È dovuta arrivare al terzo figlio Vittoria Belvedere per prendersi un anno
senza far niente e godersi questa maternità: prima aveva paura. «Paura di
essere dimenticata. Di vedermi sfuggire la terra sotto i piedi. Di trovarmi all'
improvviso chiusa questa strada che avevo cominciato a percorrere con fatica.
Stavolta sono serena. Con mio marito, che non è un produttore come dicono ma un
organizzatore di eventi, ci siamo divisi i compiti e mi sono presa tutto il
tempo che volevo: per me e per mio figlio». Le proposte arrivano lo stesso?
«No. Se non ti vedono non ti chiamano. Ma adesso so aspettare. Ho più fiducia».
Girate un anno fa, quindi, arrivano su Canale 5 le tre puntate di Angeli e
diamanti, una serie di Raffaele Mertes con al fianco della Belvedere Martina
Stella e Camilla Ferranti, una della Guardia di Finanza, una dei Carabinieri e
la terza della Polizia, tre agenti delle forze dell'ordine spedite in Costa
Rica per acciuffare un ladro di diamanti, Michael Reale, che ha messo nei guai
con i suoi furti il padre della Belvedere, un importante ufficiale della
Finanza. Lei, che coordina l'operazione, perciò, ha una ragione in più per
desiderare di arrestarlo.
«E' una fiction d'azione in chiave di commedia: non c'è sangue, non ci sono
incidenti, nessuno si fa mai male. Una specie di Charlie's Angels, riveduto e
corretto all'italiana. Travestite una volta da turiste e una da escort ci
avventuriamo sulle splendide spiagge caraibiche o nei locali notturni per
mettere le mani sulla nostra preda, in un clima scanzonato e leggero». Nessun
rischio sul set, quindi? «Mah. Per me ce n'è stato uno solo ma le scene di
azione ci sono e sono pure tante. Ero appena rimasta incinta. Non lo avevo
detto. Arrivo una mattina e scopro che la mia controfigura s'era ammalata:
dovevo gettarmi dall'alto di una staccionata su un uomo in fuga placcandolo. C'
era il materasso sotto, ma il volo era alto e l'impatto tra i due corpi
inevitabile. Ho esitato un attimo: poi ho accettato di girare. M'è andata bene.
Ma a mio marito l'ho raccontato solo dopo la nascita del bambino».
Calabrese anomala perchè bionda, occhi chiarissimi, alta e sottile, «ma mica
siamo tutte nere al sud come pensano i leghisti: abbiamo avuto i normanni, gli
svevi e chissà chi altro che ci hanno lasciato i loro segni», modella in
principio di carriera per farsi avanti, «Non era la mia vocazione sfilare e non
ero neanche tanto capace», Vittoria Belvedere ha esordito in tv con Piazza di
Spagna di Florestano Vancini: «Ho avuto al mio fianco Paola Petri, la moglie
del regista, una agente bravissima che mi ha fatto studiare privatamente
recitazione e mi ha saputo proteggere».
Difficile difendersi dai ricatti per una ragazza bella e giovane? «Mi è
bastato dire un paio di no, poi nessuno ha osato altro». Oggi forse è ancora
più complicato. «Mah. Le raccomandate per meriti sessuali ci sono sempre state.
Non mi scandalizzo. Mi secca soltanto che, una volta approdate su un set,
invece di imparare la parte e ringraziare il padreterno per averla ottenuta,
facciano pure i capricci facendo perdere tempo nelle riprese. Dieci anni fa non
sarebbe successo».
E' cambiata molto la fiction da quando ha cominciato? «Si osa di meno. Si
sfruttano più a lungo i filoni. Si ha paura dell'originalità. E questo è un
male perchè alla fine il pubblico potrebbe annoiarsi». Quale storia le
piacerebbe interpretare? «Una commedia vera, brillante, all'inglese. Genere
difficile che necessita di una scrittura accurata e acuminata, rara da noi.
Eppure dovremmo tentare. Solo che per la commedia servono attori bravissimi e
non soltanto facce fresche, maschili o femminili. Anzi, direi soprattutto
femminili».
La discriminazione tra i sessi è ancora forte? «Eh sì. Stefania Sandrelli e
Virna Lisi ormai fanno solo le mamme o le nonne: dopo i cinquant'anni pare che
in tv una donna non possa fare altro». Come sceglie un copione? «Se mi diverto
vado. Subito dopo la nascita del bambino ho girato in tre giorni a Milano una
sit-com di un minuto a puntata destinata al web». E nei casi normali? «Vaglio
le proposte e poi vado al provino». Ancora provini dopo tanti anni? «Servono.
Anche se io che mi emoziono, rendo pochissimo». Lei lavora per Mediaset come
per la Rai: ha preferenze? «No. La Rai si permette qualche fiction di maggiore
impegno: quella su Mattei con Massimo Ghini l'ho girata per loro. Mediaset
punta sull'intrattenimento puro perchè è una tv commerciale. Poi, però,
arrivano Saviano e Fazio con i loro 10 milioni e tutte le certezze vengono
messe in discussione». In che senso? «Magari serve più realismo anche nelle
fiction. Oppure, nonostante i tagli negli investimenti, serve maggiore
accuratezza».
con lastampa.it
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