domenica 1 giugno 2008

''Sporca negra, che cazzo vuoi?'' Tira una brutta aria | AGGRESSIONE GIOVEDÌ SCORSO IN PIENO CENTRO A ROMA

AGGRESSIONE GIOVEDÌ SCORSO IN PIENO CENTRO A ROMA

''Sporca negra, che cazzo vuoi?'' Tira una brutta aria

di Massimiliano Di Dio

Per la terza volta in quindici giorni si è sentita dire frasi come «Sporca negra, che c… vuoi?», «C'avete rotto, tornatevene al vostro Paese». L'ultima aggressione giovedì scorso in pieno centro a Roma. E lei, Annaz, passaporto delle Isole Mauritius ma cittadina italiana, sposata da venticinque anni con un calabrese, due figlie, da sempre impegnata socialmente nella capitale, ieri non è stata zitta. Ha cercato di rispondere. Almeno fino a quando uno di quei tre uomini che l'avevano insultata, le si è avvicinato come nel tentativo di darle una testata. Poi ha avuto paura. E sconforto per quelle persone affacciate ai balconi che hanno assistito alla scena senza dire nulla. Anzi ridendo. «Non so cosa sta succedendo – ci racconta ora ancora con la voce tremante – Gira una brutta aria. Temo per le mie figlie. Saranno sempre straniere perché la pelle è quella che parla. Non importa se sei nato qui, se ti sei sempre comportato bene. Loro non lo sanno e non te lo chiedono. Mi domando: dobbiamo scriverci sulla faccia che siamo cittadini italiani?».

Storie di quotidiani soprusi a sfondo razzista. Che non risparmiano nessuno. E colpiscono anche chi come Annaz fa volontariato ad anziani e disabili, la domenica distribuisce i pasti ai senzatetto e non ha mai avuto problemi con la legge. Solo per il colore della pelle com'è accaduto a Roma per tre volte in quindici giorni. Il primo episodio avviene in un centro commerciale, poco distante da dove la donna abita con la sua famiglia. Annaz è in compagnia di alcune parenti. Chiacchierano e ridono. Non possono farlo almeno secondo le idee di un cinquantenne che si avvicina e urla: "Statevene zitte, che c'avete sempre da chiacchierà. Avete rotto, perché non ve ne tornate a casa vostra". Stupore e amarezza prevalgono sulla rabbia. Sette giorni dopo è un'auto parcheggiata male il pretesto per gli insulti. E poco importa che la vettura non sia di proprietà di Annaz. Anzi il legittimo proprietario, un ragazzo, assiste a quel che accadrà senza dire nulla. Dalla finestra di un palazzo adiacente. Una donna non riesce ad entrare in un parcheggio proprio per quell'auto che blocca l'ingresso. Annaz si trova poco più in là. A bordo della sua vettura. La donna va verso di lei. "Sti stranieri perché non se vanno aff..". Anna prova a rispondere. "Sporca negra" si sente dire.

Aggressioni senza motivo insomma. Se mai ce ne fosse uno legittimo. Ieri l'ultimo episodio. Annaz passeggia per le vie del centro con sua figlia. Ridono e scherzano. Tra le due vola qualche sfottò. È a quel punto che si fanno avanti tre uomini. «Che c… hai detto? Guarda che questa non è casa tua. Vedi di tornartene al tuo paese» gli fa uno. Inutile il tentativo di spiegare. L'uomo le si avvicina come per darle una testata. Dai balconi alcuni residenti ridono. Annaz e sua figlia scappano e ora lei non fa che ripetere: «Che futuro avranno i miei figli? Saranno sempre stranieri».

Fonte



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Francis*PAC

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