lunedì 6 dicembre 2010

Crisi, proposta di Tremonti e Juncker "Agenzia europea per emettere bond" Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

La Spagna risoluta: non faremo
appello agli aiuti internazionali

L'Europa deve dare una risposta «forte e di sistema alla crisi», lanciando gli "E-bond", le obbligazioni sovrane europee, attraverso un'Agenzia europea del debito (Eda). È questa la proposta lanciata dalle colonne del Financial Times dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti e dal premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, che presiede l'eurogruppo, il consiglio dei ministri delle finanze europee, che si riunisce oggi a Bruxelles.

Tremonti e Juncker chiedono che l'Agenzia venga creata entro il mese di dicembre, in occasione del Consiglio europeo, con il mandato di «raggiungere gradualmente un ammontare di emissioni equivalente al 40% del Prodotto interno lordo dell'Unione europea e di ciascun Stato membro». Tuttavia, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, nominato dal Ft il ministro delle Finanze dell'anno e intervistato oggi dal quotidiano finanziario, ritiene che siano necessari «cambiamenti importanti» dei trattati europei prima di arrivare a emettere bond.

Secondo il ministro tedesco, inoltre, è essenziale che i governi si impegnino a mantenere i conti a posto, sotto pena di sanzioni: «Altrimenti, l'euro fallirebbe». Posizioni contrastanti che alimenteranno il dibattito, sottolinea il Ft, sulle misure necessarie per ripristinare la fiducia degli investitori nell'unione monetaria europea, giunta al suo 12 anno di vita.

Intanto la Spagna, sotto la pressione dei mercati che dubitano della sua solidità finanziaria e della sua capacità di ripresa, fa sapere che non farà appello agli aiuti internazionali come la Grecia o l'Irlanda. Lo ha affermato alla stampa il ministro dell'Economia di Madrid, Elena Salgado. Interpellata su un eventuale ricorso di Madrid al meccanismo internazionale di aiuti finanziari, cui sono stati costretti a fare appello Atene e Dublino, Salgado è apparsa risoluta. «No», ha dichiarato al quotidiano economico "Les Echos", perché «nessuno dei nostri fondamentali lo giustifica. La Grecia ha sofferto di uno squilibrio importante dei suoi conti pubblici dovuto non soltanto alla crisi». Quanto all'Irlanda, le sue «difficoltà dipendono dalle banche», ha aggiunto.

Salgado ha ad esempio ritenuto che il fondo di ristrutturazione delle banche spagnole sarebbe in gran parte sufficiente ad aiutarle, in caso di perdite pesanti. «La sua capacità è di 99 miliardi di euro, di cui soltanto 11 miliardi sono stati finora mobilitati. Tenuto conto del tasso d'interesse del 7 per cento, c'è poco rischio che questo dispositivo sia utilizzato senza necessità», ha sottolineato il ministro dell'Economia. A seguito della crisi irlandese, e nonostante le opinioni rassicuranti di Madrid, gli investitori dubitano della capacità della Spagna di risanare le sue finanze pubbliche e rilanciare la sua economia.

La Commissione europea ha d'altronde espresso dubbi la settimana scorsa sull'obiettivo del governo spagnolo di riduzione al 6 per cento del pil per il deficit pubblico nel 2011, contro il 9,3 per cento previsto quest'anno. Il capo del governo spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero ha dovuto annunciare un nuovo pacchetto di misure anticrisi, che mescolano austerità e rilancio.

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