mercoledì 1 dicembre 2010

Mandato d'arresto dell'Interpol Caccia ad Assange in 188 Paesi

Julian Assange, 39 anni, è ufficialmente nel mirino dell'Interpol

ROMA
Julian Assange vince la battaglia mediatica ma per lui i problemi si
moltiplicano su altri fronti. L'Interpol annuncia di aver emesso contro di lui
un mandato d'arresto internazionale, ricercato in Svezia per «stupro ed
aggressione sessuale». L'« avviso rosso» (red notice) dell'Interpol è stato
emesso su richiesta di Stoccolma e vale nei 188 paesi aderenti. I fatti
contestati risalgono ad agosto. Assange li respinge, attribuendo le denunce a
una campagna di fango orchestrata dagli Usa per screditarlo.

E da ieri mattina Wikileaks è sotto attacco informatico: gli hacker hanno
centrato l'obiettivo di rendere inaccessibili per ore agli utenti di Europa e
Stati Uniti alcuni dei contenuti del sito, compreso il cosiddetto Cablegate.
Nel pomeriggio i tecnici del corsaro australiano sono riusciti a ripristinare
il servizio spostandosi dai server svedesi che li ospitavano a quelli americani
disponibili in affitto, ma l'allarme resta alto. Frattanto Assange apre nuovi
fronti polemici in un'intervista al Time, rilasciata in una località segreta,
in cui dice che «Hillary Clinton dovrebbe dimettersi da segretario di Stato per
aver ordinato ai suoi diplomatici di spiare l'Onu, in violazione delle
convenzioni internazionali firmate dagli Usa».

Nelle ore in cui è stato silenziato, Wikileaks si è affidato a Twitter. «Siamo
attualmente vittima di un potente Distributed Denial of Service» leggeva ieri
chi tentava di collegarsi al sito più gettonato del momento. Vale a dire
sistema sovraccarico, interruzione di servizio, temporaneo black out, DDOS come
gli adepti informatici chiamano il cortocircuito non casuale delle
informazioni. Quel che accade in questi casi è che un computer remoto X esegue
un programma capace di lanciare contro un sito Y tanti pacchetti di dati da
mandarlo in palla. Stavolta si è trattato di un «bombardamento» massiccio di 10
gigabits al secondo, 28 volte più potente della media degli attacchi registrati
nel 2010, come se una casella di posta elettronica ricevesse oltre 300 mila di
mail al minuto.

Intanto il Dipartimento di stato ha disconnesso il network militare Siprnet,
quello da cui sono stati sottratti i file, dal database che contiene i cablo.

Tra messaggi incrociati e teorie complottiste, ogni Paese ha la sua versione
del Cablegate. Secondo Umberto Bossi è tutta colpa degli americani ingrati che,
dietro le quinte, avrebbero «un po' accoltellato Berlusconi». A detta del
patron della Lega mentre il premier italiano «si è battuto così tanto per gli
Stati Uniti dopo l'11 settembre» Washington, commentandone senza pietà le
passioni sanguigne, l'avrebbe ricambiato con un trattamento indegno. Di più.

Sebbene il rapporto con la Casa Bianca sia integro, a rischio ci sarebbero ora
le relazioni diplomatiche: «In questo modo si mettono in allarme tutti i
politici: quando parli con un ambasciatore non sai mai cosa riporta». La
macchina avviata però, non conosce freno. L'ultima rivelazione riguarda il
Pakistan e la debolezza del suo presidente Zardari che, secondo i file
decrittati da Wikileaks, viene percepito come debole, in balia dei generali e
incapace di garantire la tenuta di un Paese in possesso della bomba atomica.
con lastampa.it

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