MILANO
Massimo Moratti vuole il Mondiale per club, ma non solo. Il messaggio alla
squadra prima della partenza per Abu Dhabi conteneva la lista dei desideri:
portare a casa la coppa, tirare fuori la grinta e ritrovare il gioco. Messaggi
chiari sia per la squadra sia per il tecnico. Il Mondiale manca da 45 anni in
casa nerazzurra e il successo permetterebbe all'Inter di chiudere un ciclo
trionfale: il quinto trofeo del 2010 avrebbe un incalcolabile valore di
immagine.
Il nodo è Benitez, allenatore più british che latino, che risponde senza paura
al datore di lavoro. Dopo la sconfitta di Champions League contro il Werder
Brema, con tono fermo Moratti ha confessato di sentirsi tradito e di aver visto
un gruppo senza carattere, tanto da avviare trattative per la sostituzione del
tecnico, nella speranza di ritrovare l'Inter della scorsa stagione, quella del
«triplete». «Sono sempre stato tranquillo – risponde Benitez durante la prima
conferenza stampa ad Abu Dhabi, dove i nerazzurri stanno lavorando in vista
della semifinale di mercoledì prossimo -. Certo è che questa settimana potrebbe
essere ancora migliore. Si parla di miei possibili sostituti, ma l'allenatore
dell'Inter sono io, voglio vincere questo Mondiale e sono sicuro che, se lo
farò, resterò qui ancora per tanto tempo».
Una certezza che oggi non c'è. Secondo Moratti, questi sono giorni di profonda
riflessione. Un eventuale trionfo al Mondiale peserà molto, sebbene la ferita
per la sconfitta in Champions resti aperta. Benitez ne è consapevole e
riferisce di un colloquio difficile da credere, alla luce dello sfogo
morattiano. «Ho parlato con il presidente sia prima sia dopo la gara con il
Werder - sostiene il tecnico spagnolo - e sono tranquillo perché ha capito
tutto. Sapeva qual era la situazione e a me tanto basta. È chiaro per lui ed è
chiaro per me».
Rafa descrive una situazione fiabesca anche se, valutata oggi, la stagione
nerazzurra sa poco di marzapane. Come un muro di gomma, il successore di
Mourinho cerca di trovare la concentrazione: «Siamo contenti e siamo qui per
vincere il Mondiale per club. Rappresentiamo un club prestigioso, con tanti
tifosi e con giocatori che hanno fatto bene per meritare di essere qui. Quando
un allenatore arriva a questo punto, ha di fronte a sé un'opportunità unica e
un solo fine: vincere. Voglio raggiungere l'obiettivo». Poi il pensiero va al
campo. Benitez ha assistito ieri alla vittoria del Seongnam sull'Al Wahda nei
quarti di finale. È finita 4-1 per i coreani, che vanno in semifinale e
mercoledì incontreranno i nerazzurri per giocarsi la finale di sabato 18. «Ho
rispetto per tutti gli avversari. L'Inter è una squadra che ha qualità, la
qualità non si acquista e non si perde in un solo giorno».
Nessuna anticipazione sulla formazione che affronterà il Seongnam (dovrebbe
rientrare Julio Cesar), per la quale l'Inter spera di recuperare qualche
acciaccato. Nell'allenamento di ieri Chivu e Pandev si sono fermati per un
piccolo fastidio, però l'allarme è rientrato in fretta e i due hanno ripreso
quasi subito la seduta di preparazione. Di infortuni parla anche il tecnico:
«Monitoriamo quotidianamente la situazione». Benitez sa che non è l'unica cosa
da tenere sotto controllo.
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