martedì 27 maggio 2008

Diritti Umani: proprio una patata bollente | le sfide del futuro (lotta alle malattie, alla povertà, al terrorismo, ai conflitti armati….), i problemi che minacciano il pianeta (lo sfruttamento sessuale dei bambini, il traffico umano, i cambiamenti c

Diritti Umani: proprio una patata bollente
di Anna Feliziani

Una conferenza sui Diritti umani e sul ruolo delle grandi potenze c'è stata ieri a Macerata. A tenerla è stato Homayoun Alizadeh, Alto Commissariato per i Diritti Umani dell'Onu.

Il Dirigente ha sviluppato l'argomento in diverse fasi.

All'inizio ha parlato dei diritti dell'uomo in generale, ponendo l' accento su: le sfide del futuro (lotta alle malattie, alla povertà, al terrorismo, ai conflitti armati….), i problemi che minacciano il pianeta (lo sfruttamento sessuale dei bambini, il traffico umano, i cambiamenti climatici, il problema dei migranti e dei rifugiati..), gli ambiti bisognosi di intervento (problema dei bambini-soldato, dei disabili, dell'aumento dei prezzi dell'energia e del cibo…).
Poi Alizadeh ha spiegato che è una doverosa esigenza dei tempi contemporanei quella di conciliare la riduzione di anidride carbonica con lo sviluppo sostenibile, soprattutto di alcuni paesi asiatici.

Sui diritti dell'uomo nei paesi asiatici l'Alto Commissariato ha fatto presente che i Diritti Umani e la Democrazia sono avvertiti in Oriente come una minaccia, che è in contraddizione coi loro valori. E' difficile far sottoscrivere a questi paesi le convenzioni proposte dall'ONU, che dovrebbero uniformare i comportamenti delle varie aree del mondo. I paesi asiatici dicono che le convenzioni sono un' ingerenza negli affari di paesi sovrani. L'Alto Commissariato per supportare la necessità di stabilire regole sopranazionali ha citato, come esempio, l'eccidio in Ruanda del 1994, a proposito del quale sono state scoperte fosse comuni con 13000 morti. Di fronte a questo – ha affermato – che non è più possibile far valere le ragioni della sovranità dello stato.

Alizadeh ha poi sottolineato che non sempre c'è corrispondenza tra crescita economica e rispetto dei diritti ed ha fatto l'esempio di Singapore, paese che ha il più alto prodotto interno lordo, ma che manca libertà di stampa e di riunione.
Sulle problematiche politiche create dalle grandi potenze Alizadeh ha raccontato che non sempre le grandi potenze intervengono quando hanno segnalazioni di possibili violazioni di diritti umani, perché questo vuol dire a livello diplomatico inimicarsi qualche stato. Sul Sudan era stato ripetuto varie volte che c'erano violazioni di diritti, ma le Nazioni Unite non sono intervenute per motivi economici, per non inimicarsi questo paese che ha molte risorse naturali. Anche sugli eccidi, programmati anticipatamente dal Ruanda, erano state inviate delle segnalazioni all'ONU.

Poiché i diritti umani non hanno colori politici Alizadeh ha sottolineato come sia necessario aumentare le garanzie del loro rispetto, tramite la diplomazia. Ogni tre o quattro anni gli stati sono tenuti a fare un rapporto che si basa su vari indicatori (quante donne sono occupate, quante donne vanno a scuola, quali sono le aspettative di vita…), poi i dati vengono inviati a Ginevra. L'ONU, se è il caso, fa delle raccomandazioni ed i suoi funzionari negoziano poi coi rappresentanti dei vari governi.
Su domanda, se le religioni possano essere causa di violazione dei diritti umani, Alizadeh ha risposto che le religioni non sono mai la causa della violazione dei diritti. L'Alto Commissariato ha sostenuto che lo spirito delle religioni è identico in tutte le confessioni (tutte le religioni predicano il rispetto della vita ad esempio). A cambiare sono le pratiche religiose. Per chiarire il suo pensiero Alizadeh ha portato l'esempio dell'apostasia. Maometto era tollerante in ambito religioso. A punire l'apostasia sono stati i suoi successori, che per preservare il gruppo hanno introdotto punizioni per gli apostati. Ora nell'ambito musulmano c'è chi vorrebbe continuare sull'esempio di Maometto ed essere tollerante e chi invece vuole praticare la shari'a, punendo l'apostasia perché la considera un tradimento. Anche a proposito del velo - ha aggiunto l'Alto Commissario- in paesi musulmani, quali la Malesia e l'Indonesia, non era mai stato indossato prima della rivoluzione in Iran. Dopo di questa invece indossare il velo è diventato un segno di appartenenza da contrapporre all'Occidente.

Alla domanda che chiedeva se la caduta del muro di Berlino avesse influito sul rispetto dei diritti umani Alizadeh ha detto che i due mondi, quello occidentale e quello ex comunista, si sono avvicinati dopo questo evento sulla linea da tenere nei confronti dei diritti dell'uomo.
Molti sono stati dunque gli spunti per riflettere durante questa conferenza. Una riflessione doverosa, se si considera che capita proprio quest'anno il sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.


Italia Notizie

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