venerdì 23 maggio 2008

Luna di miele tra il Governo Berlusconi e Confindustria di Emma Marcegaglia, Pietro Garibaldi - La Stampa

Luna di miele tra il Governo Berlusconi e Confindustria di Emma Marcegaglia

Pietro Garibaldi - La Stampa
Nel primo discorso da presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha chiaramente sostenuto che il Paese, nonostante le difficoltà economiche, è di fronte a un nuovo e irripetibile scenario.
Il neopresidente ha anche elogiato i primi provvedimenti governativi in materia fiscale. A sua volta, il ministro dello Sviluppo economico ha annunciato il ritorno dell'Italia al nucleare, rispondendo quasi immediatamente a una delle richieste degli industriali. Sembra proprio un nuovo fidanzamento tra governo e industriali, lontano anni luce dalle critiche e distanze di questi ultimi tempi. Anche nei rapporti tra industriali e sindacati potrebbe aprirsi una fase nuova. Nelle scorse settimane le tre confederazioni sindacali hanno presentato un documento comune per la riforma del sistema contrattuale.

Il presidente della Confindustria ha messo tra i primi posti nell'agenda del suo mandato la riforma dei contratti. Si tratta di un'importante assunzione di responsabilità. Così come le riforme istituzionali spettano al Parlamento, la riforma del sistema contrattuale spetta alle parti sociali. Per far ripartire la crescita, obiettivo prioritario di governo e parti sociali, occorre aumentare la produttività. Un passo decisivo in questa direzione sarebbe un nuovo sistema di relazioni industriali, in modo da rafforzare il legame tra salari e produttività a livello di singola azienda. È un modo per attrarre lavoratori nelle imprese che hanno maggiori potenzialità di crescita e per permettere un migliore inserimento nel mondo del lavoro di donne, giovani e immigrati.

Legare salario e produttività aiuterebbe anche a ridurre la disoccupazione nel Mezzogiorno, dovuta anche a salari più alti che al Centro-Nord in rapporto alla produttività e al costo della vita. Le parti sociali, nei mesi passati, hanno spesso chiesto un intervento fiscale che facilitasse il decentramento della contrattazione. Non deve quindi stupire il pubblico riconoscimento dato da Confindustria e da una parte del sindacato al governo per la detassazione sugli straordinari e sulla parte variabile del salario. In realtà, la detassazione introdotta è un intervento di modesta portata, sperimentale e largamente simbolico. Il governo ha infatti inserito diversi vincoli alla sua attuazione.

La detassazione non si applicherà agli individui che hanno percepito nel 2007 un reddito superiore ai 30 mila euro e avrà comunque un limite massimo di 3000 euro per ciascun individuo. Certamente non si è approvato un provvedimento che va verso la semplificazione legislativa, uno dei problemi strutturali del Paese. Con l'approvazione del decreto fiscale, ora è il momento delle parti sociali. Perché nonostante gli importanti segnali, le distanze esistono e sono sostanziali. Innanzitutto perché i sindacati assegnano ancora un peso rilevante alla contrattazione nazionale. In aggiunta, i sindacati ritengono che l'apertura al decentramento debba avvenire attraverso un rilancio della contrattazione territoriale. Viceversa, i rappresentanti dei datori di lavoro considerano la contrattazione territoriale un sistema controproducente, in quanto rischia di introdurre un terzo livello di negoziazione, oltre a quello nazionale e a quello di impresa.

Il vero nodo riguarda il mondo delle piccole imprese, dove non sono presenti i sindacati e dove la contrattazione aziendale non può avere luogo. Come si può garantire un contratto legato alla produttività anche ai dipendenti delle piccole imprese senza appesantire il sistema di un terzo livello di negoziazione? Non è impossibile. Basterebbe stabilire a livello nazionale, settore per settore, una regola che leghi il salario all'andamento della produttività aziendale. Per quanto una regola di questo tipo possa apparire rigida, rappresenterebbe comunque un compromesso tra due posizioni altrimenti inconciliabili. La vera sfida per le parti sociali è davvero la riforma delle relazioni industriali.

Il negoziato, che deve ancora entrare nel vivo, sarà lungo e faticoso. Un buon rapporto tra governo e parti sociali, come quello di questi giorni, dovrebbe aiutare a raggiungere un vero accordo e a concludere un'importante riforma. In palio vi è il recupero di produttività e il rilancio del Paese.


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Francis*PAC

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