domenica 25 maggio 2008

I redditi degli italiani su Internet poi arriva lo stop del Garante! L'Agenzia delle Entrate rende consultabili da chiunque! Corriere della Sera


I redditi degli italiani su Internet
poi arriva lo stop del Garante

L'Agenzia delle Entrate rende consultabili da chiunque
le dichiarazioni. Poche ore dopo la sospensione

neo. Dopo poche ore infatti il sito era già intasato. Del resto l'occasione era ghiotta: poter scoprire con un clic quanto guadagna (o meglio guadagnava, visto che i dati sono relativi al 2005) il vicino di casa o il collega d'ufficio. O qualche personaggio celebre per gli amanti del gossip.

COME ACCEDERE AI DATI - L'Agenzia delle Entrate (come anticipato dal quotidiano «Italia Oggi») ha reso disponibili sul Web, per la prima volta nel nostro Paese, i redditi dichiarati da tutti i cittadini italiani nel 2006. Tutto in Rete, anche se in realtà solo per poche ore. Bastava cliccare su www.agenziaentrate.gov.it, poi dalla home page cliccare sul link "Uffici", quindi su «elenco uffici», da qui su «elenchi nominativi dei contribuenti» e infine su «consultazioni elenchi dichiarazioni». A questo punto si cliccava sulla Regione della persona che si stava cercando, sulla provincia e sul comune e dopo aver inserito un codice di sicurezza presente sulla pagina stessa, scaricare il file di testo (guarda le schermate del sito). Il provvedimento porta la firma di Massimo Romano, direttore dell'Agenzia delle Entrate. Già nel '99, come direttore generale del dipartimento, Romano aveva emanato un provvedimento analogo per attuare la norma di «trasparenza»: si era così tornati a pubblicare gli elenchi dei contribuenti, ma attraverso l'invio agli uffici territoriali del fisco e alle amministrazioni comunali. Romano è stato il primo direttore dell'Agenzia, dal 2001. Durante il precedente governo Berlusconi era stato sostituito da Raffaele Ferrara, ma nel 2006 è tornato a guidare gli stessi uffici, richiamato proprio da Visco.

LA LEGGE - L'Agenzia delle Entrate ha poi spiegato con un comunicato che «la legge stabilisce la pubblicità dei dati». «La predisposizione degli elenchi nominativi dei contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi è prevista dall'articolo 69 del Dpr numero 600 del 1973. Tali elenchi, in passato realizzati in forma cartacea, erano a disposizione per la consultazione sia negli uffici dell'Agenzia che nei Comuni. La decisione di utilizzare il mezzo telematico nasce dalla norma introdotta con il codice dell'amministrazione digitale varato nel 2005 che dispone di assicurare la fruibilità dell'informazione in modalità digitale utilizzando con le modalità più appropriate le tecnologie dell'informazione e della comunicazione».

Il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco (Imagoeconomica)
LO STOP DEL GARANTE - Fin dalla mattina, però, il sito dell'Agenzia delle Entrate è risultato inaccessibile a causa dei troppi contatti. E successivamente è arrivato anche lo stop del Garante della privacy, che ha «deciso di chiedere formalmente e con urgenza ulteriori delucidazioni all'Agenzia delle Entrate e l'ha invitata a sospendere nel frattempo la diffusione dei dati in Internet». In serata Francesco Pizzetti, che presiede l'Autorità di garanzia, ha detto al Tg4 che si è trattato di una decisione «priva di una base normativa adeguata: di qui il provvedimento di blocco e la richiesta di spiegazioni al'Agenzia». Il Garante, ha sottolineato Pizzetti, non è in linea di principio contrario alla trasparenza dei redditi: «Una forma di conoscibilità e trasparenza è garantita da anni e anni, attraverso i Comuni e l'Agenzia delle Entrate. Ma è completamente diverso pubblicare i dati in Internet, mettendoli così in condizione di essere consultati in ogni parte del mondo, di finire nei motori di ricerca, di rimanere in Rete per un periodo che nessuno è in grado di controllare, laddove la legge prevede al massimo un anno».

