venerdì 23 maggio 2008

Scioperi a raffica. In Francia la delusione Sarkozy, Gianni Marsilli - L'Unità

Scioperi a raffica. In Francia la delusione Sarkozy

Gianni Marsilli - L'Unità
Non c'è dubbio, per i francesi è venuto il tempo del «desencanto». Un anno fa consegnarono il paese a Nicolas Sarkozy, oggi gli presentano il conto. Se qualche mese fa lo trovavano eccessivamente preso dai suoi affaires personali e lo punivano solo trami-
te i sondaggi (e le amministrative di marzo), adesso lo ritengono contrattualmente inadempiente.

Ieri gliel'hanno fatto sapere a gran voce dalle strade e dalle piazze di Parigi, Marsiglia, Bordeaux. Era giornata di sciopero nazionale dei trasporti. Non un vero affondo sindacale, piuttosto un avvertimento. Sono scesi in strada contro la riforma delle pensioni, che dal 2012 porterà da 40 a 41 anni l'anzianità contributiva. Sarkozy e il governo non intendono cedere. L'ampiezza relativa della protesta ha confortato, per ora, la linea della fermezza: a Parigi erano 30mila per la polizia, 70mila per gli organizzatori, che ieri sera avanzavano la cifra di 700mila manifestanti in tutto il Paese. Quanto ai trasporti, hanno subito solo intoppi.

Ma più delle pensioni, è la somma delle recenti rivendicazioni a preoccupare l'esecutivo. Avevano cominciato gli insegnanti dieci giorni fa con una giornata di sciopero: protestavano contro la soppressione di circa 11mila posti di lavoro nella pubblica istruzione. Rimangono sul piede di guerra, anche perché il presidente si è detto determinato ad instaurare per legge una sorta di servizio minimo: preavviso obbligatorio di 48 ore da parte dell'insegnante intenzionato ad astenersi dal lavoro, in modo da dar tempo ai Comuni e soprattutto ai genitori di organizzare la giornata degli allievi. Poi è venuto il turno dei pescatori, che sono circa 22mila in tutto il Paese ma sono una lobby forte, simbolica, mediaticamente efficace.

Sarkozy nel novembre scorso, durante una movimentata visita al porto di Guilvinec, aveva promesso mirabilie, e soprattutto che in loro nome avrebbe sfidato le ire di Bruxelles. Da allora non è accaduto nulla, mentre il prezzo del gasolio è quasi raddoppiato. Ecco allora il blocco dei porti, gli scontri, la solita defatigante trattativa, fino ad un accordo di massima per il carburante a 0,40 euro al litro, quasi la metà del costo attuale. Il resto lo metterà lo Stato attraverso meccanismo di compensazione, che dovrà passare comunque al vaglio di Bruxelles, dove l'anno scorso si era trovato un difficile accordo per una pesca «durevole e sostenibile».

Il problema adesso sarà negare ad altre categorie quanto è stato concesso ai pescatori. Innanzitutto agli autotrasportatori, tra le file dei quali si sente già un tintinnar di spade. Hanno una lunga tradizione di battaglie, quasi sempre vinte dopo aver messo il paese in ginocchio con interminabili blocchi stradali. Si muovono le stesse associazioni degli automobilisti, scandalizzati dal fatto che il gasolio costi ormai più della benzina, in un paese dove quasi il 60% delle macchine va a diesel. E come scordarsi dei 5 milioni di funzionari pubblici? La defiscalizzazione delle ore straordinarie non copre certo il balzo in avanti del carovita. Lavorare di più per guadagnare di più, era lo slogan di Sarkozy in campagna elettorale. Solo che i guadagni se li mangiano grossisti e petrolieri.

Sul piano più politico, tra i delusi c'è anche la maggioranza parlamentare. Martedì l'Assemblea ha cominciato ad esaminare il testo di riforma costituzionale presentato dal governo. Si tratta di un rimaneggiamento profondo della legge fondamentale: limitazione a due dei mandati presidenziali; competenza del parlamento sull'ordine del giorno dei suoi lavori, oggi in mano all'esecutivo; limitazione nell'uso della fiducia; consultazione dell'Assemblea in caso di intervento militare all'estero.

È una riforma voluta da Sarkozy, il cui testo ha un'origine bipartisan. Venuto il momento, avrà bisogno del sì dei tre quinti delle camere riunite, 908 tra deputati e senatori, e nulla pare acquisito. L'alternativa è un referendum. Con l'attuale 58% di opinioni negative sul suo operato, Sarkozy rischierebbe una sconfessione plateale.


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Francis*PAC

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