domenica 1 giugno 2008

Non ci sono piu' le mezze ragioni... | ECCO la “RAGIONE”: personaggio imprescindibile della storia dell'uomo e delle idee, uno stratega astuto che ha conosciuto più trionfi che tonfi, ch

 Non ci sono piu' le mezze ragioni...
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E' morta la ragionevolezza... tutto d'un tratto e in soli 4mesi in Italia terra dalla storia secolare e culla della civilta' prima mediterranea e poi mondiale... ha vinto la RAGIONE.
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HA VINTO LA RAGIONE ..e sono finite le mezze stagioni ...sono sparite le ideologie ..seppellite le sfumature filosofiche ...sono polverizzate le riflessioni fuori dal coro ...bruciata ogni discussione ..ogni se ..ogni ma ...annientata e vinta ogni mezza ragione. OGGI si parla tutti in coro in un affato messianico il solo verbo della ragione suprema.

E dunque ...allora E' VERO ha proprio vinto la RAGIONE? Ma cosa e' la RAGIONE?

ECCO la "RAGIONE": personaggio imprescindibile della storia dell'uomo e delle idee, uno stratega astuto che ha conosciuto più trionfi che tonfi, che sa essere un combattente multiforme, dalle molteplici tattiche. Cosa e' la RAGIONE:  e' l'abbandono del reale esperibile, a favore di un nuovo mondo vero, più coerente, più omogeneo e, si dice, più vantaggioso per tutti.  bhe...ALMENO COSI' DICE ..LA MAGGIORANZA !!

Quando nasce la RAGIONE: nasce ed emette i primi vagiti nella Grecia antica degli dèi e degli eroi, quella cantata da Omero, prima del famoso e celebrato passaggio dalla mitologia alla RAGIONE.

nessuna resa...

La RAGIONE nasce dunque in un mondo che non viveva di coerenza, un mondo nel quale gli dèi erano dèi e non "concetti", e nel quale proprio la loro condotta umana significava il loro essere lontani da un levigato ritratto di perfezione ed uniformità, un mondo umano, umanissimo, che sarebbe cambiato per sempre con i primi sistemi dei presocratici, ed in particolar modo con l'essere perfetto di Parmenide.
Parmenide è il colpevole di questa evoluzione, il sacerdote di quell'essere perfetto che è e che non può non essere. Questa ragione in quanto astrazione è impoverimento di ciò che c'è, è sostituzione del mondo con una creatura della ragione, in questo caso un essere a dir poco bizzarro, veramente visionario. E ciò che sopravviene alla realtà che si vede, che si ascolta, che si tocca, che si odora e che si gusta, è considerato la "vera" realtà, e tutto il resto solo un inganno dei nostri umani sensi.

La ragione vuole poi passare "dal cielo alla terra",  regolare anche il mondo umano, non rimanere solo un sistema metafisico. È la nascita di quella forma di potere che chiamiamo "democrazia". La sua essenza, ciò che in essa permane immutato nei secoli, al di là delle trame delle sua storia millenaria, è la sua pretesa di "astrarre" dalle differenze individuali, considerando "uguali" tutti gli uomini. È forse per la pura "formalità" di questa sua caratteristica che la democrazia in Grecia poteva comunque trovarsi ad un passo dalla tirannia, tanto da non discostarsi da questa se non per l'estensione del "demos" fonte della sovranità, ed è forse per questo che è stata compatibile con la schiavitù e con le più profonde disuguaglianze sociali.
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UNO spunto di riflessione politica che possiamo ricondurre alla distorta RAGIONE delle nostre formalmente correttissime democrazie contemporanee.
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La domanda "tormentosa" di Socrate, il celebrato "che cos'è?" forgerà invece quel modo tutto razionale di leggere anche la moralità. Socrate sapeva bene di mettere in crisi ogni uomo del suo tempo ...ragioniamocichiedendogli chiare definizioni delle nozioni comuni della vita sociale ed etica. Socrate è la voce di chi vuole sostituire al mondo umano un nuovo mondo, più vero del vero, più pulito e brillante e dai netti confini.

