lunedì 20 dicembre 2010

VATICANO Ior,il gip conferma il sequestro Respinta l'istanza sui 23 milioni

Per il giudice, l'accordo tra la banca vaticana e il Credito Artigiano "non è datato, è generico e non introduce novità rispetto alla problematica inerente le modalità di identificazione dei clienti Ior"

ROMA - Dopo il Tribunale del Riesame, anche il gip del tribunale di Roma, Maria Teresa Covatta, ha respinto l'istanza presentata dai legali dello Ior e confermato il sequestro di 23 milioni 1 di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa. I legali della Banca Vaticana avevano avanzato l'istanza di dissequestro alla luce del nuovo accordo tra Ior e Credito Artigiano. Accordo che per il gip non modifica il quadro: non è "neppure datato" si legge nelle motivazioni del dispositivo, "sì che non è noto quando sia stato effettivamente stipulato", un "accordo generico che comunque non sembra introdurre elementi di novità rispetto alla problematica inerente le modalità, indirette, incerte e comunque non riscontrabili di identificazione dei clienti Ior".

Il sequestro era stato disposto nell'ambito di un'inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto Stefano Rocco Fava, su presunte omissioni legate alle norme antiriciclaggio da parte della banca vaticana, che ha visto indagati il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani.

L'azione penale è partita sulla base di una segnalazione dell'Unità informazioni finanziarie (Uif) che, il 15 settembre scorso, aveva già disposto la sospensione per cinque giorni di
due operazioni disposte dallo Ior 2, perché ritenute sospette, sul conto aperto presso la sede romana del Credito Artigiano. Una movimentazione da 20 milioni destinati all'istituto di credito tedesco J.P. Morgan Frankfurt e altri tre milioni destinati alla Banca del Fucino. Sul conto sono depositati complessivamente 28 milioni di euro.

Motivando la decisione di non dissequestrare i 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa, il gip Covatta mette in evidenza come non siano "intervenute modifiche sostanziali rispetto al quadro indiziario preesistente in ragione della persistenza di quella che correttamente il pm definisce 'globale confusione' della disponibilità sui conti riferibili allo Ior". Una situazione "testimoniata dalla impossibilità di fatto di individuare da parte della banca depositaria - scrive il gip - i clienti Ior beneficiari di bonifici e assegni, la cui identificazione passa esclusivamente per il tramite dello stesso Ior, senza possibilità di controllo e riscontro da parte delle autorità italiane".

I difensori dello Ior sono da tempo in attesa che la Cassazione fissi il loro ricorso presentato all'indomani della decisione del Tribunale del Riesame. Anche secondo il collegio presieduto da Claudio Carini, la banca vaticana, ordinando con un fax al Credito Artigiano di trasferire 20 milioni di euro alla Jp Morgan di Francoforte e altri tre alla Banca del Fucino, non si era "uniformata ai criteri di trasparenza e 'tracciabilita delle operazioni compiute con banche italiane, imposti dalla normativa antiriciclaggio (il decreto legislativo 231 del 2007), anche con sanzioni penali, per impedire la circolazione di capitali illeciti". "Pur richiesto dall'interlocutore bancario - aveva scritto il tribunale -, l'istituto Vaticano non ha comunicato per chi (per sè o per eventuali terzi, di cui comunicare le generalità) intendesse eseguire le due operazioni, né natura e scopo delle stesse".

con corriere.it

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