giovedì 23 dicembre 2010

«30 Rock», autoironia impensabile da noi Il programma può essere considerato uno spin-off «ideologico» del «Saturday Night Live»

Non ci si stanca mai di vedere «30 Rock», così intelligente da sembrare il più
bel saggio mai scritto sulla tv, così ironico da fornire, a ogni scena, la
percezione dell'inquietante perfidia che si prova a occuparsi di tv. Com'è
noto, la serie creata da Tina Fey e giunta intanto in America alla quinta
stagione, ruota attorno al cast e alla troupe dell'immaginario show comico «The
Girlie Show with Tracy Jordan» (in breve TGS), girato nello Studio 6H del
Rockefeller Center, a New York (SkyUno, lunedì, ore 23 e sabato, terza
stagione).

«30 Rock» può essere considerato uno spin-off «ideologico» del «Saturday Night
Live», dove la geniale Tina Fey ha imparato il mestiere e i segreti del comedy
show. Tutta la serie si regge sul rapporto fra Liz Lemon (Tina Fey) e Jack
Donaghy (Alec Baldwin), fra la personificazione dell'autorialità e quella del
marketing, fra la tv di culto e la tv generalista, incarnata dalla star
dozzinale Tracy Jordan (Tracy Morgan), tra l'esigenza di salvare e la faccia e
quella di fare ascolto. Succede così che una sera, in veste di special guest-
star, compaia Jennifer Aniston e non si faccia scrupolo di prendersi in giro,
interpretando una sessuomane scatenata a caccia di Jack. Il quale reagisce da
vecchio marpione agli avvertimenti di Liz: «Le donne emotivamente instabili
sono fantastiche a letto». Vedremo mai l'alba di un giorno in cui una nostra
attrice si prende in giro, non avendo paura di dichiararsi «emotivamente
instabile»? Ovviamente, il gioco più sottile della serie è quello delle
citazioni e dei riferimenti che affollano ciascun episodio. Metalinguaggio e
parodia lavorano fianco a fianco per creare una sit-com di straordinaria
complessità. E c'è anche il tempo per immortalare la prima grande figura di
telefilo, l'usciere Kenneth Parcell, che ha il compito di accompagnare il
pubblico nelle visite allo studio. Per lui, «la tv è l'unica vera forma d'arte
americana».

con corriere.it

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