In Platone l'analisi razionale dell'anima rivela anche l'esistenza di quelle parti in essa che razionali non sono, e che pian piano aprono un abisso anche nel suo pensiero politico. Si passa infatti dal solare progetto della Repubblica a quello ben più cupo delle Leggi, dove la ragione viene giudicata insufficiente a reggere da sola il governo, e deve forzatamente essere affiancata da una grande quantità di norme: mezzucci in confronto alla potenza del puro sistema razionale della Repubblica. La ragione non ama essere interrogata troppo a fondo.

A partire da Aristotele si dipana invece una delle strategie vincenti della ragione. La taxis aristotelica nel campo dello studio della vita significa infatti l'affermarsi di una oggettività "scientifica" che era tale per l'esclusione degli aspetti soggettivi e sensibili e forse anche etici del vivente: è l'indifferenza "superiore" dello scienziato che apre la strada ad una biologia ed una medicina che può essere priva di scrupoli proprio perché spersonalizzata. Il filo rosso della "sterilizzazione" del vivente e quindi dell'umano torna prepotentemente nella filosofia moderna es: Galileo che discetta di cosa succederebbe se fossero tagliati via i nasi, le orecchie e le lingue per eliminare quei fastidiosi sovrappiù non oggettivizzabili identificati nelle qualità secondarie; e che soprattutto antepone la ragione ai sensi, immagina un mondo di idealità, appunto non vivo, e pone i pilastri per una scienza che può giungere ad essere la chiave per interpretare i segreti dell'universo, ma al prezzo di eliminare l'uomo stesso da quell'universo da conoscere.

Durante la sua storia la RAGIONE ha conosciuto naturalmente alterne fasi, di affermazione e di critica, di esaltazione e di condanna. Basti pensare ai fasti dell'Illuminismo e all'ambiguità del Romanticismo, al mito del progresso scientifico perenne e alle aspre condanne della scuola di Francoforte. Ma è sempre rimasta lo strumento privilegiato di indagine, la "mappa" che ridisegna il mondo a sua immagine, ovvero l'immagine di un regolare e uniforme e impersonale reticolo. Questo procedere della ragione non ha età: è sempre stato tale e quale, perché "la ragione è sempre stata moderna e ha sempre preteso di proiettarsi all'intero pianeta", una tattica che va oltre categorie come "modernità" e "globalizzazione".
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I noti fenomeni sociali, economici e politici di questa nostra contemporaneità, quali la mercificazione, il dominio del marchio, lo sfruttamento ecologico privo di scrupoli, e il mercato ultra-libero che forse è la causa di buona parte di questo poco rassicurante quadro, sono pienamente compatibili con le esigenze strategiche della ragione. ADDIRITTURA noi tutti possiamo legittimamente porci il dubbio che questi siano prodotti dall'incedere della ragione, come nuovi mezzi per la sua affermazione. È un dubbio ben fondato se si prova a rileggere l'economia delle multinazionali e del libero mercato mondiale come una spaventosa applicazione della strategia della spersonalizzazione. I marchi poi, quelli studiati dalla Klein di No Logo, potrebbero essere letti come un miglioramento del levigato mondo delle idee platonico: idee talmente perfette e superiori da non essere neppure modelli perfetti di tokens imperfetti, ma sufficienti a sé stesse. Un'astrazione dell'economia non solo dall'homo, a meno che non sia oeconomicus, ma anche dai prodotti stessi, che diventano secondari rispetto all'immagine che si vuole vendere, talmente impalpabile da essere associabile a qualunque cosa.
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NO QUESTA non e' una condanna della RAGIONE o razionalità. Semplicemente vi rimando a ciò che la razionalità ha significato per autori "saggi" quali Ortega y Gasset e Hobsbawn, e quello che potrebbe significare se solo si prospettasse più modestamente come "ragionevolezza", se rinunciasse per lo meno alla presunta assolutezza della RAGIONE.

Fonte  |  1 Manifesto


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