domenica 12 dicembre 2010

Salute: L’invidia ci fa più disponibili

L'invidia, in certi casi, ci rende apparentemente più altruisti. Ma spesso è un atteggiamento di convenienza. Foto:
Essere oggetto d'invidia, o invidiare, ci fa cambiare atteggiamento nei confronti degli altri. In particolare se questo sentimento è negativo o positivo. Nell'ultimo caso può anche fare da spinta a migliorarsi

L'invidia è un brutto sentimento. Fa male a chi lo prova e a che ne è bersaglio. Ma, anche in questi casi, c'è un diverso lato della medaglia. La differenza la fa se questa invidia è positiva o negativa. Così, per comprendere le differenze e come queste influiscono sulle persone, i ricercatori olandesi dell'Università di Tilburg hanno condotto uno studio piuttosto articolato.

Su Psychological Science, la rivista dell'Association for Psychological Science, i ricercatori scrivono come già in un precedente studio si fossero individuati due tipi di invidia: quella benigna e quella maligna. La differenza, a conti fatti, sarebbe molto importante per l'impatto che ha sulla vita di chi la prova e di chi ne è oggetto.

Il professor Niels van de Ven e i colleghi Marcel Zeelenberg e Rik Pieters hanno per esempio scoperto che l'invidia benigna può spronare le persone che la provano a diventare come l'oggetto dell'invidia stessa, in questo modo hanno la possibilità di migliorare se stessi. In un altro ambito, le persone oggetto d'invidia, non proprio benigna, possono essere indotte a comportarsi in modo più [apparentemente] altruista. Per esempio, spiega Niels van de Ven, se abbiamo pescato un bel po' di grossi pesci, possiamo essere indotti a dividerli con l'altra persona che, invece, non ha pescato nulla. Questo accadrebbe, secondo gli antropologi, perché in qualche modo si cerca di placare il sentimento negativo nell'altra persona.

A motivo di ciò, i ricercatori, hanno voluto capire se il concetto antropologico poteva avere le stesse valenze in un ambito psicologico per mezzo di studi di laboratorio.
Per prima cosa hanno testato la reazione di alcuni volontari di fronte all'assegnazione di un premio che poteva essere meritato o meno. Alcuni partecipanti avrebbero ricevuto un premio in denaro (5 euro) in base alle risposte a un quiz. Ma non sempre avrebbero ricevuto il premio se meritato per mezzo delle risposte giuste, a volte lo avrebbero ricevuto anche se erano sbagliate. Il tutto sotto lo sguardo attento di altri volontari.

Risultato? Pressoché scontato. Quando i volontari notavano che l'assegnazione del premio era "immeritata" si poteva scatenare un'invidia maligna.
Se poi alcuni dei partecipanti erano invitati a spendere del tempo per fornire consigli agli altri, accadeva che se si sentivano oggetto d'invidia maligna vi dedicavano più tempo. Allo stesso modo, i soggetti che si sentivano mira di sentimenti negativi erano più propensi ad aiutare gli altri; per esempio raccogliere degli oggetti caduti di mano all'altra persona.
«Questo timore dell'invidia può incoraggiarci ad assumere un comportamento per migliorare le interazioni sociali del gruppo», conclude Niels van de Ven. Tuttavia suona come un comportamento non proprio dettato dall'altruismo, ma piuttosto dalla paura che, a ben vedere, è un altro sentimento distruttivo.
con la stampa.it

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