mercoledì 28 maggio 2008

Rapporto Amnesty International 2008. L'altro lato dell'Italia

Rapporto Amnesty International 2008. L'altro lato dell'Italia

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Il 27 maggio 2008 è stato presentato da Amnesty International il rapporto annuale sul nostro Paese, dopo i richiami della Comunità Europea e gli appelli delle associazioni nazionali, arrivano altre denunce sul comportamento equivoco dell'Italia in materia di diritti umani, immigrazione e guerra.
La direttrice dell'Ufficio Campagne e Ricerche di questa importante Onlus, Daniela Carboni, ha relazionato lo stato dei fatti dal 2007 al 2008, partendo simbolicamente dagli avvenimenti del 31 ottobre scorso, quando una donna è stata aggredita e uccisa da un cittadino romeno a Roma.

Le affermazioni conseguenti di Walter Veltroni: "Roma era la città più sicura del mondo prima che la Romania entrasse a far parte dell'Europa" e quelle di Gianfranco Fini: "c'è chi non accetta di integrarsi, perché non accetta i valori e i principi della società in cui risiede" e - riferendosi in particolare ai rom- "mi chiedo come sia possibile integrare chi considera pressoché lecito e non immorale il furto, il non lavorare, perché devono essere le donne a farlo magari prostituendosi, e non si fa scrupolo di rapire bambini o di generare figli per destinarli all'accattonaggio. Parlare di integrazione per chi ha una 'cultura' di questo tipo non ha senso", avrebbero una grave responsabilità nel deterioramento del dibattito politico e nella legittimazione del linguaggio razzista in Italia.

La posizione italiana sull'immigrazione ha avuto una sua continuità negli ultimi anni, con il decreto sull'espulsione dei cittadini comunitari, fatto dal Governo Prodi, e con il nuovo "pacchetto sicurezza" del centro-destra, una continuità che non ha trovato consensi né dall' Europa,  né dalle ong, nazionali ed internazionali e neanche dall' Alto Coomissariato delle Nazioni per i rifugiati. Quest'ultimo, in riferimento al disegno di legge del nuovo Consiglio dei Ministri, che vuole aumentare da 60 giorni a 18 mesi il tempo massimo della detenzione nei centri a scopo di espulsione e che introduce il reato di ingresso e soggiorno irregolare, ha sottolineato il paradosso di come dei richiedenti asilo, spesso costretti dalla mancanza di alternative a fare ingresso irregolarmente nei paesi dove cercano protezione, in Italia potrebbero venire accusati di aver commesso un reato.

Il rapporto di Amnesty si sofferma anche sui casi del Pigneto e delle aggressioni ai romeni, condividendo le preoccupazioni delle Nazioni Unite (Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale, marzo 2008) e dell'Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dell'OSCE, organismo che si occupa a livello internazionale di sicurezza e che ha sottolineato come la ricorrente stigmatizzazione di gruppi quali rom e immigrati aumenta le probabilità che si verifichino violenze contro di loro. Poi, forti della campagna "Invisibili", che ha ottenuto un grande successo tra la gente, è stato chiesto al governo un impegno sull'introduzione dell'effetto sospensivo, che consentirebbe a chi ha chiesto asilo di restare in Italia durante la decisione di secondo grado sulla sua domanda (come è previsto dagli standard internazionali), e maggiore chiarezza sul numero di minori che arriva in Italia via mare e sul loro trattamento.

Altre delucidazioni chieste al Governo sono su cosa accade in mare alle persone fermate nei pattugliamenti congiunti con la Libia, date le dichiarazioni rilasciate sul finire dello scorso anno da Gheddafi, il quale ha affermato di voler attuare deportazioni di massa. Le denunce più pesanti sono quelle sull'arretratezza legislativa su maltrattamenti e torture. E'significativo il caso di Bolzaneto: secondo i Pubblici Ministeri, il trattamento è stato "di oggettiva vessazione nei confronti di tutti i detenuti e per tutto il periodo della loro permanenza presso il sito" e ha violato il divieto di tortura e maltrattamenti previsto dalla Convenzione europea dei diritti umani. Ma apprendiamo dalle loro memorie che è difficile fotografare i fatti accaduti con l'attuale codice penale, che non include il reato specifico di tortura.

Infine il rapporto testimonia come L'Italia continui ad essere tra i principali produttori ed esportatori di armi al mondo. Un business che nonostante i dichiarati impegni per la Pace continua a proliferare. In Afganistan nel quinquennio 2003-2007 sono state vendute armi da sparo per 3.000.000 di euro, con un forte aumento degli affari nell'ultimo anno, e dal 2002 i governi che si sono alternati hanno autorizzato l'esportazione di armi di diversa tipologia e calibro, per un valore di diversi milioni di euro, anche in quei paesi in cui i bambini sono utilizzati come soldati.
  
di Maurizio Mequio

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