martedì 14 dicembre 2010

CALCIO In finale va il Mazembe L'Africa ora sogna

Clamoroso ad Abu Dhabi: la formazione congolese supera 2-0 i brasiliani nella
prima semifinale. La seconda finalista uscirà dal confronto tra l'Inter e i
coreani del Seongnam. Per il calcio africano, si tratta della vera svolta
storica


ABU DHABI - E' il giorno più importante nella storia del calcio africano,
almeno a livello di club. Il TP Mazembe interrompe la tradizione europeo-
sudamericana del Mondiale per club (al tempo della Coppa Intercontinentale il
trofeo opponeva direttamente la vincente della coppa Libertadores ai campioni
d'Europa) centrando contro pronostico la finale. In congolesi battono 2-0 in
semifinale i brasiliani dell'Internacional di Porto Alegre, e se la vedranno
sabato prossimo contro la vincente della sfida tra l'Inter e i sudcoreani del
Seongnam. C'è da stare allegri per i nerazzurri? Sembra il caso di aspettare a
sorridere troppo. Primo perchè ci sono da superare i pericolosi asiatici,
inoltre gli africani sono una squadra tatticamente molto evoluta rispetto al
passato. Giocano molto chiusi in fase difensiva, ripartono velocissimi in
contropiede ed hanno 3-4 elementi di buon livello. Emblematiche in tal senso le
reti del trionfo, giunte nella ripresa. La prima di Kabangu: stop in area e
destro a piazzare la palla con assoluta precisione dopo sponda aerea elegante
di Ekanga. La seconda di Kaluyituka a quattro minuti dal termine: una azione
personale, conclusa con una conversione da sinistra al centro e destro sul
primo palo. E poi c'è il portiere Kidiaba: a volte un po' troppo 'piantato' sui
cross, ma tra i pali ha una reattività eccezionale. Sobis, la punta di
riferimento dei brasiliani, si è visto negare in tre circostanze la rete da
balzi prodigiosi, al pari di Giuliano, entrato in campo quale mossa della
disperazione.


E' LA VERA SVOLTA - Ma a parte il successo sportivo, quella del TP Mazembe
rappresenta la vera svolta del calcio africano. Vero, sono arrivate in passato
le vittorie olimpiche di Nigeria e Camerun nel 1996 e nel 2000, il Ghana ha
sfiorato la prima entrata in una semifinale Mondiale pochi mesi fa. Ma si
trattava di squadre formate da fior di professionisti strapagati nei campionati
europei. Stavolta è diverso. Il TP Mazembe (TP sta per Tout Puissance, tutta
potenza), fondato nel 1939 dai frati benedettini, è formato esclusivamente da
giocatori africani, quasi tutti indigeni fatta eccezione per due zambiani
(Singuluma e Sunzu) e per due camerunensi (Ngome e Ekanga). Il club è di di
Lubumbashi, la seconda città dopo Kinshasa, nella Repubblica Democratica del
Congo. E' un particolare importante, perchè il calcio africano, in particolare
quello della parte 'Nera', trova la sua consacrazione da dove aveva cominciato.

REMEMBER 1974 - Facciamo un salto indietro nel 1974, e la Repubblica
Democratica del Congo, che allora si chiamava Zaire, è il primo paese
dell'Africa Nera a partecipare alla fase finale del Mondiale. Il disegno sulla
carta geografica al paese lo hanno fatto Muhammad Alì e George Foreman,
protagonisti del match probabilmente più famoso della storia della boxe,
svoltosi a Kinshasa pochi mesi prima. I risultati del calcio però sono
sconfortanti: un accettabile 2-0 contro la Scozia, a cui segue un catastrofico
9-0 rimediato dalla Jugoslavia e un 3-0 dal Brasile. Di quest'ultima partita, a
coloro che hanno superanto i quaranta, rimane impressa la apparente follia di
Ilunga Mwepu. Punizione Brasile sul 3-0, il difensore dei Leopards esce dalla
barriera e calcia via il pallone sotto lo sguardo attonito di Rivelino e
Jarzinho. Perchè lo fece? Non conosceva il regolamento? A lungo in molti lo
hanno pensato, ma tanti anni dopo la Bbc trovò Mwepu a Kinshasa, e dalle sue
parole uscì fuori una testimonianza drammatica, terribile: "Pensavamo che
saremmo diventati ricchi, appena tornati in Africa - disse - ma dopo la prima
sconfitta venimmo a sapere che non saremmo mai stati pagati e quando perdemmo 9-
0 con la Jugoslavia gli uomini di Mobutu (il dittatore dello Zaire di allora,
ndr) ci vennero a minacciare. Se avessimo perso con più di tre gol di scarto
dal Brasile, ci dissero, nessuno di noi sarebbe tornato a casa". In quel gesto
c'era dunque angoscia, paura. La sconfitta con il Brasile fu contenuta, ma per
i giocatori non ci fu gloria, e lo stesso Mwepu finì a fare il contadino. Ecco,
possiamo dire che, a distanza di 36 anni, i vari Lasongo, Kazembe, Kasusula
ecc, hanno veramente giocato anche per lui.
con repubblica.it

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