venerdì 10 dicembre 2010

Le notti hard a Stoccolma di Julian Assange «rockstar»

Una delle due accusatrici di Assange è partita e non starebbe più collaborando con i magistrati


La Svezia vuole l'estradizione, il procuratore potrebbe non avviare il processo
Julian Assange sta in una cella singola, sezione isolamento della prigione Wandsworth, sud-est di Londra. E' abbastanza allegro, si lamenta del poco tempo che gli è concesso per guardare la televisione, non può usare un computer, non gli hanno dato la carta per scrivere, deve portare la divisa grigia, perché non ha con sé tre abiti (la regola per indossare i propri vestiti), riceve messaggi di solidarietà dagli altri carcerati. Aspetta l'udienza di martedì, quando i giudici britannici discuteranno il suo caso e la richiesta di estradizione svedese.

LE ACCUSATRICI - Anna Ardin sta in qualche villaggio della Cisgiordania - Yanoun, secondo il giornale online australiano Crikey -, ha ricominciato a scrivere sul suo blog (dopo un buco di due settimane), prova a difendersi su Twitter («agente della Cia, femminista rabbiosa, amante dei musulmani, fondamentalista cristiana, frigida e fatalmente innamorata di quell'uomo, si può essere tutto questo allo stesso tempo?»), e avrebbe smesso di collaborare con la magistratura di Stoccolma.
Sofia Wilén non parla, di lei parla Internet, sarebbe complice nel tentativo di incastrare il fondatore di Wikileaks; gira una foto (estratta da Facebook), gli occhiali da miope e i lunghi capelli biondi, è un'aspirante fotografa.

MISCHIA LEGALE - Attorno a loro tre e a quello che è successo nelle notti tra l'11 e il 18 agosto, si è scatenata la mischia legale tra la squadra di avvocati britannici e la Procura svedese, tra chi immagina solo teorie cospiratorie (e le illustra sul web: la trappola al miele per invischiare il donnaiolo Assange) e chi difende due donne che hanno denunciato uno stupro. Gli Stati Uniti per ora stanno a guardare e pensano alla loro richiesta di estradizione. I dubbi si concentrano sulla magistratura scandinava e su come ha gestito la vicenda. Perché l'inchiesta è stata aperta, lasciata cadere e poi riaperta? Perché le ragazze, che non si conoscevano, decidono di andare insieme, il 20 agosto, alla polizia? Perché insistere proprio adesso per l'estradizione, se prima Assange ha potuto lasciare la Svezia senza intoppi legali?

«AGGREDITE DUE VOLTE» - Claes Borgström è l'avvocato svedese di Anna e Sofia. Per sette anni ha ricoperto la carica di giudice di pace per le pari opportunità. Dice che le sue clienti sono state aggredite due volte: fisicamente da Assange e online con la campagna per screditarle. «E' facile spiegare la decisione di presentare insieme la denuncia: una di loro (Sofia Wilén, ndr) ha conosciuto Assange a un evento - ricostruisce Borgström al quotidiano britannico Guardian -. Dopo essere stata molestata, voleva contattarlo e chiedergli di eseguire un test per le malattie sessualmente trasmesse. Si è rivolta all'altra donna, che aveva organizzato il seminario. Quando si sono parlate, hanno capito di essere state vittime di un episodio molto simile e così sono andate alla polizia».

LA LEGGE SVEDESE - Le leggi svedesi contro lo stupro sono considerate molto severe e prevedono tre livelli di reato. Assange è accusato del meno grave e rischia fino a quattro anni di carcere. Per ora, l'estradizione è stata richiesta per poterlo interrogare. Il procuratore Marianne Ny dovrà decidere se ha abbastanza prove e andare a processo per abuso sessuale, stupro e coercizione. Le imputazioni si riferiscono alla notte del 14 agosto: una delle due donne lo accusa di averla costretta a un rapporto e di non aver indossato il preservativo contro la sua volontà. Al 18 agosto: la stessa ragazza denuncia «abusi deliberati». Al 17 agosto: l'altra donna racconta che Assange si è avvicinato mentre lei dormiva e l'ha obbligata a un rapporto senza profilattico. «Le probabilità che si arrivi in tribunale stanno al 50 per cento», commenta Borgström.

«RAPPORTI CONSENSUALI» - I legali di Assange ripetono che i rapporti sono stati consensuali. Un amico ricorda di averlo avvertito che «le donne lo avrebbero messo nei guai». «Sono la sua debolezza. Si comportano con lui come se fosse Mick Jagger e se attrai così tante ragazze devi pensare a come ti comporti». I teorici della cospirazione riportano nei loro blog che Anna Ardin (ospitava Julian a casa sua) ha dato una festa in suo onore dopo una di quelle notti, e su Twitter commentava l'esaltazione di frequentare la rockstar di Wikileaks: «Seduta fuori, al gelo, in compagnia della gente più cool al mondo. Fantastico». La frase è stata rimossa dal sito dopo l'inizio dello scontro giudiziario.

ANNA - Anna è la segretaria politica del gruppo cristiano nei socialdemocratici svedesi. E' stata lei a invitare Assange a Stoccolma per la conferenza ed è su di lei che si concentrano gli attacchi su Internet. La sua tesi per il master - università di Uppsala - è dedicata all'opposizione cubana, all'Avana ha incontrato i leader dei dissidenti e le Damas de blanco, le signore in bianco che riuniscono le mogli e i famigliari dei prigionieri politici. Granma, l'organo del partito comunista, l'accusa di lavorare per la Cia e l'insinuazione è stata rilanciata sul web. In questi giorni, se ne sarebbe andata in Cisgiordania con il movimento cristiano per aiutare i villaggi palestinesi circondati dalla barriera di sicurezza costruita dagli israeliani. Un tweet postato da lei mercoledì sembra esaltare gli attacchi hacker contro Mastercard, Visa e Paypal, bersagliati dopo aver chiuso i conti per le donazioni a Wikileaks. I complottisti non la bevono: sarebbe solo una strategia di copertura da agente segreto.

con corriere.it

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