domenica 25 maggio 2008

Roma. Appello delle comunita' Rom al popolo italiano: non lasciateci soli | I rom e i loro rappresentanti "chiedono vicinanza e solidarietà, per poter vivere anche loro senza paura.


Roma. Appello delle comunita' Rom al popolo italiano: non lasciateci soli

I rappresentanti delle comunità rom di Roma hanno lanciato un appello a cittadini, istituzioni, associazioni, stampa "per non essere lasciati soli in questo momento cosí drammatico, in cui l'odio verso un popoli intero si traduce in violenza, persecuzione, abbandono nella miseria dei campi degradati". I rappresentanti hanno indetto inoltre un'assemblea cittadina a Roma per martedí 27 maggio, alle 17 e il leitmotiv è sempre una richiesta di aiuto: "Non lasciateci soli". 

I rom e i loro rappresentanti "chiedono vicinanza e solidarietà, per poter vivere anche loro senza paura. La paura di venir aggrediti, di ritrovarsi le misere baracche bruciate, deportati come tanti anni fa". Nell'accorato appello, che verrà discusso nell'assemblea cittadina, si legge: "Nel momento in cui si abbatte una nuova tempesta di odio sul popolo rom, noi rappresentanti delle comunità presenti a Roma ci appelliamo ai cittadini democratici, alle associazioni di solidarietà, alle forze sociali e culturali, ai partiti democratici, agli organi di informazione alle autorità religiose: non lasciateci soli". 

"Soli nei nostri campi di miseria, soli nella nostra emarginazione, nei nostri ghetti, soli nella nostra disperazione senza futuro". I rom ricordano che ormai vivono in mezzo a noi da secoli, molti di loro sono cittadini italiani, altri sono qui da decenni, in Italia hanno seppellito i padri e qui sono nati i loro figli, e dicono: "Siamo finiti nei campi per non dividere le famiglie, noi amiamo i nostri cari, siamo finiti nei campi perché nulla di meglio ci è stato offerto. Vivevamo nelle misere case di Sarajevo, di Mostar, di Vlasenica e di Bucarest e Craiova ora siamo il popolo delle discariche, ma i rifiuti che ci assediano non sono nostri". 

Sono grati, dicono, che alcuni dei loro bambini siano stati accolti nelle scuole italiane, ma per tutti, grandi e piccoli, "serve almeno una speranza", una speranza che è quella di "poter vedere una luce nel futuro fatto di un lavoro onesto ed una casa". Perché "non siamo nomadi, non siamo zingari, siamo rom. Abbiamo una storia costellata di persecuzioni, lutti e dolori, abbiamo una cultura millenaria ed una lingua antica". 

Ma ora i rom hanno paura: "In questi giorni sentiamo la paura che ci assedia la notte piú del giorno quando rimaniamo soli nelle nostre baracche e non sappiamo se presto arriverà anche da noi un bomba incendiaria, una folla inferocita o l'ennesimo controllo della polizia". Lo ammettono loro stessi, non tutti i rom sono in regola, ma questa per loro è "una spirale infernale", perché non hanno lavoro e cosí non possono ottenere il permesso di soggiorno, e senza quello "ad un rom nessuno da lavoro", cosí "non resta che arrangiarsi e sperare che domani sia meglio di oggi". 

Sanno come sono visti dagli altri: "I cittadini italiani hanno accumulato tanto rancore verso di noi. Qualcuno di noi non si comporta bene è vero, come è vero che nei quartieri dove riusciamo a vivere in pace con voi sono sempre nate amicizie e fraternità". Ma "oggi qualcuno ha deciso che dobbiamo essere dipinti come la causa principale di tutti i mali dell'Italia". E in questo clima, avvertono, "si sta perdendo la memoria di come sono nati i pogrom e le persecuzioni. Proprio cosí prendendo a pretesto i comportamenti illegali di alcuni per criminalizzare una intera popolazione".  "In questo momento - conclude l'appello - nel momento del dolore si misura l'amicizia e in nome dell'amicizia e della solidarietà che chiediamo a tutti quelli che non ci odiano di sostenerci, di essere uniti. Serve il confronto aperto e leale, la solidarietà vera, la ricerca di nuove strade per cambiare la nostra vita".    


ADUC

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