale egemone su tutto il capoluogo pugliese. Un blitz antimafia che ha decimato il super-clan operante nei quartieri di Libertà, Bari vecchia, Carbonara, San Girolamo, San Pio, San Paolo, Palese, Santo Spirito e che aveva mire espansionistiche anche nei paesi dell'hinterland come Bitonto, Giovinazzo e Molfetta. Agli arrestati sono stati contestati i reati di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi clandestine, una rapina a mano armata ed estorsione. A finire in manette una sola donna, Angela Raggi moglie del boss e poi collaboratore di giustizia Giacomo Valentino, che si occupava di organizzare le squadre di pusher e gestiva la contabilità del clan secondo un vero e proprio modello socialista.

"C'era infatti una rigida distribuzione degli utili a tutti gli affiliati - ha spiegato il procuratore capo della Repubblica di Bari Antonio Laudati - mentre altri gruppi tendono a concentrare la ricchezza in poche mani, quelle del boss, tra gli Strisciuglio vigeva un'organizzazione socialista, il capo distribuiva a pioggia i proventi degli affari illeciti consolidando così il suo potere all'interno del gruppo". Il clan, sgominato dopo l'operazione Eclissi del 2006 che aveva portato all'arresto di 182 affiliati, era stato però in grado di risorgere grazie ad una rete capillare e ben radicata sul territorio.

Luigi Spano era il reggente del quartiere Libertà, Francesco Raggi elemento cardine della distribuzione e fornitura dello stupefacenti nei vari quartieri, Giovanni Raggi, Antonio Passaquindici, Valerio Vito e Nicola Moramarco i reponsabili dei gruppi di fuoco. Attivi in carcere anche i detenuti: in un primo momento la droga arrivava dall'esterno attraverso lanci notturni con una fionda oltre il muro di cinta, successivamente attraverso i baci delle donne. Fondamentale anche il ruolo svolto dai minori, il vero e proprio braccio armato del clan.

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