martedì 3 giugno 2008

Concorso solo per italiani, 41 stranieri vincono il ricorso

Concorso solo per italiani, 41 stranieri vincono il ricorso


migranti
In giorni in cui lo straniero fa paura, ci pensa un Tribunale a ristabilire un principio inviolabile della Costituzione: l’uguaglianza dei cittadini. Tutto ruota attorno ad un concorso interno all’Ospedale San Paolo di Milano per la stabilizzazione dei lavoratori precari. Nel bando c’è un requisito destinato a far discutere: la cittadinanza italiana. Di fatto, per 41 extracomunitari che nell’ospedale già lavorano come infermieri, tecnici e operatori sociosanitari il posto fisso potrebbe rimanere un sogno a vita.

È così che, grazie al contributo di Cgil e Cisl, viene presentato un ricorso la Tribunale del Lavoro di Milano. Ed è vittoria. Il giudice Carla Bianchini, infatti, ha accolto il ricorso dichiarando «discriminatorio» il comportamento dell'azienda ospedaliera: «A parere di chi scrive - si legge nella sentenza - un requisito quale quello della cittadinanza italiana può essere richiesto senza assumere una valenza discriminatoria solo in quanto sia giustificato da specifiche finalità che possono essere solo quelle determinate dallo svolgimento di poteri pubblici o di funzioni di interesse nazionale che per il loro contenuto e i loro effetti possono essere svolti solo da chi ha con il paese un legame particolarmente forte, in quanto ne è cittadino. Non, quindi, per chi chiede di lavorare stabilmente come operatore sanitario o infermiere professionale».

La giudice Bianchini ha così voluto ribadire che «in materia di accesso al lavoro, sia esso privato quanto pubblico, vale nell'attuale ordinamento il principio di pari trattamento e di uguaglianza fra cittadini italiani, cittadini comunitari e cittadini extracomunitari». La sentenza prevede ora che i lavoratori stranieri con contratti a tempo determinato o a progetto siano riammessi nelle graduatorie per la stabilizzazione.

Il primo a gioire è il segretario generale della Cisl milanese Fulvio Giacomassi: «Ci auguriamo – ha detto – che questa ordinanza venga presa ad esempio anche altrove: il criterio per decidere un'assunzione – prosegue – deve essere la professionalità della persona e non il colore della pelle o il Paese d'origine». Secondo Giacomassi, la sentenza vale «a maggior ragione in un settore delicato come la sanità, dove il ruolo dei lavoratori stranieri è fondamentale».

Pubblicato il: 03.06.08

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