VIP - Attraverso la pubblicazione su Internet, infatti, era possibile conoscere una serie di dati importanti: la categoria prevalente di reddito, l'ammontare del reddito imponibile, l'imposta netta e (per chi ce l'ha) l'ammontare del reddito d'impresa. Come rivelato sempre da «Italia oggi», ad esempio, nel 2005 un industriale come Luciano Benetton dichiarava un reddito imponibile di 1.635.722 euro, contro i 4.272.591 del comico Beppe Grillo ora diventato celebre per i V-day o i 3.580.995 di euro del più celebre Roberto Benigni. Il reddito non sembra tenere conto della fama: una celebre attrice come Sabrina Ferilli dichiarava un reddito di 423.829 euro decisamente inferiore ai 1.824.084 euro di una comica tv, allora più di nicchia, come Luciana Litizzetto.

VISCO: «FATTO DI DEMOCRAZIA» - Dopo le prime critiche all'iniziativa, è stato lo stesso viceministro all'Economia, Vincenzo Visco, a dichiarare che si tratta di «un fatto di trasparenza, di democrazia». «Non vedo problemi - ha aggiunto - c'è in tutto il mondo, basta vedere qualsiasi telefilm americano. Era già pronto per gennaio, ma per evitare le polemiche in campagna elettorale ho chiesto di pubblicarle più tardi».

LA REPLICA DEL GARANTE DELLA PRIVACY - Poco dopo è però arrivata la prima sconfessione del Garante: «L'iniziativa dell'Agenzia delle entrate non è mai stata sottoposta all'attenzione del Garante della privacy». Per questo la stessa Authority, nel tardo pomeriggio, ha chiesto la «sospensione» del servizio. Richiesta accolta dall'Agenzia delle Entrate, che in una nota assicura: «Forniremo tutte le delucidazioni». E Visco, in serata: «Abbiamo dato disposizione di sospendere la pubblicazione in rete delle dichiarazioni dei redditi in attesa di avere dall'Agenzia delle Entrate i dovuti chiarimenti sulla corretta applicazione delle procedure e delle norme di legge soprattutto riguardo alle osservazioni mosse dall'Autorità Garante della Privacy».

PANNELLA - Inevitabilmente, è scoppiata anche la polemica politica: «Non capisco quale problema ci sia» attacca Marco Pannella. «A una funzione pubblica, corrisponde un servizio pubblico», osserva il leader storico dei Radicali, sottolineando che la privacy non è un concetto che lo entusiasma, perché «è necessario far prevalere il diritto di sapere piuttosto che quello di essere ignorati».

CROSETTO - Di tutt'altro parere Guido Crosetto, parlamentare del Pdl: «È un atto vergognoso». È un modo, spiega l'esponente del Pdl, «per vedere come guadagna il vicino, e creare contrasto fra le persone normali». È un provvedimento che «per una volta, non riguarda i politici ma crea incrinature nella società di cui certo non si sentiva il bisogno», conclude Crosetto.

«RISARCIMENTO» - Secondo alcune associazioni dei consumatori i cittadini possono chiedere un risarcimento danni per la pubblicazione dei propri dati fiscali. L'Adoc, Associazione per la Difesa e Orientamento Consumatori, considera l'iniziativa «una palese violazione della legge sulla privacy e un pericolo per l'aumento della criminalità e della violenza, dato che sono stati pubblicati dati sensibili sui redditi, ghiotta fonte di informazione per i criminali». «Nella modulistica di dichiarazione dei redditi non risulta prevista né un'informativa riguardo la pubblicazione di tali dati né una clausola specifica di autorizzazione alla pubblicazione che costituisce ulteriore violazione della legge stessa» spiega il presidente Carlo Pileri. Secondo il Codacons i cittadini possono chiedere un risarcimento danni. «Stiamo predisponendo sul sito Codacons.it un modello che gli utenti possono scaricare per avviare le dovute azioni contro l'Agenzia delle Entrate e chiedere fino a 1.000 euro ciascuno di indennizzo per la grave violazione della privacy» dichiara il presidente Carlo Rienzi. Anche l'ufficio legale dell'Adoc «sta valutando la sussistenza di responsabilità dell'Agenzia delle Entrate per un possibile risarcimento danni». Va controcorrente l'associazione Sos Utenti, che chiede di ripubblicare gli elenchi dei contribuenti: «I dati dei redditi di tutti gli italiani devono essere pubblici proprio in ossequio alla più totale trasparenza».

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